PARTITI E SINDACATI IN CRISI D’IDENTITÀ

Mag 12, 2017 | Dalla Confeuro

Le recenti vicende a livello politico e sindacale dimostrano la crisi che stanno attraversando i tradizionali organismi di rappresentanza democratica: partiti e sindacati. Anche quella di Confindustria, sia pure in maniera meno evidente, perché è l’unica, o quasi, grande organizzazione di rappresentanza industriale.
Le ragiono sono molte e alcune chiarissime, tra queste: il dissolvimento delle ideologie, che costituivano un importantissimo fattore di coesione sociale, e la crisi della democrazia come sistema e come ideale a causa dello scadimento del principio di maggioranza eroso dall’estendersi del clientelismo. Mi fermo qui, perché è mutato totalmente il terreno su cui partiti e sindacati sono nati. Oggi si parla di “società liquida”, una formula di moda, che descrive lo stato del nostro vivere sociale nella modernità, dove il concetto di comunità è entrato in crisi, perché nessuno si stente più compagno di strada di chi gli sta vicino, in quanto non ha più riferimenti a valori sociali, etici e nazionali comuni.
E in agricoltura? Il mondo rurale è sempre un po’ in ritardo, forse è meglio così, ma cosa sta succedendo tra le organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo? Altre volte ho scritto che mi pareva paradossale il fatto che, mentre l’agricoltura continuava a vedere ridimensionato il suo peso, nascevano nuove organizzazioni professionali e almeno una aumentava continuamente la sua immagine e la sua forza di pressione. Si può dire allora che le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori, a differenza di quanto sta avvenendo nel resto della società italiana, stanno accrescendo la loro efficacia? Ho qualche dubbio, prima di tutto non bisogna confondere l’efficienza dell’organizzazione con la sua efficacia.
Ogni nuova forma organizzativa è come un essere vivente che deve giustificare la sua esistenza per trovare le risorse di cui nutrirsi, pertanto la forza dell’organizzazione è il risultato della capacità delle strutture a trovare le soluzioni per alimentarsi.
L’azione efficace argine all’individualismo.
Ciò che è importante per l’agricoltura e gli agricoltori non è, però, quello che sono le organizzazioni professionali, ma quello che fanno, vale a dire le loro azioni. Per i sindacati dei lavoratori e per le organizzazioni datoriali dell’industria e dei servizi è chiara la controparte. Per Confindustria e per le imprese del settore sono i sindacati dei lavoratori e per questi le imprese e Confindustria. È evidente che nelle fasi contrattuali e nei momenti di crisi delle imprese lo Stato diventa il punto di riferimento per le azioni di politica sociale e industriale di cui è responsabile dato lo scarso peso che ha il lavoro salariato in agricoltura, la vera controparte delle organizzazioni professionali agricole non sono i sindacati dei lavoratori, ma lo Stato o chi è responsabile delle politiche agrarie, quindi la UE, da cui dipende gran parte delle risorse su cui l’agricoltura può contare. Però l’agricoltura pesa poco nelle moderne economie industrializzate e da qui nasce il colpo di genio di Coldiretti, diventata una organizzazione che rappresenta agricoltori e consumatori.
Oggi sembra che Coldiretti sia l’unica vera organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e le sue battaglie uniscono agricoltori e consumatori, da cui deriva la sua vera forza, nei confronti dello Stato e anche delle controparti presenti nelle diverse filiere agroalimentari.
Delle altre organizzazioni quasi non ci sono segni di vita e per dimostrare di esistere si sono dovute riunire sotto una sola sigla, Agrinsieme, per contrapporsi a coldiretti, da cui nasce, di fatto, la loro capacità di agire nei corridoi del Ministero delle politiche agricole, delle Regioni e del Parlamento. Delle organizzazioni professionali efficaci possono essere un argine alle penetrazione della “società liquida” anche in agricoltura, ma tutte devono pensare di più agli interessi di chi rappresentano e meno alla loro sopravvivenza

di Corrado Giacomini (Università di Parma)

Fonte: L’Informatore agrario 17/2017