DOPO L’ANALOGICO …..SOS. “DIGITALE”

Dic 21, 2017 | Dalla Confeuro

L’Europa sono anni che spinge per la digitalizzazione, per la massima diffusione della “banda larga” e per ultima la “banda ultra larga”. Noi siamo messi male, al punto che il governo Renzi ha fatto ricorso ad Amazon e precisamente a Diego Piacentini che ha nominato Commissario dell’Agenzia per il Digitale al fine di far salire all’81% le famiglie “connesse con reti di prossima generazione” entro il 2020 (oggi al 43%). Anche in questo caso, come lo è stato per Riccardo Luna in qualità di Digital Champion, l’incarico sarà gratuito. Piacentini per i prossimi due anni lavorerà gratis per il Governo Italiano.
Francamente non siamo interessati ai soggetti, comunque se un Luna e un Piacentini, per merito loro (ci mancherebbe), possono permettersi di “donare” del tempo a queste nobili cause senza compromettere la possibilità di portare il pane a casa, la stessa cosa non si può dire per chi, invece, se non viene pagato, quel pezzo di pane non può nemmeno sognarselo.
Indipendentemente da ciò che mette in campo il governo, si ritiene sia il caso di ribadire che: il Digitale è una questione di cultura ancor prima che di Fibra.
Prima di addentrarci nel labirinto dei buoni propositi chiariamo brevemente cos’è questa “banda ultralarga”. Per BUL si intende un’infrastruttura di rete che permette la trasmissione dei dati in fibra ottica ad alta velocità. Più precisamente, si parla di banda ultralarga quando la velocità di trasmissione supera i 30 Mbps, (unità di misura che indica la capacità – quindi massima velocità – di trasmissione dei dati su una rete informatica), mentre per velocità inferiori (fino a un minimo di 144 kbs) si parla di banda larga.
Nel Belpaese la banda ultra larga raggiunge soltanto l’10% delle case italiane (la media europea è il doppio), mentre la banda larga è disponibile per il 26,4% degli italiani. La città con il maggior numero di abitazioni cablate è Milano. Entro il 2017 il numero di case raggiunte dalla banda ultralarga in tutta Italia dovrebbe arrivare a un milione e mezzo, cifra che entro il 2020 dovrebbe salire a 10 milioni. L’obiettivo è riuscire ad avere, entro il 2020, metà degli italiani abbonati, con una linea a banda ultralarga.
Come al solito, di fronte al nuovo, in Italia domina la “confusione” mamma degli impicci e dei ritardi, per cui pur avendo assunto impegni in sede UE a Bruxelles, avanziamo a passo di lumaca, nonostante la solerzia del nostro ex Premier, che si è precipitato in California per ingaggiare il “migliore”, proteggendolo con un ombrello legislativo da ogni forma di conflitto.
Quindi abemus Commissario che sta dirigendo “l’Agenda digitale”. Sulla carta l’incarico risulta gratuito, ma il commissario potrà coordinare diversi soggetti pubblici, del tipo la Sogei società controllata dal Tesoro. Non solo, le prerogative del commissario sono molteplici, una sorta di “carta in bianco”.
Stampa e media, non perdono occasione di somministrare ai cittadini “brodo digitale”, come fosse un preparato magico.
Se si considera il valore che il digitale porta alla vita reale in termini di aumento nei consumi e di investimenti da parte dei player digitali, arriviamo ad un valore complessivo pari a 80 miliardi di euro e ad un’occupazione per 600 mila persone, con professionalità anche non digitali ma che con il loro lavoro contribuiscono allo sviluppo del sistema, pur non sapendo cosa stanno facendo e per cosa stanno profondendo i loro sforzi.
“Anche gli investimenti in pubblicità digitale tornano a crescere a doppia cifra e registrano un aumento del 12%, raggiungendo i 2,65 miliardi di euro. L’economia digitale in Italia è in grado di generare un indotto di 25 euro per ogni euro investito”.
Per dirla tutta siamo difronte al miracolo dei tempi che verranno.
Intanto, solo il 19% degli italiani, nel 2016, ha interagito in digitale con la PA, contro una media europea di oltre il 50%. È vero che la colpa è anche degli italiani poco inclini alle nuove tecnologie. Ma non solo i cittadini, ben più̀ gravi sono i ritardi della Pubblica Amministrazione.
In questi giorni si è tenuto un “hackaton”, che si configura come una grande convention di programmatori, sviluppatori, esperti e operatori della programmazione e del web che, per un breve tempo (in genere due giorni, difficilmente più di una settimana) si riuniscono in cerca della soluzione a un problema informatico relativo al software o all’hardware e cercano (o più spesso creano) soluzioni.
Lo svolgimento tipico di un hackathon, in genere organizzato da una casa di software o da un grande gruppo di sviluppo informatico, ma ora anche da aziende attive in altri settori che vogliono fare open innovation attraverso questo strumento, prevede la scelta di un tema o di un progetto, la suddivisione dei partecipanti in squadre e in tavoli, e, alla fine la scelta del progetto migliore a giudizio di un panel di esperti.
Il digitale ci riguarda tutti. Le competenze digitali sono oggi un alfabeto senza il quale diventa sempre più difficile trovare o mantenere un lavoro. Ciò non significa che dobbiamo trasformarci tutti in valenti sviluppatori informatici, né analisti capaci di gestire dati e strategie di comunicazione online. Vuol dire che ciascuno di noi dovrebbe muoversi con disinvoltura tra le competenze digitali di base.
Qualcuno si espone e ci consiglia di prendere il toro per le corna: “iscrivetevi a un corso di coding. Non è semplice come farlo da bambini ma, per hackerare la resistenza al cambiamento, è uno dei migliori modi possibili”.
Per noi anziani plebei, ma dire che grossa parte dei meno giovani e gli stessi giovani, non sappiamo né conosciamo un certo Coding. Se aggiungiamo che la “banda ultralarga” costa decine di miliardi
ed è invisibile, astratta e, il suo compito è solo quello di aumentare la velocità delle trasmissioni, scusate se è poco, oggi come oggi alla maggioranza degli italiani, non interessa fare un Coding (aiuta i più piccoli a pensare meglio e in modo creativo, consente di imparare le basi della programmazione informatica).
Sarebbe opportuno che prima di incrementare la velocità delle promesse, i nostri cervelli che sono al comando, evitassero che la nave affondi, perché gli SOS anche se più veloci restano sempre e solo una richiesta di aiuto. Sarebbe il caso di evitare che il Belpaese, fosse costretto a lanciare l’ultimo SOS.
Forse dal basso della nostra ignoranza, con un corso di Coding, chi si atteggia ma affossa lo Stivale, capirebbe in quale direzione deve puntare la “NAVITALIA”.
Scusate, ma si fa sempre più presente il sospetto che, i nostri amici Cibernetici non vadano per il sottile. Ci assale sempre più il dubbio che i marziani al comando, spingano per gli appalti e sognino di incassare. I MLD di milioni di abbonamenti, con il paravento della “banda” che non è detto debba intonare sempre la stessa musica. Importante è fare rumori.