L’expo si avvicina, ma l’agricoltura sarà solo in piccola parte a Milano. Ad esserci invece, e in massa, saranno le agroindustrie e quelle parti di filiera molto più connesse alle fasi della commercializzazione e della distribuzione che alla produzione. Questo per alcuni non è un problema, per noi, che da sempre difendiamo e valorizziamo il lavoro dei piccoli produttori agricoli, invece lo è.
Queste riflessioni sono fatte tenendo ai margini tutti gli aspetti legati alle vicende giudiziarie relative ad expo e discusse in questi mesi. A noi in questo momento interessano soprattutto i contenuti. E il primario non ha bisogno di un’altra vetrina, ma di qualcosa di concreto da mettere al suo interno che sia materia di sviluppo per i prossimi anni.
I dati sul mondo agricolo sono quelli che sono e non bastano i risultati dell’export del made in Italya cambiare un bilancio generale ancora negativo. A parlare sono i numeri dei pochi giovani impiegati nel comparto, lo scarso accesso al credito, la burocrazia, i mancati investimenti tecnologici e tanto altro ancora. Eppure ora sembra che tutto vada per il verso giusto, eppure sembra che ora sia tutto come lo vorremmo perché tanto abbiamo Expo. Non funziona così. Noi crediamo che l’esposizione universale dia un’occasione da cogliere e valorizzare; ed è per questo che ci interroghiamo sul come sia possibile pensare di farlo senza l’aiuto degli agricoltori che, nessuno ce ne voglia, di agricoltura ne sanno decisamente più di tutti.
Ci dispiace dirlo e ci auguriamo di sbagliarci, ma Expo sembra ancora una volta la conferma di quanto poco spazio ci sia nel nostro paese per coloro che si occupano di curare e difendere la terra; nonché per coloro che, scusate se è poco, si occupano di sfamare il mondo.