Il famigerato Expo sta per finire e le domande del mondo agricolo sono tutt’altro che soddisfatte, anzi, si sono triplicate. In tutti questi mesi infatti nessuno è riuscito a rispondere (ma nemmeno a dialogare) in merito alle sorti del primario. E soprattutto dei piccoli operatori agricoli.
La vetrina di Expo è stata essenziale per molte multinazionali, che partecipandovi sono riuscite a ripulire il proprio nome, per molte aziende dell’export, che hanno aumentato la propria visibilità, e per le tante imprese che hanno partecipato alla realizzazione dell’evento (ricordiamo le riscontraTe infiltrazioni mafiose negli appalti).
Ma di tutto questo cosa è rimasto per i produttori del comparto agroalimentare che ancora oggi fanno fatica a ottenere un reddito adeguato e che ogni giorno si scontrano con: i problemi derivanti dall’eccessiva burocrazia, le intemperie, la vulnerabilità dei prezzi e la necessità di garantire una buona qualità delle produzioni? Nulla. Purtroppo per loro nell’esposizione universale non è stata riservata nemmeno una briciola. In Italia sappiamo tutti cosa accadrà con le tante strutture create per celebrare l’Expo, verranno probabilmente abbandonate. Ma non è solo questo. Ad aumentare i rimpianti c’è anche la sensazione di aver sprecato un’enorme occasione per discutere di un qualcosa che riguarda tutti e che ogni giorno permette al mondo di aspettare il domani.
E allora non ce ne vogliate se non riusciamo a indossare la tanto di moda maschera della retorica né tantomeno a festeggiare i milioni di visitatori di Expo; perché in verità a noi importa davvero poco di quanti biglietti sono stati acquistati o di quante bevande o panini sono stati consumati. Quel che ci interessa è capire come ammodernare la filiera; come cacciare le mafie e i mafiosi e come fare in modo che i valori dell’agricoltura siano considerati alla base di un mondo civile. Per tutto questo, con delle istituzioni occupate a imbellire dei padiglioni belli tanto quanto vuoti di contenuti, fino ad ora non c’è stato tempo. Ci auguriamo che dal 1° Novembre sia tutto diverso.