FINE ANNO: CONSIDERAZIONI E PROSPETTIVE

Dic 28, 2018 | Dalla Confeuro

Quando un anno volge al termine si è soliti stilare una sorta di “bilancio” di quello che è stato e nel contempo volgere uno sguardo verso il futuro.
Innanzitutto ci domandiamo quali siano state le questioni che hanno tenuto banco durante questi ultimi 12 mesi e non possiamo che partire dalla situazione dell’agricoltura italiana che sembra essere diventata sempre più una colonna portante dell’economia del Paese…almeno apparentemente. Se da un lato non si fa che parlare e dibattere sull’alimentazione e su quanto sia preponderante il nostro agroalimentare, nei fatti l’impatto dell’agricoltura reale si va via via riducendo e se anche tante iniziative sono state prese per avvicinare le nuove generazione alla terra quest’ultime rischiano di diventare piccole gocce che non diventano mai oceano, non facendosi mai sistema, rischiando sempre di impattare e distruggersi contro il muro della burocrazia.
Qualcuno obietterà. Ma l’innovazione tecnologica? Ora sono in atto tre tendenze molto interessanti: blockchain; droni; satelliti: queste innovazioni servono realmente all’agricoltore? Le usa e gli portano vantaggi? Sarebbe, invece, molto opportuno coinvolgere gli agricoltori nella messa a punto dei servizi invece di cercare di coinvolgerli nell’adozione di sistemi pensati a tavolino.
Continuando il nostro discorso sull’anno che sta per lasciarci, la “questione agricoltura” va a braccetto con le problematiche ambientali e climatiche. Il 2018 ci ha portato anche fenomeni atmosferici anomali, pensiamo all’estate caldissima del Nord Europa o, all’opposto, all’improvvise “glaciazioni” che stanno avvenendo ora nel Nord degli Stati Uniti o per restare in Italia, alle trombe d’aria che si susseguono sulle nostre coste o al recentissimo Tsunami che ha colpito il Sud Est asiatico e l’elenco sarebbe infinito. Per porre un freno a questa situazione che è e si presenta catastrofica ultimamente si sono levate le voci, non dei potenti, come ci si potrebbe aspettare, ma di giovani e giovanissimi dei quali l’ideale portavoce è stata Greta, la quindicenne svedese venuta alla ribalta con la sua singolare forma di protesta contro il riscaldamento globale e per la salvaguardia del clima, tutti i venerdì stazionava davanti al Parlamento di Stoccolma, saltando perfino la scuola.
Questo è stato anche l’anno in cui si è parlato spessissimo di immigrazione e delle poche soluzioni che potrebbero portare almeno ad una parziale risoluzione del problema.
Da sempre uomini e donne, bambini ed anziani, sono migrati in altri paesi per i più disparati motivi: fame, guerre, alla ricerca di un lavoro ed ora si sono aggiunti coloro che scappano da territori che stanno diventando inabitabili “grazie” agli stravolgimenti climatici di cui parlavamo prima. Pensiamo alla crisi in Venezuela che hanno portato centinaia di migliaia di persone a riversarsi verso il Brasile, a coloro che si sono spostati dall’Honduras a piedi verso il confine tra Messico e Stati Uniti per chiedere “ospitalità” alla nazione governata da Trump. E tacciamo dei continui sbarchi che avvengono sulle nostre coste e di cui non sempre abbiamo notizie. Per ovviare a questa drammatica situazione sono state spese tantissime parole e tante sono state le proposte, più o meno discutibili, ma ancora non si trovato il bandolo della matassa e forse non si troverà mai.
Concludiamo col parlare della argomento lavoro, tasto dolente e nodo cruciale soprattutto in Italia. Se costituzionalmente la nostra Repubblica è fondata proprio su questo diritto fondamentale, nella realtà con il passare del tempo e con il succedersi dei governi, ognuno con la propria soluzione, l’argomento lavoro diventa, con il passare del tempo, un nodo gordiano inestricabile, infoltito com’è di leggi e leggine che non fanno altro che complicare e rendere difficoltoso a giovani e meno giovani la ricerca e l’ottenimento di questo miraggio.
Tutto male dunque? Non proprio. Fortunatamente ci sono le nuove e nuovissime generazioni le quali stanno facendo da educatori per quegli adulti che hanno perso le speranze e vivono di rassegnazioni ad uno status quo che può e deve essere cambiato.