GLI AGRICOLTORI POSSONO RIFIUTARSI DI PAGARE I CONTRIBUTI AL CONSORZIO DI BONIFICA

Mag 15, 2018 | Dalla Confeuro

Gli agricoltori sono autorizzati a non pagare il contributo obbligatorio al Consorzio di bonifica Aterno-Sagittario, se quest’ultimo – con le sue inefficienze – continua a svantaggiare le colture, penalizzando i guadagni dalle terre da parte degli agricoltori stessi.
É questa, in estrema sintesi, la sentenza emessa lo scorso 7 febbraio dalla Commissione tributaria provinciale dell’Aquila, che ha accolto un ricorso presentato da alcuni agricoltori del Medio Aterno aquilano contro un ente costantemente discusso ma ancora oggi solido e in piedi: il Consorzio di bonifica Sagittario-Aterno. Gli agricoltori ricorrenti erano difesi dagli avvocati aquilani Angelica Carnevale e Francesco Minazzi.
Nato nel 1996 sulla scia della riorganizzazione dei consorzi in Abruzzo, l’Aterno-Sagittario unisce i soppressi consorzio dell’Alto e Medio Aterno, del Consorzio del Tirino, Piana di Navelli, Campo Imperatore, del consorzio Canale Corfinio (Valle Peligna) e del consorzio della Valle Subequana. Oggi comprende le tre macrozone della Valle dell’Aterno (L’Aquila e tutti i comuni della valle), della Valle Peligna e del comprensorio Capestrano-Ofena. La superficie consortile è di 155 mila ettari, più di un quinto di tutta la provincia dell’Aquila. Sono iscritti al Consorzio circa 20 mila soggetti, tra proprietari delle terre e agricoltori che sfruttano le stesse pagando canoni di affitto.
I consorzi di bonifica sono enti che curano l’esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controllano l’attività dei privati sul territorio di competenza. Le opere riguardano la sicurezza idraulica (impianti idrovori, canali di bonifica), la gestione delle acque destinate all’irrigazione dei campi (impianti e reti irrigue), la partecipazione ad opere urbanistiche, ma anche la tutela del patrimonio ambientale e, non ultimo, agricolo.
Tutto ciò, almeno per quanto riguarda l’ente Aterno-Sagittario, viene realizzato solo in parte, perché da tempo molti consorziati si lamentano della disparità di trattamento tra i territori dell’Aterno aquilano e quelli della Valle Peligna, del mancato aggiornamento delle opere di auto-irrigazione, delle forti criticità riguardanti le cosiddette “formelle”, ossia le condutture dove dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – passare l’acqua per l’irrigazione dei campi.
A tutto questo si va aggiungendo anche l’arcinoto divieto di captazione, a causa del rischio salmonella, decretato già dal 2014 da diversi comuni dell’aquilano e fino a Raiano, dove il Sindaco ha vietato solo a inizio aprile l’utilizzo dell’acqua dell’Aterno in seguito alle preoccupanti verifiche dell’Istituto zooprofilattico. Come se non bastasse, poi, è divampata nelle settimane scorse anche la polemica sull’aumento di stipendio del neo direttore del Consorzio Giuseppe Sciullo, che arriva a toccare la ragguardevole cifra di 124 mila euro annui.
Insomma, un’inadempienza dopo l’altra per un ente pubblico – indipendente ma vigilato dalla Regione Abruzzo – che sembra più un carrozzone fuori dal tempo, incapace di rispondere alle esigenze di vecchi e nuovi lavoratori della terra, così costretti alle colture a secco (grano e orzo), meno redditizie di altre coltivazioni che implicano l’utilizzo dell’acqua (dal mais ai girasoli, fino all’erba medica).
Gli agricoltori del Medio Aterno non sono gli unici a lamentare condizioni di lavoro proibitive: è di qualche settimana fa, infatti, la nota del presidio aquilano di Slow Food, che assieme ai produttori di fagioli di Paganica e al comitato irriguo “Valle del Vera” ha posto l’attenzione sui terreni della zona di Paganica, Bazzano, Onna e San Gregorio, le frazioni a est del capoluogo abruzzese. Inoltre, neanche un intervento (neanche di manutenzione ordinaria) e l’inquinamento da salmonella del fiume Vera sono i due fattori ad aver causato, un anno fa, la fuoriuscita polemica degli Usi Civici locali dal Consorzio di bonifica.
Pezzi che continua a perdere per strada il Consorzio Aterno-Sagittario, a cui si somma il milione di euro di debiti, e ai quali si aggiunge oggi anche la sentenza della Commissione tributaria dell’Aquila, che autorizza gli agricoltori a non pagare un contributo ritenuto ingiusto, se si considerano le gravi inefficienze dell’ente pubblico abruzzese.

Fonte: Primadanoi