GLI STATISTI SORRIDENTI

Set 24, 2016 | NEWS

Di Rocco Tiso.

Quando pensiamo che durerà il sorriso? I più realisti dicono: “il tempo dopo le barzellette non è uguale per tutti, dipende da quanto riesce a stimolare il “comico”, e comunque abbastanza poco”. I più creduloni invece stanno ancora ridendo.

A dirla come si dovrebbe: L’agricoltura per sopravvivere ha bisogno di un radicale cambiamento che non dev’essere un esercizio ad escludendo teso a favorire, incensare e benedire solo chi alza la mano al comando e schiera le truppe dal lato del più forte.

Cambiare si può solo se si cambiano le gambe che trasportano le “idee” e va da sé che anche i pensatori malpensanti non solo devono essere già fuori dai giochi del potere, ma ben lontani dai luoghi in cui si fanno le scelte.

L’agricoltura è quasi spacciata, di uomini veri ne sono rimaste qualche decina di migliaia e se si vuole rilanciare realmente l’agroalimentare bisogna partire da chi produce le derrate alimentari è quindi “cibo” che può essere conservato, trasformato, ma anche consumato fresco.

Non servono maghi o alchimisti per produrre alimenti sani, ricchi di sostanze nutritive e prelibatezze di ogni varietà. Insomma non occorre la laurea per lavorare la terra, ma piuttosto un po di esperienza fatta sul campo e tanto amore per la natura.

Il mondo agricolo nostrano non è rappresentato, né la rappresentanza ha un senso.
L’unica ragione di esistere delle organizzazioni a vocazione generale è quella di reggere apparati di presidenti e nullafacenti che affollano le direzioni nazionali che si muovono solo per reggere il “moccolo” al governo.

Di agricoltura e di agricoltori sono in pochi ad occuparsene, ma non per affrontare le difficoltà del sistema, ma solo per sbrigare le faccende statutarie. Di grazia, qual’è il senso di appartenenza a questa o a quella organizzazione? Visto che non c’è differenza tra chi gestisce e chi dovrebbe controllare tutto questo non ha senso.

Non esiste “manifestazione” o ritrovo se non è presente il “ministro” accompagnato dal “presidente del Consiglio”, insieme protestano contro l’Europa, gli accordi internazionali e, di recente anche contro le regioni. Ecco come si giustifica la raccolta di 100milioni firme di agricoltori pro “SI” al programma del partito del “premier”.

Per farla breve non ci sono differenze tra chi protesta e chi governa, la differenza sta solo nel colore dei cappellini.

> Noi sul treno dei “miracoli” non ci siamo e non ci vogliamo salire, non per i “fuochisti” né per il capotreno, ma semplicemente perché non ci riconosciamo e non legittimiamo i passeggeri.