GOCCE CHE LASCIANO L’IMPRONTA

Apr 3, 2018 | Dalla Confeuro

La pioggia di primavera, quando scende a gocce, nelle campagne è sinonimo di ricchezza, annuncia un buon raccolto e chi lavora la terra si sente protetto dal cielo e soddisfatto per l’abbondanza. Il pianeta ha il 70% di acqua, più o meno quella del nostro organismo, disseta chi la beve, ed è presente in modo invisibile, in tutto ciò che riguarda la nostra esistenza.
Quasi tutto è fatto con acqua o di acqua. Ciò che mangiamo, indossiamo, anche non tutto è percettibile, questo è chiamato “consumo invisibile” e la quantità di acqua utilizzata per produrre beni o servizi è chiamata “impronta idrica”.
L’acqua insomma e l’elemento indispensabile per la vita. In agricoltura è tutto! Forse non proprio. C’è ben altro!
Un giovane agricoltore, “Adesso basta. Ero nel campo a controllare il danno delle gelate di Burian, molti fiori sembrano salvi ma lo stimma, il tubicino che fa trasferire il polline nell’ovario è lesionato dal gelo con perdite di prodotto anche dove non appare a occhio nudo. Vibra il cellulare arriva un messaggio. E’ il Consorzio di difesa che mi avvisa l’inizio da oggi della possibilità di assicurare le produzioni e di fare presto perché la copertura per danni da gelo presenta 10-12 giorni di scoperto.
Mi sono venute subito alla mente le parole di un amico che mi aveva appena detto che la compagnia di assicurazione si è rifiutata di assicurarlo in quanto non era rimasto più nulla di buono sulle piante. Ridateci Totò o Stanlio e Ollio! Almeno lì sapevamo tutti che era uno scherzo.
Già nel 2017 la politica tutta ci ha lasciati soli. Soli. A giugno hanno votato la deroga allo stato di calamità naturale escludendo le grandinate!! Le coperture assicurative sono da leggere come un regalo a banche e compagnie”
Gli fa eco un agricoltore che ha l’azienda in montagna, “Ecco come si spreca il danaro agricolo!! E la campagna muore. É un furto. Tutta l’agricoltura di collina è in difficoltà, miseri pagamenti, tempi non certi e patenti, patentini, corsi formativi e soldi col cannocchiale già, quelli sono le regalie della regione alle agricole dei professionisti
Io non faccio corsi, ne assicuro niente, non ci sono soldi, innaffio quando piove, sarò a babbo morto, e pago in natura. Vivo meglio perché ho al fianco una famiglia. Il problema è proprio questo non si vive, in campagna si sopravvive. Di fame non si muore, basta una goccia d’acqua, ma strangolati dai debiti e dalle banche non solo si finisce, ma molti amici hanno preferito farla finita prima.
Un trattorista: In questo strano paese c’è ancora gente che vuole fare l’elemosina, un tanto al mese, in cambio del consenso. Noi della terra ricordiamo ancora, ma il promittente era un moccioso, che dal 1992 esiste il reddito minimo garantito. In Francia, Germania, Belgio, Austria, Regno Unito, Irlanda, i disoccupati ricevono circa 1.300 euro al mese oltre alle politiche attive e di formazione per aiutarli a trovarne un nuovo lavoro. Sono tutti Paesi che hanno un debito pubblico più basso del nostro. Sono tutti Paesi in cui non ci sono lavoratori di serie A e lavoratori senza alcuna tutela. Sono tutti Paesi che circa trent’anni fa, hanno rispettato la direttiva europea che imponeva una misura universale di sostegno al reddito agli Stati membri. Solo Italia, Grecia e Portogallo l’hanno snobbata.
Meglio di noi, anzi meglio dei nostri politicanti, Macron in Francia ha preso la questione agricola con grande serietà. La prima legge che sta preparando riguarda il costo di produzione che deve concorrere alla formazione del prezzo finale. Tutto normale negli altri comparti, tranne che in quello agricolo. Sempre il neo Presidente ha allo studio un provvedimento che riguarda il divieto delle promozioni e delle offerte sul cibo perché le pagano sempre i produttori. Il terzo è di qualche giorno fa e riguarda il divieto di vendita dei terreni a società extra UE con particolare riferimento ai cinesi di Hong Yang che in Francia ne hanno già acquistato 2.500 ettari. Se ci acquistano le aziende agricole, con l’aria che tira operazione non impossibile, che garanzie avremo che il cibo prodotto rimanga in loco?
Entra nel discorso un anziano agricoltore e sbotta: C’era una volta un Paese dove si viveva in democrazia, anche se gli esperti erano in polemica, i cittadini partecipavano e contribuivano a tenere alta la convinzione che tutto sarebbe migliorato. Intanto un secco tuono è il preludio alla grandine, corrono al riparo. “Gocce che lasciano l’impronta, esclama una ragazza start – up, altro che palliativi, e benedizioni, queste sono impronte che seminano miseria, come misera è la fame.
Solo a pensare che, uno studio recente riporta e mette a confronto i dati degli ultimi 10 anni sulla partecipazione. Sono meno del 10% gli Italiani che parlano di politica mentre solo il 17% ascoltano i dibattiti politici, una fetta molto piccola della popolazione partecipa a comizi o a cortei, meno dell’1% svolge attività di volontariato per i partiti. Il risultato è le comiche che sopportiamo, quasi mi pento di essere giovane, forse in un altra epoca, i capi erano più responsabili? Il problema, ribatte l’anziano, non è la responsabilità, ma la conoscenza.
I capi di un tempo non sapevano, quelli di oggi mentono. Il fenomeno grandine persiste, oltre ai prodotti i chicchi, grandi quanto un uovo, stanno cancellando anche la Democrazia.