I COLORI. DELL’AGRICOLTURA (Iniziativa Comune)

Ott 12, 2018 | Dalla Confeuro

Si narra, nei luoghi ovattati, dove nulla trapela se a parlare non sono i protagonisti che prima del culto post-moderno, il mondo agricolo dello Stivale era colorato. Anche se nel logo, non c’erano riferimenti espliciti ai partiti, ogni sigla veniva accostata ad una forza politica presente in parlamento. A quel tempo non c’era l’autoscatto, i selfie, nemmeno a sognarli, ma in sostituzione c’erano i grandi latifondisti, gli Agricoltori e i Contadini.
Dai dati dei ISTAT il numero delle aziende agricole censite è passato da oltre 4,2 milioni nel 1961 a circa 2,4 milioni nel 2000 , per poi ridursi a poco più di 1,6 milioni nel 2010. La prima grande riduzione del numero delle aziende (-16%) è stata registrata tra i censimenti del 1961 e del 1970, quando ancora l’esodo agricolo era in pieno svolgimento, successivamente questa riduzione si attenua e poi quasi si arresta negli anni ’80. Negli anni novanta il numero delle aziende agricole si è fortemente ridimensionato (-21%) per poi crollare nel nuovo millennio (-32%). Si tratta di una riduzione che non ha precedenti in tutti i decenni passati e che ha visto il dimezzarsi delle micro aziende, in concomitanza con un vero e proprio processo di formazione di medie e grandi imprese.
Sul tappeto comunque restano ancora diversi nodi strutturali che riguardano in particolare i grandi temi ambientali, strettamente legati alla gestione del territorio, l’uso delle risorse (suolo e acqua in particolare) e la salvaguardia del paesaggio.
In quegli anni, si legge da più parti che le maggiori organizzazioni agricole si sono avvalse dell’investitura del partito di governo per radicarsi nelle campagne e guadagnare ampi consensi nel vasto mondo agricolo-rurale a favore della Democrazia Cristiana (in cambio di autonomia nella gestione delle politiche e benefici e privilegi per la categoria).
I sindacati dei lavoratori ideologicamente divisi e affiliati ai maggiori partiti politici – Dc e Pci – hanno seguito lo stesso destino, quello di un controllo condizionato da parte dei partiti di riferimento e di un tardivo riconoscimento negoziale.
Oggi non si fa differenza tra associazioni di categoria, Confederazioni del lavoro autonomo e di lavoratori subordinati, siamo tutti “Stakeholder”.
Storicamente, in Italia, la rappresentanza agricola nasce divisa, ma ciò non ha impedito alle maggiori associazioni di categoria – Coldiretti, Confagricoltura e CIA – di esercitare un ruolo significativo nel processo politico-decisionale, ben oltre i confini settoriali. Nell’immediato dopoguerra Coldiretti (1944) e Confagricoltura (1949) costituirono le due organizzazioni di categoria dominanti, raccogliendo la rappresentanza dei grandi proprietari e dei piccoli coltivatori diretti; Federterra (1901) era invece l’organizzazione che rappresentava braccianti e salariati agricoli che, inseguito, nel 1955 diede vita ad Alleanza nazionale contadini.
Queste tre sigle, oltre a dare voce a interessi molto diversi fra loro, sono state a lungo espressione anche di differenti ideali e legami partitici, pertanto sul territorio hanno attecchito in rapporto alla presenza dei partiti.
Coldiretti, nata nel 1944, fin da subito assunse i contorni dell’organizzazione d’interessi collaterale
alla DC, il suo braccio operativo nelle campagne, legata a doppio filo con il partito di governo. Confagricoltura – nata nel 1949 sulle spoglie della Confederazione fascista degli agricoltori – accettò un ruolo di secondo piano rispetto a Coldiretti, riuscendo comunque ad influenzare il processo decisionale a difesa degli interessi della grande proprietà. Federterra – organizzazione che rappresentava i lavoratori agricoli salariati – per iniziativa del PCI per contrastare l’ascesa di Coldiretti fu fatta confluire nel 1955 in Alleanza nazionale contadini – a rappresentare piccola proprietà e azienda familiare – diventata poi Confcoltivatori nel 1977, rinominata CIA nel 1992.
Dal punto di vista della gestione della policy, si scelse di affidare a Federconsorzi lo svolgimento per conto dello stato di un complesso di funzioni pubbliche consentendo a questa struttura privata e alle organizzazioni ad essa strettamente legate (Confagricoltura e Coldiretti, di esercitare un capillare controllo sulle campagne e di condizionare l’intervento pubblico in agricoltura per alcuni decenni.
Le risorse delle organizzazioni agricole sono costituite dal numero di associati iscritti di ogni categoria in cui agiscono, ma quelle rilevanti nell’ambito delle attività complessive sono gli organismi che offrono servizi come – CAA ai CAF – società di consulenza per l’agriturismo o lo sviluppo rurale, assistenza tecnica. Negli anni 70 cespugli, legati ai partiti e partitini di governo.
Nella storia dell’agricoltura ci sono centinaia di rivoluzioni non solo in Italia ma in tutto il resto del pianeta, fatte da contadini con scopi nobili in difesa del pezzo di terra, con a base libertà, legalità, equità, diritti e dignità. Con il III millennio la democrazia si è evoluta al punto che le rivoluzioni sono “preistoria”. Oggi viene imposta una sorta di rivoluzione moderna “obbligata”, del tipo “sali sul carro c’è posto per te”. Pur rispettando il credo, siamo desiderosi di capire e ricercare una spiegazione su tutto. Infatti la ragione non interpreta il PDF , né affonda o sprofonda tra le righe di chi l’ha trasmesso, per la sua stessa natura non può neanche pensare di accettare un dogma!
Eppure il copione è già visto ma si ripete: cerca il contatto con la folla; selfie, strette di mano, abbracci, acclamazioni. Tra lo sventolio di bandiere gialloverdesi intravede il vice premier e ministro degli interni. Per l’uomo di ferro una sorpresa d’autunno.
Con lui al Circo Massimo, il Ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio. Circondato dai microfoni, regala una battuta : “Mi chiedete di Bruxelles? Ma lo vedete come reagisce questa gente? A me interessano queste persone che si alzano presto e mungono le vacche, cosa mi frega di Junker?”
Basta questa fermezza, per conquistare la più grande associazione agricola del Paese, che tempo addietro sembrava fosse a braccetto con il “rottamatore”, uscito dall’agone politico mal concio e rottamato.
Ai tempi di Bonomi e Lobianco si stimava che valesse 4 o 5 milioni di voti per la Democrazia Cristiana, ed eleggeva 50 – 60 deputati e senatori. Il tempo è passato, forse la forza elettorale non è più compatta ma la “Creatura” di Bonomi resta un’organizzazione di grandi dimensioni portatrice di consensi ai quali la politica non è insensibile. Del resto anche l’organizzazione risponde positivo agli impulsi, perché la “Confederazione dei Coltivatori Diretti non è né di centrosinistra né di centrodestra: sta col governo. Sempre”. Il numero uno, non ne fa mistero. Anzi rivendica: “Il nostro compito è indirizzare i governi per difendere i nostri diritti, qualsiasi sia il colore politico”. Qualsiasi: “Noi abbiamo sempre lo stesso atteggiamento con tutti”.
Non è tutto, nel Villaggio contadino della Capitale – si possono ammirare anche il maiale nero casertano “calvo”, detto anche di razza “pelatella” perché senza peli, riscoperto in tempi recenti con allevamenti allo stato semibrado. Oppure il maiale di Cinta Senese dalla caratteristica cintura bianca e amico degli artisti. Un altro maiale antico è quello nero dei Monti Lepini tipico del Lazio, più snello rispetto alle altre razze e con oltre mezzo millennio di storia. E non si possono dimenticare le galline come la Padovana, fra le più eleganti e chic con il suo enorme ciuffo in testa e le piume che vanno dal grigio perla al tricolore oppure la gallina Ancona con le sue tipiche penne a pois bianchi per mimetizzarsi meglio nell’ambiente sfuggendo a predatori e anche alla conta dei latifondisti che ne pretendevano una parte dai contadini.
Narrazioni, interessanti! L’unico dubbio, meglio una perplessità: sarà tutto vero?? Noi ci crediamo, ma restano i dubbi!!
Gruppo di Cooperazione e di Proposte