I CONTEMPORANEI – “ricchi & poveri” – (A.M.I.Co.)

Lug 12, 2019 | Dalla Confeuro

L’Italia cresce, lo sviluppo è incontrollabile, la canzone di Modugno è superata, il nostro “volare” è stratosferico. Eppure molti di noi intonano ancora il ritornello di Antoine -1967 – “Tu sei ricco e ti tirano le pietre, tu sei povero e ti tirano le pietre, tu sei grasso e ti tirano le pietre, tu sei magro e ti tirano le pietre, tu sei alto e ti tirano le pietre, tu sei basso e ti tirano le pietre, tu sei bello…!
In questa casistica tutto è misurabile, basta semplicemente “sbirciare” e tutto torna. Per ogni appartenenza e per ogni categoria c’è la giusta pietra intesa come misura!
In tanti ci siamo domandati: ma come si fa a misurare quanto ricchi sono davvero i ricchi rispetto a tutti gli altri? E soprattutto, come si stabilisce chi è ricco davvero?

È da tempo che si parla di disuguaglianze economiche all’interno delle società. Come ci si fregia della “croce” di “paperone”? E quanto bisogna guadagnare?

Esiste anche una mappa mondiale elaborata sul coefficiente di Gini che misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito. Il coefficiente di Gini, – elaborato dallo statistico italiano Corrado Gini – era usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza. È un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea (0), mentre il valore 1 indica la concentrazione, massima ovvero la situazione dove una persona percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo.

Con l’evoluzione tecnologica il parametro di riferimento è completamente cambiato. Si prende a base il guadagno annuale del 1% della popolazione mondiale e si applica il metodo universale “TOP UNOPERCENTO”!

Nulla è lasciato alla fantasia, il tutto emerge dai dati del World Inequality Database (WID), una delle più affidabili banche dati in tema di distribuzione del reddito e della ricchezza.
Ma quando si leggono tutte queste storie sul “top 1 ×100”, ci si domanda: “quanti soldi occorre guadagnare per entrare nell’1% più ricco della popolazione italiana?”.

Nel Belpaese per essere insignito e fare parte della minoranza più ricca devi avere un reddito annuale netto di 110.000 euro, equivalenti a 9.431 euro ogni mese, cioè circa 5 (cinque) volte in più rispetto al reddito medio pro-capite.

La soglia minima cambia tra Paese e Paese!
Grecia, 1% 86 mila euro
Portogallo 1% 98 mila euro
Irlanda 1% 191mila euro

Svizzera 1% 231mila franchi
USA. 1% 377 mila dollari.

Restando nei confini dello Stivale, su 41 milioni di contribuenti si riscontra che:

– 10 milioni di persone non pagano tasse;
– 31 milioni che le pagano, dichiarano un reddito complessivo di circa 900 miliardi.
Tra questi generosi:
– 45% dichiara fino a 15.000 €
– 50% dichiara tra 15.000 a 50.000 €
– 4,0% dichiara più di 50.000 €
– 1,0% dichiara più di 100.000 €

In totale gli italo “Paperoni” che dichiarano Oltre 300.000 € – sono lo 0,1% dei 41 mila.

TIPOLOGIE DI REDDITO:
– da lavoro dipendente e da pensione sono circa l’84% del reddito complessivo dichiarato di cui il reddito da pensione circa il 30% del totale.
– da lavoro autonomo e imprenditori il restante 16%.

SU BASE REGIONALE:
– i più poveri sono i cittadini Calabresi – 14.500 €
– i più ricchi vivono in Lombardia – 25.000 €.

Volendo approfondire di numeri e statistiche e nominativi, internet è una fonte inesauribile.

Ognuno scagli la propria pietra!

Intanto proviamo a ricapitolare la situazione dei non paganti e dei tartassati. I numeri sono pietre, su 60 milioni di cittadini, quasi il 50% non paga nulla.

Quindi l’Italia non è un Paese “strozzato” dalle tasse. Anzi. Il problema semmai è un altro: esistono alcuni cittadini che sono strozzati dal fisco, altri molto meno, e molti altri per niente.

Questo non è un problema visibile, ormai lo sanno tutti, anche se è il vero “cancro” del Belpaese, però non porta voti e la disuguaglianza non affonda! Al massimo i titoli di coda di certa stampa riportano i numeri in crescita dei fallimenti e dei suicidi. Intanto sui social si sta sviluppando il metodo, come far risultare che anche i morti votano!

Cronaca contemporanea, di un Paese allo sbando, atteso che l’inchiostro per la storia ormai è finito!

A.M.I.Co.

(Fonte parziale: Risparmiacelo)