IL MONDO CI DIVIDE; I COMPORTAMENTI CI UNISCONO .. (il comandante “Pepe”).

Lug 25, 2017 | Dalla Confeuro

I dati che si raccolgono sul web, diventano sempre più spesso un metro di comparazione di come è evoluto il mondo e, ci riguarda da vicino, il nostro Paese.
Ci colpisce la sproporzione tra chi osserva le leggi e coloro che le fanno. Mentre l’assemblea costituente era impegnata a scrivere le regole democratiche della nostra Costituzione – 1947 della quale l’articolo 69 tratta gli emolumenti dei parlamentari, i legislatori, guadagnavano il corrispettivo di un precario odierno: “25 mila lire al mese, circa 800 euro – e un gettone di presenza da 1.000 lire al giorno (30 euro), ma solo quando le commissioni si riunivano in giorni differenti rispetto all’Aula”. Il totale è presto fatto: i costituenti non riuscivano a portare a casa più di 1.300 euro al mese. A quel tempo gli italiani erano tutti più poveri, ma sicuramente più equilibrati rispetto allo stato delle cose attuale. Un operaio di terzo livello guadagnava qualcosa come 13 mila lire al mese, un terzo di un deputato. Mentre 70 anni dopo (fonte l’espresso) chi siede in Parlamento guadagna quasi 10 volte di più di un impiegato e 13 più di una tuta blu.
Nel primo dopoguerra, il fatto che i parlamentari ricevessero un compenso per il loro operato era considerato una garanzia di indipendenza.
“La prima legge sul tema, varata nell’estate 1948 dal governo De Gasperi – racconta l’Espresso – è figlia di questa mentalità che allora ispirava la giovane e fragile democrazia italiana: ‘Ai membri del Parlamento è corrisposta una indennità mensile di L. 65.000, nonché un rimborso spese per i giorni delle sedute parlamentari alle quali essi partecipano’. Tradotto ai giorni nostri: 1.230 euro fissi più un gettone da 100 euro scarsi al giorno (5mila lire) legato alla presenza effettiva. Togliendo fine settimana più i lunedì e i venerdì, in cui le convocazioni sono rare, non più 2.500 euro al mese dunque”.
L’esplosione dei redditi dei nostri rappresentanti avvenne nel 1965, con presidente del Consiglio Aldo Moro e vicepresidente il socialista Pietro Nenni. Lo stipendio veniva infatti agganciato a quello dei presidenti di sezione della Cassazione (con imposta pari al solo 40%) e fu istituita per la prima volta la diaria (esentasse) per il rimborso delle spese di soggiorno nella capitale di 120 mila lire (1.250 euro di oggi), ed è così ancora oggi, anche se risiede a Roma.
Successivamente dopo la zampino di Craxi, sono passati circa 30 anni e il valore della busta paga dei politici è raddoppiato. Dai corrispettivi 7 mila euro degli anni ‘80, siamo giunti agli attuali 14 mila euro mensili, mentre lo stipendio medio di un impiegato ai giorni nostri è di 1.500 euro al mese e quello di un operaio non è mai cresciuto, restando intorno ai 1.110/1.200 euro al mese.
Non solo questione di equità, ma di coerenza tra quello che si dice e quanto si fa realmente.
Questione di sobrietà presidenziale, di stile personale. Le vacanze extralusso sulle Dolomiti di Giorgio Napolitano, tra volo con aereo dell’Aeronautica militare e maxi scorta al seguito. Al di là dell’indignazione di una grossa parte d’italiani, le ferie di Re Giorgio sono assolutamente legali, cioè previste dalla legge come riporta Il Tempo.
Lo sfarzo a disposizione di Napolitano e signora, l’hotel quattro stelle superior con spa e piscina, fanno letteralmente a cazzotti con le immagini che gli italiani sono abituati a vedere l’attuale inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella, ha dalla sua, almeno la sobrietà delle abitudini. Mattarella viaggia spesso su voli di linea Alitalia per tornare in Sicilia, per gli spostamenti in città e in giro per l’Italia, non è difficile trovare il Presidente Mattarella a bordo di un tram, un treno o un autobus, insomma il Capo dello Stato prende i mezzi pubblici, a differenza del presidente emerito.
Anche se mettiamo il capo oltre confine, l’uruguaiano Jose Mujica, che ha scelto di donare ai poveri il 90% del suo stipendio statale e di far dormire nella dimora presidenziale i senzatetto. Per contro, con uno stipendio di 775 dollari al mese, lui vive in campagna, dove coltiva l’orto e conduce una vita semplice e spartana, insieme a sua moglie che è senatrice
Nessuna auto blu, né fiumi di denaro. Il Presidente dell’Uruguay lavora la terra, raccoglie l’acqua da un pozzo e stende personalmente i suoi panni sui fili nel giardino. Il comandante “Pepe”, ha trascorso 14 anni in carcere, fino al 1985, molti dei quali in isolamento.
Mujica spiega: “ Dicono che sono il presidente più povero, ma io non mi sento povero. Le persone povere – aggiunge – sono quelle che lavorano solo per mantenere uno stile di vita agiato e costoso, e vogliono sempre di più. È una questione di libertà. Se non possedete molto, non avete bisogno di lavorare come uno schiavo tutta la vostra vita per mantenere tutto quel che avete. E quindi avete più tempo per dedicarvi a voi stessi”.
Politica a parte, Mujica resterà, per sempre e comunque, l’esempio di un servitore dello Stato che ha rinunciato ai suoi privilegi, preferendo a loro il suo popolo.

I PRESIDENTI