IL MONDO DEI FORTI…IL DIRITTO DEI DEBOLI

Giu 26, 2017 | Dalla Confeuro

Il diritto, scrive Salvatore Satta nel “giorno del giudizio” è terribile come la vita. Il suo regno è la realtà dei conflitti e della necessità di mediarli, mentre (rari) rapporti puramente umani – l’amicizia e l’amore – non hanno bisogno di codici, giudizi, avvocati e prigioni . Il diritto è terribile perché ha a che fare non solo con le debolezze, ma soprattutto con le bassezze dell’uomo. Terribile è soprattutto il diritto civile, costretto spesso a confrontarsi con le più strette e feroci meschinità degli uomini, figli che lasciano crepare i genitori per qualche soldo, fratelli che si dilaniano per un possesso o un’eredità miserabile, uomini viscidi capaci solo di pugnalare alle spalle.
Di per sé la legge tutela l’individuo contro la violenza o altri danni che qualcuno più forte può arrecare alla persona, ma tutela ovviamente la società e il suo ordine costituito anche quando esso appare ingiusto – ad esempio si discriminano categorie sociali indifese, codifica disuguaglianze e addirittura esclusioni e persecuzioni – come ad esempio le leggi razziali.
Una conquista fondamentale è il cosiddetto “diritto dei deboli” a tutela degli individui che hanno difficoltà a far valere le loro esigenze e i loro diritti, ad ottenere ciò di cui hanno bisogno.
Non commiserazione quindi, non lacrimevole misericordia. La persona umana resta comunque fierezza del cuore, gusto per la libertà; nani o giganti, siamo tutto ciò che accarezziamo col pensiero la mattina svegliandoci.
Una sola conquista non può essere spesa sull’altare dell’esistenza, e sempre a vantaggio di chi, di vite ne vive diverse, anche contestualmente, non nel tempo né nello spazio, ma sulla terra. Sono i forti che comandano i deboli fino ad assoggettarli.
Se respirare la stessa aria, vivere sotto lo stesso cielo, non è un’aspirazione, ma una naturale circostanza, dobbiamo ripensare le regole ed il modo di essere nel sociale. I due campi in cui si giocano le sorti di una società equa ed inclusiva giusta e solidale, sono il lavoro e il Welfare. Se continua lo smembramento del Welfare, le grandi conquiste sociali del secolo scorso andranno definitivamente perse.
È nostro compito impedire questa deriva creando scenari nuovi in cui giustizia e libertà siano ancora i principi sovrani. Se il lavoro non è più rispettato non sarà più rispettata la soggettività e l’identità sociale di quanti lavorano ancora con la schiena dritta. È fondamentalmente un obbligo di tutti, ricchi e poveri – forti e deboli, riadattare la propria essenza in una forma di pluralismo democratico dove il sibilare dei deboli, viene ascoltato come l’urlo dei grandi. Il mondo si migliora e si migliorano gli standard di vita, nel momento in cui avviene spontaneamente l’integrazione e la convivenza tra gli esseri umani, indipendentemente da forme e condizioni economiche.
Questo sarebbe un segnale auspicabile, consci come siamo, che tocca alle nuove generazioni, farsi carico responsabilmente di guardare all’orizzonte scrutando i cieli, per non smarrire la strada suggerita dalla coscienza e dare continuità alle attese dei tanti che hanno come credo la libertà di camminare insieme.