IL PESO DELLE PENSIONI E IL CONTO DELLO STATO

Nov 30, 2017 | Dalla Confeuro

Se ci ritroviamo oggi con un debito pubblico di 2.280 miliardi è proprio perché troppe volte non si è tenuto conto della «sostenibilità finanziaria»
«L’obiettivo di una sinistra di governo dovrebbe essere quello di rimuovere le ineguaglianze, non di difendere un sistema previdenziale iniquo piegato alla logica della sostenibilità finanziaria», ha detto Susanna Camusso in un’intervista a Roberto Mania. Rileggiamo: un governo non dovrebbe essere «piegato alla logica della sostenibilità finanziaria». Ora, il segretario della Cgil avrebbe potuto portare dati, tabelle, studi, dossier e analisi macroeconomiche per dire di tutto: che Padoan ha sbagliato i conti, che Boeri è troppo pessimista, che i demografi esagerano dipingendo un futuro pieno di vecchi ecc. ecc. Tutto poteva dire (se ne ha le prove!) meno quello che ha detto. Perché se ci ritroviamo oggi con un debito pubblico di 2.280 miliardi è proprio perché troppe volte non si è tenuto conto della «sostenibilità finanziaria».
Basti ricordare alcuni interventi sulle pensioni in certi momenti storici di passaggio. Come quando Moro e Nenni, accortisi del baratro che si stavano aprendo soprattutto con le pensioni baby, tentarono di frenare. «Non è lecito al governo trincerarsi dietro le difficoltà finanziarie del sistema previdenziale!» tuonò il segretario del Pci Luigi Longo. «È ridicola l’accusa di demagogia rivolta ai comunisti secondo la quale noi, in caso di miglioramenti ai lavoratori, non terremmo in conto le difficoltà del bilancio statale», ribadì il sindacalista e senatore Pci Arturo Colombi, «Un’organizzazione che si richiama ai principi dell’unità della classe operaia e del socialismo non può che tener conto delle esigenze di bilancio dei lavoratori». Ci pensassero gli altri, a far tornare i conti. Il guaio è che, salvo eccezioni, non si poneva il problema nessuno. Basti per tutti la tesi del dicì Carlo Borra dopo una stretta: «Purtroppo è rimasto inalterato il carattere fondamentalmente contributivo della pensione, mentre solo l’elaborazione di una pensione-base finanziata dall’intera collettività mediante il prelievo fiscale potrà consentire la realizzazione dell’obiettivo finale di una pensione pari all’80% dell’ultima retribuzione». Una filosofia condivisa. Che oltre alla sinistra infettò, per ragioni clientelari, un po’ tutti. Lo dimostra, anni dopo, una polemica sollevata dal capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro che invitò a «ribellarsi a una valutazione ragionieristica dell’Europa».Vuoi mettere la nobile arte della politica? L’ammise candido anche Giulio Andreotti: «Per molto tempo l’ordinaria amministrazione è stata vista come qualcosa quasi di degradante». Uffa, i conti…

Fonte: Il Corriere della Sera