POCHE UOVA NEI SUPERMERCATI

Nov 30, 2017 | Dalla Confeuro

Da oltre un mese gli scaffali sono semi-vuoti e le uova biologiche quasi introvabili. Il settore avicolo di tutta Europa sta vivendo un’emergenza sanitaria. Ma i prezzi, per ora, non ne risentono
Molti consumatori se ne stanno accorgendo con i propri occhi: negli scaffali dei supermercati di tutta Italia le uova scarseggiano. Secondo alcune stime le uova in meno, rispetto alla normalità, sono il 30-40%. La causa è da cercare all’origine, cioè negli allevamenti. Non solo quelli italiani ma di tutta Europa.
In questi mesi infatti il settore avicolo del vecchio continente è alle prese con due emergenze: la prima è quella del Fipronil, l’insetticida tossico per l’uomo che molti allevamenti hanno – illegalmente – utilizzato. La fase acuta, con diversi prodotti ritirati dal mercato, si è esaurita a settembre. Ma le conseguenze le stiamo ancora pagando: l’abbattimento di centinaia di migliaia di galline e, adesso, la sanificazione degli allevamenti colpiti che impiega diverse settimane per essere portata a termine. In questi stabilimenti la produzione deve, giocoforza, fermarsi.
L’altra emergenza, se possibile ancora più grave, è quella dell’influenza aviaria che è tornata a colpire l’Europa sotto forma di diversi ceppi: non più solo l’H5N1 ma anche H5N2, 5, 6 8 e 9.
Gli stabilimenti più colpiti sono quelli del nord Italia e secondo Gian Luca Bagnara, presidente della maggiore associazione di categoria del settore Assoavi, “la contaminazione arriva soprattutto dagli uccelli selvatici migratori, che con il clima ancora troppo caldo rimangono sul nostro territorio più del solito”.
A conferma di questa tesi c’è un fatto: se le uova scarseggiano, quelle biologiche sono diventate quasi introvabili: “Per legge gli allevamenti biologici devono tenere le galline all’aria aperta – spiega Bagnara – e in questo modo è più facile che entrino a contatto con escrementi di uccelli selvatici, contraendo l’aviaria”. Negli allevamenti in cui è stato riscontrato il virus, poi, non solo si devono abbattere gli animali ma si impone un blocco alla movimentazione dei capi in un raggio di tre chilometri per un mese. Gli allevamenti, quindi, rimangono isolati per trenta giorni prima di poter introdurre nuovi animali.
Prezzi stabili. Nonostante il crollo della produzione i prezzi al consumatore non stanno subendo aumenti. “I contratti con la Gdo sono stati firmati già da mesi e hanno durata annuale. Lo stesso vale per i dolci natalizi” continua Bagnara. Le ricette di pandoro e panettone infatti prevedono un largo uso di uova fresche, ma “è ragionevole ritenere che le aziende alimentari abbiano già da tempo in magazzino gli ovoprodotti e che non dovrebbero avere problemi anche perché molti dolci natalizi sono già pronti. Insomma ogni eventuale aumento dei prezzi è ingiustificato” spiega il blog sicurezzalimentare.it dell’Unione Nazionale Consumatori.

Fonte: La Repubblica