IL PROFUMO DI TERRA

Gen 8, 2018 | Dalla Confeuro

Nel cuore che batte piano e non si sente, c’è un chiodo di ferro.
È piantato nel profondo e credo mi accompagni da sempre. Devo confessare che è stato così abile, che nel crescere non si è fatto sentire, mai ho provato dolore e mai avrei immaginato che diventasse così grande, da crepare il cuore.
Un giorno non molto lontano, ero ansimante, irrequieto, nervoso, mi domandai perché la terra brucia. Terra trascurata ingiustamente, eppure c’è ancora il verde nell’anima.
Si legge sulla stampa che ormai dei nostri problemi si occuperanno le grandi multinazionali che in particolare puntano a rinnovare le soluzioni dedicate alla difesa ma anche in campo digitale con il lancio di una piattaforma per “dare una nuova veste anche all’agricoltura”, adattandola ai tempi che cambiano.
Di fronte a queste strane novità quelli che avevano creduto in un futuro, impegnandosi in campagna, ora sono perplessi, dubitano che sia la solita tattica, tanto si vota. Mi risulta difficile dargli torto perché in campagna le cose stanno così: l’agricoltore investe per produrre, arriva al raccolto, investe per raccogliere, poi i prodotti vengono conferiti ai centri di raccolta, che li prendono in carica ma non ti pagano. Quando ti va bene, tolte le spese ti danno una miseria. Insomma è più̀ una lotta alla fame e non una vita dignitosa.
Ricordo che un tempo, nei tratturi della nostra zona c’erano i cartelli dove i poderisti dell’ente riforma scrivevano. “L’agricoltura appartiene a tutti perché tutti viviamo dei prodotti della terra, amare e rispettare la campagna è un bene comune.”
Purtroppo di questi tempi, i magazzini vengono devastati, da gente di colore che non trova lavoro, rubano, gli attrezzi, ma anche i trattori e non solo, fanno incetta di filo di rame, di ferro e forse per la disperazione si sono portati anche i cartelli. Questi fatti li abbiamo denunciati, ma si verificano quasi sistematicamente.
Questa situazione, oltre che provarci fisicamente, si annida dentro, diventa propellente per il chiodo nel cuore, che poi si trasforma in “Odio”.
Questo veleno, che rode l’anima ed il corpo, ha attraversato da sempre tutte le civiltà e per esso sono stati compiuti i più orribili misfatti. L’odio, porta alla disgregazione dell’essere sotto tutte le forme.
Talvolta alcune forme di odio sono molto più complicate e difficili da guarire perché derivano da una vera e propria decadenza morale. Chi odia è inevitabilmente odiato. Non sempre funziona il meccanismo che dovrebbe reprimere la prima repulsione verso qualcuno. Bisognerebbe imporsi un atteggiamento opposto, da non confondere come una diminuzione di dignità, ma un atto doveroso puntando ad assumere un comportamento conseguente.

Ogni uomo ha in sé qualche corda che può dare delle vibrazioni diverse che accanto a quelle perentorie possono essere armoniose. Gli anziani – quando le ingiustizie ci feriscono, costringiamo la nostra anima alla riflessione, chiudiamo le orecchie ai cattivi consigli e riflettiamo anche se ogni rappresaglia non fa che trascinarci dietro nuovi dolori.
L’odio non fa distinzioni, quando ti vince, difficilmente, ti modella il carattere, piuttosto, coinvolge gli uomini ma anche la politica, snidandola, e accusandola.
«Parole al vento, aria frullata nel ventilatore delle buone intenzioni. E intanto il peso cade sempre sulle spalle di chi lavora. Alleati, servi, vastasi della partitica, lecchini nascosti dietro sigle e congreghe che recitano due parti nella stessa “commedia”. Vergogna!!!
Sono anni che naviga al buio, che spesso diventa nero abissale. Siamo morti e volete truccarci e far credere che godiamo di ottima salute! Quest’insulto deve finire, noi viviamo, ci sacrifichiamo, siamo esseri della stessa terra. Da quelli che corrono, per riconquistare lo scranno, e non da quanti compongono il codazzo, attendiamo un vero scatto d’orgoglio, l’indifferenza si configura come portatrice di sventure.
Noi cittadini siamo nella morsa di un sistema che sembra vada sempre più verso una deriva morale e ci spinge senza sapere dove ci trascinano le correnti.
Basta storielle intorno al braciere, né annunci su carta stampata, la dignità è senza volto, molto dipende dal credere e dalla convinzione determinata dalla capacità di interpretare e leggere la differenza tra uomini e pupazzi.