IL SOLE FREDDO – “la mafia uccide e il silenzio pure” (A.M.I.CO.)

Mag 23, 2019 | Dalla Confeuro

Da diverso tempo un manto copre il cielo impedendoci di guardare all’orizzonte. C’è un sole freddo che spande i suoi raggi di ghiaccio in ogni anfratto del mondo. Semina paura, pianto e dolore, lasciando la terra impregnata di sangue.

Ma questo ghiaccio può, un giorno, sciogliersi se a bombardarlo è il calore umano, il fuoco della speranza del credere in un futuro illuminato dalla voglia di verità, dall’Onestà, dal desiderio di equità e tolleranza in un contesto sociale disorientato dove prende forma un mostro chiamato “disperazione”.

Anni addietro, scrivono alcuni criminologi, in un lembo di terra accarezzato da un rigagnolo, stanziavano gli “invincibili”, attori nella narrazione di “faccia d’angelo”. Si tratta del canale Brentella, che si stacca all’altezza di Limena, testimone silenzioso di efferati delitti, sui quali ancora oggi la luce è offuscata. C’è un trestelle ottima struttura, offre un servizio eccellente e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Un buon Hotel, non c’è che dire. Tutto qua! Se non ci fosse stato un incontro con figure sfumate, soggetti con maschere e trucchi che nel tempo si sono
rivelati come “poltiglia intrisa di veleni”.

In questo scorrere di penna ci sono nomi di fantasia, salvo se qualcuno che legge si immedesima in essi. Pace all’anima sua, anche se è in viaggio per l’inferno. La prima sorpresa è il mio accompagnatore. La seconda è dipartita. La terza è sconcertante!

Mi è capitato di incontrare un certo “invertebrato”, uno dei tanti nipotini frustrati.(…..). È per fortuna che vigilava il mio inseparabile “cerimoniere”. Per carità una gran brava persona, praticamente un nulla mischiato al niente.(………)!

A seguire, altri orfani e dopo decine di incontri con bravi produttori, prende corpo quanto seminato. Intanto entra il 3° millennio e tutto va bene. Salvo poi scoprire che più di qualcuno si è appiccicato al carro, invasato di invidia, come quelli che predicano Dio di giorno e di notte delinquono.

Un tipo in similpelle mascherato, un “professionista” canide rabbioso con il mantello brezzolato, uno che gira per le strade, travestito da persona, ma sotto il pelo nasconde la ferocia, la malignità incarnata in un cupo, rabbioso, paranoico furore di offendere (…)

Uno del “branco”. Ma calato il sipario, gli è caduta la lana che lo faceva sembrare pecora.

La mafia uccide e il silenzio pure!

I mutanti li riconosci nel momento in cui si rivelano. Ma non comprendi in breve tempo a cosa stai andando incontro. Una accozzaglia, masse informe di creta molliccia, cancri viventi, senza valori, feticci (……..). Razza Stracciona (……..) Nel branco c’è una brava donna: la “Pupa” che sprigiona il senso del rimorso perché in fondo c’è un limite anche alla finzione.

In questo scorcio di deserto morale, le strade raccontano storie di contraddizioni di un popolo che discende dai Dogi della Repubblica di Venezia.(……..) Dietro l’angolo, a pochi passi, si erge monumentale nel suo rigore marmoreo della epoca dei “fasci” il palazzo di giustizia con la scritta “La legge è uguale per tutti”. Terre sconsacrate, quasi profanate da inconsapevoli mercanti.(……..). Un cielo malato e grigio, una babele di linguaggi delle tante etnie che popolano questi anfratti scomunicati, e i canti sono quelli dei mendicanti, mentre Demetra, madrina della terra è raffigurata in un’insegna dorata, opera di un anonimo. La chiamano “a Pupa ru Capu”.

Appaiono come un camminamento nel tempo, dove il confine tra sacro e profano, tra lecito ed illecito è sottile, ed il degrado si miscela all’eleganza, e la ricchezza fa capolino e si impone, nonostante tutto tra le indolenti macerie amorali.

La Pupa porta gli occhiali da sole, capelli folti (…..) sta lì, in attesa di bracciali d’oro e di pietre dure per cingere gomiti e i polsi, “dopo averlo scritto, si accinge a testimoniare il falso”.

Intanto il sole si fa nero, piovono qua e là pietre di ghiaccio, da questi “umanidi” nessun calore, mentre il Brentella trabocca colmo di reflui, scorie, detriti da risulta e sul fondo del ruscello si intravedono le macchie oscure che configurano la vergogna della coscienza.

Omertà e menzogna viaggiano verso il mare aperto, come residui di poltiglia velenosa.

La speranza è che ad estirpare il cancro sarà la legge del mare.

Tutte le mafie vanno combattute!

Scene fuori dal tempo.(……) una storia vera.
Dal romanzo “A PUPA RU CAPU”.

R. Tiso