LA GIOVENTÙ DELLA VECCHIAIA (Il nonno, il palloncino e le fortune)

Ago 21, 2019 | Dalla Confeuro

“Dum vivimus vivamus”

Sì, finchè viviamo abbiamo l’imperativo categorico di vivere intensamente e di comunicare, a chi ci circonda, la nostra esperienza e la nostra fede in un futuro migliore per noi tutti, e per chi ci seguirà lungo le vie della vita.

Questo il tema di un incontro, sul filone che tende a cancellare “l’infame legge Fornero” che tra l’altro ha stravolto i limiti di età per accedere alla pensione.

Stranamente non ci sono applausi. Nell’aria come uno striscione “teorie, dal reale c’è un abisso”.

Basta pensare che molte famiglie sopravvivono grazie alle pensioni degli anziani in casa mentre la televisione racconta che tutto va bene e che, a breve, grazie alle Riforme di questo esecutivo, usciremo dal tunnel.

Nei fatti nessuno pensa ai “soldati della terza età” costretti ad arrancare, con una pensione da misericordia, molti sopravvivono, di fame e di stenti. Una parola tira l’altra, mentre il tribuno è sempre più imperativo, si forma un capannello, un pensionato: “vado avanti rinunciando a quasi tutto, e mi accontento di mangiare quello che posso”!

Non cerca pubblicità la donna di 78 anni che parla al telefono. Non è stata lei a chiamare, risponde e racconta la sua storia.

La premessa per capire è un numero: 450. Sono gli euro che percepisce ogni mese per l’invalidità che l’accompagna da quando aveva nove anni. E con quelli deve campare grazie anche al volontariato.
Proprio i volontari, in uno dei tanti controlli, hanno fatto una scoperta. “In cinque appartamenti i frigo li hanno trovati vuoti, sono anziani single che devono campare con una pensione minima, 15/oo euro al giorno quindi, i soldi finiscono abbastanza presto. Solo di gas sono 50 euro, 35 la luce, 20 di acqua, 95 di condominio compresa la quota del canone Rai. Restano 250 euro, per comprare da mangiare, qualche straccio di vestito e poi gli imprevisti. Questo è quanto. Anche se il risparmio riesco solo a fare un pasto, a mezzogiorno, ormai il mio corpo si è abituato.”

“Non è l’organismo che è abituato, ma il palloncino nello stomaco che gli amici gli hanno suggerito”, sbotta improvvisamente un altro pensionato “per questo non ha fame e non mangiando comincia a dare i numeri”.

La verità, prima o poi, viene fuori! E che verità.

Si ricorre ad atti di stregoneria per limitare la fame. “Che strano, borbotta un’anziana signora che ha seguito la conversazione, io il palloncino non lo voglio e per campare cerco nell’immondizia e negli avanzi dei ristoranti”.

Nel mentre l’oratore fa la sua proposta e conclude:

“Da una indagine recente scientificamente dimostrata, la mia parte politica condivide la tesi, che le fortune dell’anziano sono principalmente 3 (tre):

-# avere la salute fisica e psichica, cioè essere lucido, autonomo come corpo e come pensiero;
-# avere la facoltà di leggere in autonomia la realtà che ti circonda;
-# convingersi che si sta vivendo la “Giovinezza” dell’età della “Saggezza” esser amico di sé e curare la propria figura!

Un tempo la pensione era l’anticamera della morte, nel senso che raramente le persone vivevano per più di 5 o 6 anni dopo la cessazione del lavoro. Il termine “pensionato” era una specie di stigma appiccicato a persone che trascinavano nella noia e nella indolenza gli ultimi anni di vita.

Non molto tempo fa un settantenne si associava la figura di una persona in forte declino fisico e mentale. Oggi con noi e per noi il settantenne è (mediamente) una persona vivace, attiva, con interessi politici chiari, in pratica sono i giovani della vecchiaia e possono continuare a lavorare oltre i 70 anni!