LA SALUTE DEL PROGETTO EUROPEO PASSA DALL’AGRICOLTURA

Mar 6, 2018 | NEWS

Dopo il voto italiano sono in tanti a chiedersi cosa accadrà del progetto europeo. Andrà avanti? Proseguirà con un percorso diverso? Si dissolverà? Tutti questi quesiti sono dagli esiti incerti e oggettivamente impossibili da prevedere. Ma di una cosa siamo convinti: se il vecchio continente intenderà sterzare per una strada virtuosa dovrà farlo con l’agricoltura.

Le previsioni in realtà sono ben diverse dalla direzione appena auspicata. Infatti a Bruxelles si immagina di ridurre considerevolmente le risorse per la Pac (Politica Agricola Comune) post 2020, e le logiche protezioniste stanno avanzando in maniera a dir poco preoccupante così come gli atteggiamenti anarchici (come per gli Ogm). Ma cosa può unire più di tutto se non l’esigenza comune di occuparsi dei fabbisogni primari delle persone?

L’agricoltura dovrebbe essere la lingua universale dei Paesi dell’Ue, quella con la quale si impara a parlarsi, rispettarsi e conoscersi. Ma non solo, il settore primario dovrebbe anche fungere da traino per inserire all’interno dello spirito comunitario delle politiche ambientali efficaci. Dagli scranni del parlamento europeo invece si continua a discutere esclusivamente di tassi di interesse e banche, e questo non fa che allontanare quei milioni di cittadini che vorrebbero, per l’appunto, che a Bruxelles ci si occupasse di cose che riguardano direttamente la qualità della vita delle persone.

La nostra vocazione fortemente europeista è più solida che mai, ma chiudere gli occhi e far finta che vada tutto bene non è nella nostra natura. La verità è che il progetto Europa ha bisogno di una svolta, ma non nel senso di metterci meno impegno di prima, ma semmai di intensificarlo e di comprendere che quando si parla di Europa si sta parlando del mondo sotto i nostri piedi, e non di quello fuori dalla finestra.