L’ASINO E IL CAVALLO

Dic 29, 2017 | Dalla Confeuro

Cetto la qualunque impegnato in campagna elettorale, in un incontro con i cittadini:
“Cari amici elettori, e sdraiabilmente amiche elettrici, mi è stato chiesto, se vengo eletto, cosa intendo fare per i poveri e i bisognosi: ‘na b! È ora di finirla: ‘sta cosa dei bisognosi è una mania! Poi sono bisognoso anche io di voti, affettivamente mi servono più dell’ossigeno: qui siamo in guerra, e io non faccio prigionieri. Tu mi voti, ti trovo un lavoro e ti sistemo. Tu non mi voti, ‘n tu ! Io amo lo scontro, e soprattutamente non amo i pacifisti, come……. tu ti sei fissato che i problemi del Meridione sono il lavoro, lo sviluppo economico, la valorizzazione delle risorse naturali… Ma chiù natura d’u pilu, che c’è? Qui da noi non serve lavoro, che se uno sa firmare due assegni a vuoto, di fame non muore. Qui non servono strutture scolastiche od ospedali efficienti. Qui serve ‘u pilu.”
Alcuni tra i politologi moderni sostengono, forse a ragione, che negli ultimi venticinque anni in Italia c’è stata una rivoluzione silenziosa che si è conclusa con il passaggio dalla SpotPolitik alla LovePolitik. Gli imperativi dettati dalla tv sono stati sostituiti progressivamente da quelli imposti dal marketing di ultima generazione. È stata la fine di un lungo percorso… Nel ventesimo secolo la televisione ha modificato lo spazio politico. Da noi è stato Berlusconi a imprimere la svolta, a interpretare in modo quasi impeccabile un universo senza più ideologie e con appartenenze deboli. È riuscito a farlo perché la società civile era berlusconizzata ancor prima della sua discesa in campo.
Il partito di massa del Novecento era costruito sul modello delle burocrazie pubbliche e “sulla struttura dei grandi sistemi produttivi nati a ridosso della seconda rivoluzione industriale. Fabbriche del consenso e della legittimazione avevano assunto la stessa logica di funzionamento delle grandi fabbriche di prodotti e servizi, centralizzate e burocratizzate, meccanizzate e standardizzate, rigide e rigorosamente territorializzate, pensate per la programmazione e pianificazione a medio periodo.
Poi c’è stato uno scatto. “Non poteva sopravvivere quel modello di partito – nell’epoca dell’interdipendenza globale e dell’esternalizzazione, dei sistemi reticolari a geometria variabile e della gestione sistematica dell’incertezza e della imprevedibilità. Nell’universo liquido dell’ipermodernità postindustriale.
La politica è diventata un’esperienza emotiva e si rafforza nelle relazioni della comunità. L’ideatore di Forza Italia, benché consumato da esperienze di governo non proprio esaltanti, è ancora un gigante della comunicazione politica e della propaganda. Il Cavaliere sa benissimo dove stiamo andando ma rischia di restare indietro se anche lui non sottoporrà il suo partito a una profonda mutazione. Non basta l’apparenza. La LovePolitik richiede nuove logiche,
nuovi approcci e un punto di vista fondato sulla condivisione tra le persone. Invita all’apertura, al confronto, alla meritocrazia. Non alle consunte liturgie dei partiti che, purtroppo, ancora dettano le regole in gran parte della politica italiana. È l’ultima occasione per tornare con i piedi per terra. Per avvicinare le istituzioni ai cittadini.
Adesso con lo sviluppo del web 2.0, delle piattaforme politiche online e del confronto tra i cittadini che condividono idee e territori è ancora più evidente. Non soltanto un metodo ma anche un patrimonio antropologico, la chiave per comprendere gli esseri umani nell’era tecnologica. Vi è certezza che ormai gli uffici marketing delle multinazionali conoscano e interpretino i bisogni, le preferenze e i comportamenti delle persone molto meglio dei dipartimenti universitari di scienze sociali.
Gli USA sono la patria delle strategie commerciali applicate alla competizione tra candidati, l’Europa, si è progressivamente adeguata a quei principi, anche se restano differenze rilevanti.
Proprio gli esperti di Marketing, giudicano il M5S “il fenomeno politico più straordinario degli ultimi anni. È riuscito a conquistare le istituzioni, senza risorse e senza tv, portando nell’agone politico il marketing più avanzato, ridando voce ai cittadini.
Può piacere o no, ci sono ombre ed effetti collaterali da analizzare, ma la strada è segnata. Per le organizzazioni politiche e le aziende.
Antonio Albanese ha inventato un personaggio politico che nei suoi comizi cavalca talmente tanto la demagogia che finisce per urlare agli elettori: “Vi prometto le promesse!”.
Chissà se i nostri pionieri, facendo marketing, ritorneranno in sella.
Potrebbe anche succedere, ma i giudici sono due: l’asino e il cavallo.