LAVORO, NON CERCARE IN CASSETTA ATTREZZI (Iniziativa Comune)

Set 11, 2018 | Dalla Confeuro

Lo Stivale, sta remando verso la Legge di bilancio 2019, tema di discussione centrale diverrà a breve il cosiddetto Reddito minimo riportato nel contratto di Governo “giallo – verde”.
È pur vero che questa misura è presente in buona parte dei Paesi europei ma è vincolato sempre all’impegno fattivo di una ricerca del lavoro da parte del beneficiario e dovrebbe essere così anche in Italia. Ma è facilmente prevedibile che questo buon intento sia destinato a rimanere sulla carta, data la difficoltà di trovare un lavoro nelle zone dove verrà maggiormente fatta richiesta del reddito minimo, cioè il Meridione e le Isole. Certamente si tratta di una misura anti povertà ma dovrebbe aver la sua ragion d’essere «economica» nel rimettere nel mondo lavorativo le persone. Tuttavia nel sistema in cui ci troviamo a vivere si fa avanti una prospettiva molto diversa che riguarda anche la misura prevista dal programma di governo.
Recentemente nella ricchissima Silicon Valley si sta studiando una forma di «reddito di cittadinanza» da testare su un campione di 3 mila persone. L’idea è quella di farsi trovare pronti nella prospettiva non lontana in cui un’accelerata automazione dei processi produttivi finisse con il ridurre drasticamente i posti di lavoro. Ci sarebbe insomma una garanzia di reddito, che non sarà però più frutto di una prestazione fornita. Che cosa accadrà a un individuo chiamato a vivere in questa prospettiva? Il test americano è stato pensato proprio per capire quali comportamenti prevarranno tra le persone: assisteremo a un totale disimpegno e a vite consumate davanti ai videogiochi o invece le persone scopriranno altri modi per essere utili alla società, creando addirittura più valore di quello ricevuto.
In Italia la situazione che si prospetta è evidentemente diversa. Tra le due situazioni c’è comunque un tratto comune: la parola «lavoro» sparisce in tutt’e due i casi dalla biografia delle persone. Una condizione che l’uomo nell’arco della storia non ha mai sperimentato.
Allora la vera domanda che ci si deve fare è questa: il lavoro è un fattore ultimamente accessorio o è un qualcosa che definisce l’identità umana? L’uomo è uomo in quanto lavora. Senza lavoro si innesca un processo di disumanizzazione. Uno dei maggiori sociologi viventi, Richard Sennet afferma che senza lavoro avremo davanti «vite senza colonna vertebrale, persone le cui esperienze non vanno a costruire un insieme coerente. Qualcosa di molto circoscritto al nostro tempo, e preoccupante, perché noi esseri umani abbiamo bisogno di una storia nostra, di una colonna vertebrale». Questa, ancor più dei conti, è la vera domanda da farsi davanti all’ipotesi che l’uomo possa fare a meno del lavoro.

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