LO ZAINETTO

Lug 25, 2018 | NEWS

Nel secolo scorso lo zaino era tutt’uno con il look. Ancorato alla spalla, il mitico “zainetto”, poteva essere nero, blu, amaranto, rosso, ognuno avevo il suo colore prediletto così come la misura. Erano i mitici anni Ottanta e mentre i capelli cotonati e le famigerate spalline la facevano da padrone, anche lui era riuscito ad assicurarsi un posto nel cuore dei più o meno giovani che dell’amico firmato non potevano proprio fare a meno.

Oggi lo zainetto ritorna, sempre più cool, sempre più ricercato ed indispensabile, meglio se portato su una sola spalla accostato ad un look basico fatto di t-shirt e jeans, ma con tanti gioielli in abbinato. Una scelta azzeccatissima quella dello zainetto logato.

Nello zainetto c’è di tutto, compreso gli errori, i rimedi, le negazioni e le scelte imperative, i diktat, i voltafaccia, le eresie, di coloro che si sentono potenti o onnipotenti, e si dicono certi e sicuri al punto che camminando fanno il doppio passo.

Anche il nostro zaino è del tipo “sempre pieno” ancorato alla schiena, dove scarichiamo quello che non vogliamo vedere-tenere-usa. Purtroppo però, quello che abbiamo “temporaneamente nascosto “, mica sparisce. Noi abbiamo continuato a fare, disfare, camminare, girovagare, crescere, viaggiare, parlare, raccontarcela, procedere…ma quei sassolini o sassoloni che abbiamo accumulato dietro, iniziano a pesarci sulle spalle. Per noi il tempo passa, ma il fardello resta.

Nel mio zaino ci sono tre sassi: Il passato, il presente e il dopo domani, in una sola parola il “Tempo”. Il tempo è l’unica cosa che possediamo, e dovremmo esserne più avari e attenti all’uso che ne facciamo. Ville, macchine potenti, monili, vestiti, sono solo “cose”. Cose che si possono perdere, rompere o rubare. Sono solo oggetti, utili magari, ma sempre di passaggio.

Alla fin fine, scavando anche oltre il fondo, resta solo un grande vuoto pari al tempo dedicato, per raggiungere le profondità dei misteri che restano tali anche se regolano e scandiscono l’esistenza.

Il tempo è un dono: ognuno di noi nasce con una certa quantità di tempo a disposizione, non sappiamo quant’è, ma siamo consapevoli che prima o poi finisce. Il tempo è la vera giustizia, unica ed imparziale, e non importa se sei ricco, povero, bianco, rosso, verde o nero. Le lancette del tempo scorrono dall’alba di una vita e prima o poi si fermano per tutti.
Il tempo però è una dote limitata, ed è spesso soggetto a infiltrazioni, strumentalizzazioni, manipolazioni. Con azioni pilotate che in alcuni casi si trasformano in veri episodi creati ad arte da “soggetti” che la Treccani definisce “carogne”. L’unica cosa in cui potremmo sperare è che il tempo di una vita non vada tutto in “fumo”. Purtroppo, proprio questo, del mio è stato “tempo perduto”.

Questo è il vero prezzo che si paga, per portare a termine un impegno, un progetto, un’idea, soprattutto quando nulla c’è di personale e tutto ciò che si fa non si compra con i soldi, ma si paga con il tempo che nella vita si dedica per raggiungere il fine. Sotto questo aspetto ho speso bene i migliori anni, pensando a tante persone e a molti giovani che grazie al loro impegno oggi lavorano ed hanno una famiglia. Tranne qualche scherzo della natura, che rientra tra i soggetti definiti dalla Treccani.

Faccio mio il discorso di Jose Mujica, che sulla felicità umana, afferma: non compro le cose con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. Spesso, continua lìex Presidente dell’Uruguay, per illuderci di aver ottenuto i risulti sperati, sprechiamo l’unico bene prezioso che possediamo. Per fare qualcosa che abbia veramente un valore, invece, aspettiamo, troviamo scuse, rimandiamo a “domani”. Ma alla fine arriverà quel giorno in cui di “domani” non ce ne saranno più e tutto il tempo che avevamo a disposizione sarà lì, a terra come sabbia che ci è scivolata dalle dita mentre eravamo distratti. E se non siamo stati bravi avremo davanti il tempo dedicato ad accumulare cose che non ci porteremo mai nella tomba, quello che abbiamo speso per impressionare persone che non ci hanno dato nulla in cambio e che ci hanno riempito la testa di chiacchiere inutili. E assieme a tutto questo ci saranno i sogni e i desideri che non abbiamo realizzato, le persone che non abbiamo conosciuto, le parole che non abbiamo detto, le cose che avremmo sempre voluto fare ma non abbiamo mai fatto.

E voi? quali cose avete scoperto svuotando lo zaino? Scommetto che vi siete imbattuti e trovato la zavorra più ripugnante? Qual è? L’avete presa, guardata bene, pesata e soppesata? Ve ne siete liberati? E’ inutile spendere tempo con l’origine o la causa di un inciso, che ha creato un momentaneo disagio o malessere, dobbiamo ignorarla anche se ha abusato del nostro tempo e si è fatto scudo della nostra pazienza.
Mi sono convinto, cari amici, che dovremmo spendere con maggiore parsimonia il nostro tempo, stando più attenti all’uso che ne facciamo, perché quello che ci rimane è il solo che avremo. E sta scorrendo.

Questa mia è destinata a tutti coloro con cui abbiamo fatto, poco o tanta strada insieme, per mettere su una struttura, controcorrente e poco attenta alle metamorfosi delle “mode”, ma convinta che si può vivere onestamente e nella legalità solo se viene rispettato il lavoro: “braccia rubate all’ozio, allo scoramento e alla sfiducia e, sempre più spesso alla disperazione”.

Mi rendo conto che il tempo della “parola”, appartiene ad un passato sempre più difficile da ricordare, q quando le stagioni erano puntuali e chiaramente distinguibili. Oggi invece è tutta una stagione senza distinzione degli elementi della natura e tutti si sentono cosmopolita. Ma imitando il “Santo” curioso, si rileva che la propensione, la visualità progettuale e le prospettive hanno lo spazio di un ombrello, e che la vita ormai è un “up”.

Haiiii…loro! No, haiiii…noi, camminiamo in un mondo che altri hanno già cambiato, che domandano ancora: “quanto tempo è per sempre? Niente! Ma la cravatta all’ultimo “grido” è stata abolita?? Non c’è più il “grido”. Il tempo è silenzioso e mentre ne parlavamo è già passato.