Nel Cuore la Terra

Gen 24, 2017 | Dalla Confeuro

NEL CUORE LA TERRA

Siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno, dobbiamo suturare le ferite della Terra. Nel romanzo del Pianeta, una virgola chiama l’umanità a scegliere e a decidere del futuro del mondo che diventa sempre più interdipendente e vulnerabile.
Bisogna necessariamente fare una scelta. O si conviene che la Terra è una comunità ricca di culture diverse ma scomunate dallo stesso destino, oppure solidarietà, equità e benessere sono le solite citazioni.
Se così fosse, rischiamo che le distanze tra ricchi e poveri diventino incolmabili, a tutto vantaggio dell’ingiustizia, dell’ignoranza e delle immani sofferenze causate da guerre cervellotiche. Urgono modifiche radicali ai nostri valori, alle istituzioni e ai modelli di vita.
L’essere di più e non l’avere di più. Noi siamo, nel contempo, cittadini di nazioni diverse e di un unico mondo.
Ci sono principi interdipendenti per un modo di vivere sostenibile che deve coinvolgere individui, associazioni, organizzazioni, società e imprese economiche, interessando anche i governi.

Si sta facendo riferimento:
A. Rispetto della vita e della terra in tutte le sue diversità;
B. Garantire le libertà delle conoscenze, delle responsabilità dirette e collegiali, agendo per il bene comune;
C. Promuovere la giustizia sociale ed economica in modo che chiunque possa aspirare a raggiungere uno standard di vita sicuro e dignitoso, ma ecologicamente responsabile.
D. Trasmettere alle generazioni future valori, tradizioni e istituzioni che sostengono lo sviluppo a lungo termine delle comunità umane ed ecologiche della terra;
E. Gestire l’utilizzo delle risorse rinnovabili come l’acqua, il suolo, i prodotti forestali e la vita marina, in modo da non eccedere il loro ritorno di rigenerazione e, nello stesso tempo, proteggere la salute dell’ecosistema.
F. Gestire l’estrazione delle risorse non rinnovabili, come minerali e idrocarburi, con razionalità, in modo da ridurre al minimo l’impoverimento per prevenire i danni ambientali;
G. Assicurare che nel processo decisionale, vengano affrontate le conseguenze a lungo termine, indirette, remote e globali delle attività umane.
H. Determinare l’accesso universale all’assistenza medica di sostegno alla salute umana, in simbiosi con l’ambiente come bene di tutti e per migliorare la qualità della vita delle persone.
I. Sradicare la povertà come imperativo etico sociale.
J. Garantire il diritto di accesso per tutti, ai beni di prima necessità – dall’acqua potabile, all’aria pulita, nonché la trasparenza ed un’equa distribuzione della ricchezza, ma prioritariamente il lavoro, nell’ambito di una migliore inclusione sociale.

LE REGOLE
– Rafforzamento delle istituzioni democratiche a tutti i livelli, per garantire responsabilità e trasparenza a livello di gestione amministrativa, compresa la partecipazione nei processi decisionali;
– Protezione del diritto alla libertà di opinione, espressione e dissenso, per una informazione chiara, indipendente e tempestiva e, soprattutto, veritiera;
– Lotta senza quartiere all’illegalità, alla corruzione e favorendo il processo di smilitarizzazione, con l’eliminazione delle armi chimiche e batteriologiche.
Mai come in questo periodo, nella storia dell’uomo, il destino ci obbliga a cercare un nuovo inizio. Tutto ciò richiede un cambio interiore del cuore e della mente. Richiede la presa di coscienza che la globalizzazione avanza, ma non la dobbiamo subire.
Facciamo in modo che il nostro breve cammino disegni impronte chiare e leggibili di un rinnovato e forte impegno per la verità, la giustizia, per i diritti indelebilmente cementificati nella terra, che coniuga tolleranza, libertà, pace per il presente e per le generazioni che verranno.
IL SOLCO
Il solco è un’apertura lunga e stretta, più o meno dritta e profonda, prodotta nel terreno con l’aratro mono o bi-vomero, o dall’acqua per il fenomeno dell’erosione. Il solco è una lunga fenditura più o meno ampia e profonda. Seguire, camminare nel suolo di qualcuno, uniformarsi a Lui o imitare le sue gesta. La libertà non scava solchi. Se cammini nel solco somigli a Lui e, proprio a Lui, devi dare conto.
Solo se si è liberi si avverte la sensibilità e la necessità di dare il proprio contributo teso a migliorare l’esistente!
I poveri non vanno strumentalizzati sull’altare dei mercati che hanno come fine unico il profitto, indipendentemente se si specula su chi ha e su chi nulla possiede. Spesso per dignità, dopo aver perso tutto, per scelta, in tanti preferiscono spengere la Luce.
L’iniquità, seguita dall’evolversi dell’internazionalizzazione, è sì causa primaria della non soluzione dei problemi che aggrediscono il mondo, ma è anche causa nefasta della fine del pianeta.
Il globo, nel complesso, è in confusione e gira male. Il termometro della salute è, proprio paradossalmente, il mondo agricolo. Infatti hanno avuto il sopravvento le politiche egemoniche dei grandi produttori nordici contenute nella PAC – Politica Agricola Comunitaria – basata sul protezionismo e l’interventismo. Proprio il ritiro dal mercato di milioni di tonnellate di derrate alimentari, testimonia l’inefficacia della PAC che ha favorito le mega imprese a danno dei piccoli agricoltori che producono cibo. Comunque, ad arricchirsi, le solite note dell’area Centro-Nord del Vecchio Continente, mentre al Sud, a scandire il tempo è solo la fame.

AGRICULTURA
L’agricoltura, in quanto attività di utilizzazione delle terre per ricavare derrate alimentari fresche e indispensabili, si trova in effetti ad essere il cuore dello sviluppo rurale. È così perché essa determina la sicurezza alimentare, influisce largamente sul rendimento della famiglia e, sostanzialmente, costituisce il reale barometro dello sviluppo in ambito rurale. Negli insegnamenti che rinvengono dalla storia, si rileva che le norme, i componenti e le attitudini dei popoli, influiscono sui mercati e prioritariamente su quello agricolo e il suo sviluppo.
Non ci sono dubbi che la crescita e lo sviluppo siano prima un fatto culturale e poi di impegno a produrre, ma soprattutto la rivalutazione dell’uomo – inteso come soggetto culturale, nel suo ruolo di motore del “cambiamento”.
La necessità di risolvere le cause strutturali del pianeta non può attendere, non solo per un’esigenza di riordino della società civile, ma per guarirla da una malattia che rende fragili, indigna ed è foriera di nuove crisi. La miseria, la vita come reietti, la perenne povertà, hanno bisogno di risposte vere, durature e risolutive.
I poveri dunque, sono il mezzo per allietare i mercati e legittimare la globalizzazione, alimentando ricatti, speculazioni e profitto indeterminato è l’opposto che aggredire “L’iniquità”.
Tra le cause del settore sviluppo c’è una mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa per la quale si richiede una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali e culturali. Si tratta, dunque, non soltanto di toccare le dimensioni essenziali dello sviluppo integrale dell’uomo, per uscire dalla crisi economica internazionale della quale siamo prigionieri, ma nel contempo, di trovare le vie e i mezzi per riemergere dalle sabbie mobili ereditate dall’incapacità dei tanti che hanno confuso il pubblico con il privato.
L’agricoltura è lo snodo del rilancio e la soluzione dei problemi di quella parte del mondo in preda alla fame, alla malnutrizione ed al basso tasso di scolarizzazione. Ciò significa analizzare la povertà nelle sue diverse sfaccettature:
– La povertà finanziaria, economica, materiale, alle quali si aggiunge, sempre più spesso, la sicurezza.
– La povertà sociale, come malattia di legame sociale tra povertà e solidarietà come carenza di valori etici tipo “resistenza”.
– La povertà politica come prodotto dell’esclusione dalle sfere e dai processi decisionali.
– La povertà simbolica, come elemento d’incapacità di dare senso a ciò che ci succede.
Lottare contro la povertà, significa dunque riconoscere la sua complessità, identificare le sue cause per sapere quali strumenti e quali azioni compiere.
Lo sviluppo agricolo non trova slancio senza la “cultura” che lo rende possibile. Nei fatti è la cultura che determina l’allocazione delle risorse, la gestione dei fattori di produzione agricola e orienta l’organizzazione ed il funzionamento dei vari settori di riferimento.
Cultura come consapevolezza che la produzione di cibo è necessariamente il picco della piramide della vita. Per il potenziamento in termini di quantità e di qualità dei prodotti alimentari necessari all’incremento dei popoli, una visione dell’uomo non come strumento o mezzo, ma come individuo dotato di una personalità che traduce culturalmente le scelte ragionate, badando a salvaguardare la natura e a preservare l’ambiente.

EMIGRANTI
Scoprire poi che i nostri cervelli vanno oltralpe la questione dei flussi migratori, sa molto di “ipocrisia”. Immagini raccapriccianti: barconi che affondano, morti innocenti che scappano dalla miseria, hanno paura delle guerre e sperano in un posto migliore come il giardino d’Europa, dove la fame c’è, ma la viene nascosta. Lo Stivale offre un’accoglienza che di meglio non si può, non per i profughi, ma si racconta che : tutto va bene per chi dovrebbe dare ospitalità e alloggio. I maligni sostengono traffico. ….!
Chi dà alloggio e ospita i nostri “migranti”? Sì, siamo il Paese dove l’emigrazione è cresciuta del 50% negli ultimi 10 anni. Un continuo andare oltre, lontani per lavoro o per fortuna, con in tasca il diploma e la laurea. Le nostre donne e tanti giovani, sono passati dai 3 milioni e 100mila iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – A.I.R.E. – del 2006, ai 4 milioni 650mila iscritti nel 2015. I nostri ragazzi migrano in Germania, Regno Unito, Francia, Irlanda, Venezuela, Cina ed Emirati Arabi.
Forse dare una risposta non solo ai giovani laureati meridionali, ma anche a molti diplomati del Nord del Paese, sarebbe un dovere dei tanti che si vantano essere potenza mondiale e democrazia occidentale. Un bagno di umiltà sarebbe salutare per l’Italia, da troppo tempo nelle mani di aspiranti statisti, che hanno fatto dello sciacallaggio mascherato, un mestiere redditizio.

PRESERVARE : AMBIENTE – TERRITORIO -TRADIZIONI
L’associazionismo, per reggere l’urto della smobilitazione, del disfattismo incostituzionale e della disintermediazione, deve andare oltre il “luogo comune”, nella consapevolezza che insieme si costruisce, ma bisogna farlo giorno dopo giorno. La democrazia per coloro che si comportano lealmente e nel rispetto delle regole, non si cancella per decreto.
Il tempo della protesta, sterile e fine a se stessa, è scaduto! Deve prevalere il credo nei valori Costituzionali, riordinando le fila di una proposta costruttiva, inclusiva e rispettosa degli altri, col contesto di un forte impegno nella società civile per ripristinare la legalità.
All’alba del Terzo Millennio insistere sulla rappresentanza finalizzata agli iscritti – nel primario gli agricoltori tra qualche anno saranno ridotti di due terzi, con il rischio fondato che al censimento del 2020 saranno meno della metà – è ormai riduttiva. Un comparto fine a se stesso, nell’ologramma del web non lo ritroveremo più da solo. La linearità sta lasciando il posto ai sistemi che sono pensati per interagire con altri simili, per poi tradurre il tutto in un’equazione complessa che interseca più linee che oggi sono ancora parallele. Insomma, anche se la constatazione è agghiacciante, attualmente tra le sigle dello stesso settore, la differenza consiste solo nel prezzo dei servizi.
I sistemi sono pensati per interagire, non più una fase o un prodotto, ma il “ciclo” dei servizi e le storie di più prodotti, sempre più in funzione dell’utilizzatore finale (dedurre, per esempio, che le professioni agricole che si strappano le vesti più per ricevere che per proporre, sono ormai considerate non utili, ma dannose dalle aziende sopravvissute a mezzo secolo di politiche scellerate che sotto false spoglie chiamano PAC).

SEMPLIFICARE E POTENZIARE
Meno cariche e incarichi, snellire i tanti “sindacalisti di carriera” – semplificare per costruire senza sacrifici per alcuni, o capri espiatori. Le strutture e gli apparati vanno modellati in proporzione alle esigenze, anche se i “totem” si atteggiano ancora come strumenti di burocrazia in grado di pilotare le decisioni.
Un risultato positivo, o negativo, dev’essere assunto in tempi brevi se non brevissimi e reso noto al momento. Anche la comunicazione ai cittadini deve essere chiara, così come in un linguaggio comprensibile vanno diffuse norme e regole per l’utilizzo dei servizi pubblici, anche di competenza degli enti locali. Rendere realmente pubblico ciò che viene spacciato per pubblico, con atti trasparenti è ormai d’obbligo. Rivendicare un diritto acquisito senza l’astensione dal lavoro ma semplicemente introducendo nuove forme di sensibilizzazione (per esempio per più giorni staccare le spine di Radio e TV di Stato), come atto civile di dissenso, senza creare disagi a gente che lavora e alle altre categorie non interessate. Organizzare eventi a porte aperte, per proporre o velocizzare la tempistica delle decisioni serie, ascoltando il parere di chi paga per avere un servizio pubblico efficace, ma sempre più spesso deve rinunciare per la superficialità nella gestione affidata ai nipotini del potente di turno. È tempo di fare una seria ed argomentata rivisitazione delle metodologie per portare all’esterno iniziative d’interesse generale,

TERRA E MENZOGNE
L’Unione Europea, oltre ai pezzi, perde gli addetti all’agricoltura. I dati EUROSTAT sono implacabili. Non sono rassicuranti, stando all’Istituto di statistica Europea, i numeri degli addetti agricoli in Italia non superano la soglia di 800mila unità. Confrontando ciò che riporta Eurostat, con i dati ISTAT dell’ultimo censimento agricolo 2010, in sei (6) anni hanno gettato la spugna circa la metà delle aziende rilevate nel 2010. Si tratta di circa un milione (1.000.0000) di soggetti che per ragioni diverse hanno preferito desistere. Del resto, i numeri snocciolati dall’agenzia, in capo alla Commissione Europea, ci dicono che solo il 30% degli agricoltori appartengono ai paesi dell’Euro Med, il resto sono di stanza per il 50% in Polonia e Romania. Appena il 20% nei restanti 18 partner. Per ultimo, oltre il 90% delle imprese agricole della UE, sono riconosciute nella fascia storica delle aziende a conduzione familiare.
Per logica deduttiva le risorse UE, destinate al sistema primario, andrebbero prioritariamente investite nell’agricoltura a conduzione diretta fonte reale di sostentamento dei cittadini d’Europa e, di un terzo della popolazione mondiale.
Stride però la destinazione delle disponibilità sempre a vantaggio degli agro-industriali, attenti più a speculare sul “cibo” per la deprecabile carenza di politiche nazionali e regionali di recepimento delle continue norme, anche se in parte opinabili, messe in piedi dai cartomanti di Bruxelles. Sono poco meno di – 500 milioni – le aziende agricole familiari nel mondo e danno da vivere a più di 2,5 miliardi di persone. Si tratta di aziende di ridotte dimensioni: “il 75% non supera 1 ettaro e solo il 2% i dieci”, che praticano l’agricoltura tradizionale. Un terzo della popolazione mondiale dipende da queste aziende.
Occorre che le aziende a conduzione diretta siano messe nelle condizioni di investire ed innovare per risollevarsi e uscire dalla spirale in cui l’hanno cacciata i moderni strateghi di una Europa che, ancora oggi, molti confondono come il pozzo dei miracoli. Bisogna ripristinare le buone pratiche colturali e creare le condizioni per ridurre le emissioni di CO2, riportando i terreni al giusto livello di carbonio, senza dimenticare la lotta alla desertificazione.
Tra poco meno di 35 anni la popolazione mondiale aumenterà di un terzo e, per tenere il passo degli incrementi demografici, la produzione agricola complessiva dovrebbe crescere esponenzialmente.
Occorre innovare la forza e il sistema lavoro, anche a livello planetario. I giovani, non vanno strumentalizzati come scudi delle coscienze dei tanti che si esercitano per scopo e non con finalità collettive. Il problema studenti c’è e resta fino a quando non cambieranno le politiche del sistema “scuola” che sono interconnesse con quelle del lavoro, aggiornando e modificando la concezione della Formazione e delle tecniche di apprendimento. Un ruolo cruciale spetta alla ricerca applicata, all’innovazione, alle nuove tecnologie ed ai nuovi canali di comunicazione.
Il mondo contadino di tutta Europa, deserto e in rovina, è la più evidente rappresentazione della decadenza di grossa parte dell’Unione Europea.
Il depauperamento è il risultato di politiche che hanno urbanizzato le campagne, rovesciando nelle terre tecnologie belliche, concimi, diserbanti insetticidi, anticrittogamici senza alcuna certezza dell’alto tasso di inquinamento dei cicli alimentari. Tra l’altro, le caratteristiche di non essere impresa, ma fondarsi come unità di produzione, hanno spinto sempre più le piccole aziende fuori da ogni logica di mercato e per ridotte quantità, orientate prima all’autoconsumo e poi con vendita del sovrappiù a privati e mercatini locali circoscritti.

NEI CAMPI
L’agricoltura contadina è cosa diversa da quella spinta per produzioni più di quantità che di qualità. Le imposizioni burocratiche non si addicono ai piccoli agricoltori, sono sacrosante per fabbriche e imprese che programmano, determinando a monte prodotti e profitto – spesso utilizzando manodopera non certificabile – per contenere i costi di produzione per poi conquistare un posto più favorevole in un mercato che privilegia la speculazione e il cabotaggio, senza distinzioni di provenienza dei prodotti, purché qualcuno li acquisti senza andare molto per il sottile.
Esattamente ciò che bisogna evitare proprio per le piccolissime aziende familiari, che si sentono culturalmente colonizzate e spinte a lasciare, con un gravissimo danno ecologico di identità e solidarietà.
La perdita di popolazione agricola nelle zone collinari e di montagna, gli alti e spesso incontrollati livelli di inquinamento del sistema industriale e la devastante crescita delle periferie dormitorio si intersecano per molti aspetti, al punto da sembrare fenomeni complementari, per via del desolante abbandono da parte della società civile, più attenta al modernismo mascherato dei fuochisti dell’era della digitalizzazione ad ogni costo.
Un’agricoltura in grado di migliorare l’ambiente è ormai una esigenza a livello planetario. Continuare a privilegiare i guadagni, a scapito della salute degli esseri umani, è un esercizio pericoloso, che compromette il futuro della Terra e delle nuove generazioni.

LA CONSULTA EUROPEA DEI PICCOLI PRODUTTORI AGRICOLI
Delle contraddizioni della PAC ci sono tracce indelebili, le persone che si dedicano alla coltivazione dei fondi hanno, in tutta la UE, un’età media intorno ai 58-63 anni ed i giovani scommettono nel primario solo come remota opportunità di costruire il loro futuro.
Onde evitare il depauperamento di quanto è tutt’ora in essere e per offrire – anche se non si può eludere la fuga di giovani specializzati e laureati dalle origini per ricercare nuove fortune e migliorare le condizioni di vita – concrete possibilità a coloro che guardano all’agricoltura, come sistema eco-agro-economico da innovare e sviluppare nel futuro prossimo con l’istituzione dell’Albo dei Piccoli Agricoltori d’Europa, nell’ambito della “Consulta europea dell’agricoltura familiare”.

QUALE DESTINO
Noi abbiamo dimenticato, non abbiamo più un passato. Tranne sporadiche ed occasionali celebrazioni, che rievocano in noi vaghe, distorte reminiscenze, prive di qualunque valore etico.
Ma si dice: chi non ha un passato non ha neanche un futuro. È vero, dopo aver assunto il ruolo di venditori di se stessi, poi quello di consumatori bisognosi, in questa terza fase, davanti non abbiamo più nessun ruolo, solo il bisogno, o forse il bisogno del bisogno. Siamo diventati residui speciali altamente inquinanti, ma per fortuna bio-degradabili. Woody Allen, tra i suoi infiniti aforismi, ha detto più o meno: “Siamo ad un bivio, da una parte la fine, dall’altra la disperazione…”.
Il destino può essere dunque concepito come l’irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia dell’intero cosmo, sia di ogni singolo individuo. Il concetto risale alla filosofia stoica che affermava l’esistenza di un ordine naturale prefissato nell’universo ad opera del Logos.
“Il destino invece può essere cambiato poiché esso è inerente alle caratteristiche umane: l’uomo “faber est suae quisque fortunae” (Ciascuno è artefice della propria sorte). L’unico arbitro del proprio destino è dunque l’uomo stesso.

INIZIATIVA COMUNE
Confeuro nell’immediato futuro, deve profondere le sue energie per mettere insieme forze del sistema Agricoltura e dell’indotto Agroalimentare per dare corpo ad un soggetto giuridico innovativo, aperto al contributo del mondo dei consumatori, del complesso comparto della distribuzione, nel contesto di una architettura socio-economica che deve favorire l’accesso al credito ed il ricambio generazionale. Un soggetto di tipo nuovo dove chi partecipa conserva la propria autonomia e può offrire il suo contributo a ciò che resta di un mondo che sta via via perdendo l’essenza e i valori prodotto dei sacrifici fatti dai genitori che si ritrovano figli inoccupati, ma esigenti, spinti dal vento del trasformismo per stare alla pari con gli altri.
Famiglie intere che vivono nella più assoluta povertà, devono rientrare tra le priorità di chi ha il dovere di intervenire, anche se pare preferiscano le cene conviviali degli amici che lucrano e si arricchiscono sulle disgrazie altrui.
Un Sodalizio in totale dissenso dalla globalizzazione e all’internazionalizzazione in atto, che antepongono il profitto alle esigenze ineludibili di sopravvivenza della maggioranza dei popoli del pianeta.
Un organismo di tipo alternativo, per creare spazi e agevolare il confronto tra giovani, ricercatori, medici, docenti, alimentaristi, cuochi, produttori di cibo, lavoratori, pensionati, promotori ed esperti in comunicazione, valorizzazione e commercializzazione, non solo dei prodotti della Terra, ma dell’indotto che si sviluppa, partendo dalla meccanizzazione, dall’uso di agenti chimici, fino al consumo delle derrate.
Una entità giuridica che ponga fine alla speculazione delle “filiere” che indisturbate manipolano prezzi e destinazioni a danno di produttori e consumatori. Un atto concreto per avviare un processo a tappe che potrebbe sfociare nel tanto invocato rinnovamento.
Un soggetto che affida alla proposta idee e indicazioni per creare spazi e agevolare il confronto tra consumo, mondo della ricerca e ad esperti in comunicazione, valorizzazione e commercializzazione, non solo i prodotti della Terra, ma di tutto il sistema alimentare che si sviluppa partendo dalla meccanizzazione, dall’uso di agenti chimici, fino all’arrivo dei prodotti sulle tavole. Un laboratorio delle idee operativo, dotato di personale e di strumenti idonei per verificare l’incidenza delle politiche di crescita nel contesto della distribuzione delle risorse pubbliche.
Confeuro, rinunciando a citare guasti e storture rilevabili dalle approssimazioni che caratterizzano le Istituzioni europee,

IMPEGNA
Con un atto d’indirizzo
IL PARLAMENTO EUROPEO
ad adottare una risoluzione

affinché il Consiglio dia seguito
alla istituzione della

CONSULTA EUROPEA DEI PICCOLI PRODUTTORI ED IMPRENDITORI
nel cui ambito normare

* L’ALBO *
DEI *PICCOLI *AGRICOLTORI
* * D’EUROPA * *

CONSIDERATO CHE:
Nella storia, anche recente, quando si è voluto far fiorire un’economia si è delineato un intervento del tipo “zona franca”. Nel caso dei piccoli agricoltori, la zona franca va intesa come esenzione da ogni forma burocratica a dai fantasiosi balzelli di tutte le attività dirette legate alle micro aziende agricole a conduzione familiare.

Tra l’altro si evince chiaramente che le piccole imprese agricole a conduzione diretta sono la fonte d’identità anche di coloro che non approfondiscono la provenienza degli alimenti che consumano, che la cultura contadina e i suoi protagonisti, per generazioni, hanno creato razionalmente le condizioni perché tutti potessero gustare le prelibatezze e i frutti unici della terra.

Il non aver capito che il migliore alleato della campagna è nella città, ha fatto sì che si scavasse un solco profondo tra culture diverse, ma accomunate dalle stesse difficoltà che si incrociano con la negligenza dei presuntuosi tuttologi autoreferenziali che stanno mortificando quel che resta di un mondo, sempre più bistrattato e abbandonato a se stesso. Una campagna viva può rendere vivibile anche le città, offrendo cibi sani e genuini, riproponendo la cultura della salubrità capace di riequilibrare la deriva chimica che ha reso l’uomo delle città un semplice ruminante solo per esigenze fisiche. Una campagna morta senza sentimenti, sempre più utile alle più becere forme di tecnocrazia, legate ancora di più al vecchio concetto dell’indispensabilità di riempire scartoffie, per fare cassa,

VALUTATO CHE:
Pretendere di salassare gli unici soggetti che popolano ancora la “campagna” come luogo da preservare, costringendoli a passare oltre che da quelle di Stato, anche dalle forche “caudine” dei professionisti di Bruxelles è una scelta tanto inutile che anacronistica, atteso che, i burosauri, si esercitano nelle più sbalorditive forme punitive che vanno oltre la barriera più impensabile di ogni superiore intelligenza di un lunatico Marziano.

PRESO ATTO CHE:
Nell’Unione, gli agricoltori che vengono considerati appartenere all’agricoltura familiare, sono in assoluta maggioranza, e quindi in Europa prevalgono i produttori che conducono direttamente le aziende, e ineludibile, modificare l’architettura della PAC oggi tesa a favorire le grandi aziende orientate alle monoculture, funzionali alle agro-industrie multinazionali, il cui approvvigionamento è costituito da materie prime importate dai paesi a basso costo di manodopera.
REGISTRATO CHE :
Non spetta agli agricoltori spiegare ai 550 milioni di cittadini europei come e perché ben il 50% del bilancio UE, invece di destinarlo a chi dimostra la volontà di lavorare nei fatti la terra per apparecchiare le tavole dei cittadini del vecchio continente, le risorse, sono sempre più appannaggio delle lobby che spopolano nella Capitale belga con il chiaro intento di esercitare pressioni sui labili funzionari dei palazzi.
Mentre le attese sono per una Politica Agricola Europea mirata a salvaguardare quanto già c’è, con indirizzo propulsivo a tutela dell’ambiente ed a migliorare le qualità dei prodotti, affidando compiti e responsabilità alle piccole aziende condotte direttamente e permanentemente dagli agricoltori e da piccoli produttori agricoli che producono cibo di qualità superiore, premiando chi ancora, coraggiosamente, risiede in campagna svolgendo anche il ruolo di “guardiano” della natura.
Valutato quanto sopra e preso atto dei dati e dei numeri snocciolati dall’Ufficio europeo di statistiche EUROSTAT, rinunciando a citare guasti e storture rilevabili, si riporta in sintesi l’articolato:

* L’ALBO *
DEI *PICCOLI *AGRICOLTORI
* * D’EUROPA * *
Articolo 1.
È istituito L’ALBO DEI PICCOLI AGRICOLTORI D’EUROPA.

Articolo 2.
Si intende per piccolo agricoltore o produttore agricolo un soggetto che conduce e coltiva direttamente un’azienda agricola o un appezzamento di terreno con Superficie Agricola Utilizzata – SAU – non superiore ai 2 h (due ettari) e non inferiore ad 1/4 di ettaro e con un reddito aziendale non oltre i 16.000/00 € (sedicimila euro) all’anno, indipendentemente dal numero del nucleo familiare.

Articolo 3.
Gli stati membri si assumono i costi degli oneri contributivi pensionistici e prevido-assistenziali, come riconoscimento dell’alto valore, “bene comune” dell’opera che, quotidianamente, assicurano i piccoli agricoltori anche nel difficile compito di “guardiani e tutori della natura”.

Articolo 4.
Entro 180 giorni dalla pubblicazione del Regolamento del Consiglio dei Ministri Agricoli della UE, che istituisce L’ALBO DEI PICCOLI AGRICOLTORI D’EUROPA, produttori, conduttori diretti di aziende agricole, piccoli agricoltori, con i requisiti di cui all’articolo 2 – del presente regolamento – possono presentare domanda di iscrizione all’albo con dichiarazione sostitutiva dell’atto notorio nel quale vanno indicati i dati catastali della SAU, l’indirizzo produttivo e il reddito aziendale annuo.

Articolo 5.
Gli uffici del Commissario Europeo, con delega all’agricoltura entro 90 giorni dalla ricezione delle domande, pubblica sui siti e portali istituzionali “l’Albo dei Piccoli Agricoltori d’Europa”, in ordine alfabetico, per Stato membro di appartenenza.
Saranno gli Stati che compongono l’Unione Europea a farsi carico dei controlli e delle eventuali sanzioni, con un provvedimento di ricezione del presente Regolamento, nei modi e nei termini della legislazione vigente.

Articolo 6.
I piccoli produttori agricoli e affini, con l’iscrizione all’albo saranno esentati dal pagamento di ogni onere fiscale e tributario, nonché la possibilità di accedere volontariamente al Fondo Europeo dei Piccoli Agricoltori e affini, le cui disponibilità saranno finanziate con i fondi del bilancio europeo, destinati alla PAC.
Nell’ambito dei pilastri della Politica Agricola Comunitaria sarà istituito il capitolo “Politiche di Sostentamento e Preservazione dell’Ambiente Rurale e la Salvaguardia dei Beni Naturali” – PSPASN -.
Le risorse destinate al Greening vengono trasferite al “Fondo Europeo dei Piccoli Agricoltori”. I Piccoli Agricoltori che presenteranno un piano quinquennale di Tutela, Salvaguardia e Sviluppo, inteso come utilizzo di energie alternative e di mezzi innovativi, otterranno a cadenza annuale l’accredito in automatico sulle rispettive coordinate bancarie. La rendicontazione consiste in un’autocertificazione contemplata dalle norme civili e penali dello Stato di cittadinanza. I finanziamenti sono soggetti al controllo di cui al precedente articolo 5.

Articolo 7.
Al fine di meglio garantire la gestione e la funzionalità dell’Albo dei Piccoli Agricoltori d’Europa ed affini, è costituita, LA CONSULTA EUROPEA DELL’AGRICOLTURA FAMILIARE. Della Consulta fanno parte le organizzazioni attive negli Stati membri, che annoverano nella compagine sociale, un numero di piccole aziende agricole e piccoli agricoltori non inferiore a 10mila unità, i cui riferimenti si riscontrano nell’albo di cui all’articolo 1. del presente regolamento.
La Consulta, si strutturerà autonomamente ed opererà con le risorse rese disponibili dagli organismi giuridici, costituiti nei canoni delle normative di ogni Paese partner dell’Unione. Il Regolamento per la funzionalità della Consulta, sarà al vaglio del Commissario Europeo all’Agricoltura che, dopo averne constatata la regolarità ed il rispetto delle regole democratiche, lo condivide e con un provvedimento direttoriale lo rende pubblico.

Alla Consulta non partecipano le ONLUS e/o altre associazioni o comitati di volontariato e di utilità sociale, già soggette ad altre norme. La Consulta sarà operativa solo dopo la pubblicazione dell’Albo dei Piccoli Agricoltori d’Europa e affini.

Fatti salvi i controlli ed i provvedimenti di cui alle normative comunitarie in materia.

La presente risoluzione impegna altresì la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ad esprimere parere vincolante e rafforzativo, che sarà votato in seduta plenaria.