NIENTEPOPODIMENO…UN ESEMPIO DA IMITARE … (Iniziativa Comune)

Gen 24, 2019 | Dalla Confeuro

Chi ci dice che dissentire dall’azione del governo non è democratico, addirittura gli adepti sui social scrivono: “bravi, bravissimi, come voi nessuno, se ci credi, batti mi piace e poi – scrivi un commento – condividi – Se dissentire è antidemocratico, non farlo spiegateci cos’è? Come si può definire questa forma tanto cara ad alcuni personaggi che si dicono di piazza e vivono il palazzo?
E state zitti e almeno per una volta seguite la lezione! Il sig. ministro: «Ho fatto quel che avrebbe fatto un buon padre di famiglia». Termine del quale il nostro “faro degli interni” usa per rimarcare i suoi valori tradizionali e per affermare che in lui non c’è nessun astio e nessuna acrimonia contro coloro che richiedono asilo perché scappano dalle guerre e dai neo giustizieri che per un’oncia di potere ammazzano chiunque osi ribellarsi. Il ministro quando usa la cinghia, lo fa per il bene comune, come farebbe un buon padre di famiglia.
Ormai la usa abitualmente come ha fatto per smantellare il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo al Porto, alle porte di Roma, il secondo più grande d’Italia, con i 550 ospiti. Il buon padre di famiglia dice che costava troppo, che era inutile, che i migranti andavano smistati altrove «coi soldi degli italiani». Fin qui il ragionamento non fa una piega, anche se per uno Stato come l’Italia con una spesa pubblica da 1000 miliardi e con un debito sul quale pesano solo di interessi circa 80 miliardi di euro le spese per il centro funzionante e ben attrezzato sono l’equivalente di un nichelino in tasca.(0,0005% della spesa globale).
Ma il buon padre di famiglia, giustamente per chiudere alle porte di Roma, il Centro di Accoglienza ha dato un preavviso di sole 48 ore, perché costava troppo, poi per risparmiare ha mandato l’esercito a sgomberare, sempre a spese degli italiani, come se fosse un covo di terroristi e non un centro gestito da religiosi, una realtà definita d’eccellenza, apprezzata anche dai cittadini del posto e che dava lavoro a più di cento persone.
Sgomberati e sparpagliati come bestie, senza destinazione donne e bambini scacciati in mezzo alla strada, per significare le premure del buon padre di famiglia! Cosa volete, anche se questo signore a libro paga degli italiani non s’è accorto, che involontariamente ha creato molti disoccupati!
Forse sta già pensando di chiedere agli alleati di provvedere con il Reddito di cittadinanza!!
Lui, che si dice tanto attento al lavoro e alla sua dignità, non si è preoccupato di comunicare ai richiedenti asilo la destinazione tant’è che hanno preso tutti la strada per la Stazione Termini, ignari del loro destino, profughi per due volte nel Paese dove avrebbero dovuto cessare di esserlo.
Tutto questo, il buon padre di famiglia pare l’abbia fatto per gli italiani, suoi figli prediletti. L’ha fatto nel nome della loro paura, della loro ostilità verso lo straniero, del loro astio verso l’invasore che viene da lontano a levare il pane di bocca agli ultimi. Nasce dopo questa operazione di rastrellamento una forma di capro espiatorio, altrimenti come giustificarel’uso di battaglioni di “paracadutisti”.
Peccato che questa mossa geniale – ci auguriamo la prima di una lunga serie, che potrebbe produrre più insicurezza, coi richiedenti asilo per strada, e pure più marginalità e più povertà, con centinaia di lavoratori disoccupati. Bisogna che vi convinciamo che dopo questa operazione prende piede una forma virtuale di “capro espiatorio”, altrimenti come giustificare le maniere forti di fronte al disordine da lui stesso generato. Perché il buon padre di famiglia, nella sua più cristallina accezione paternalista, ha un solo desiderio: essere indispensabile per i suoi figli.
A ben guardare lo sgombero di Castelnuovo è tutto quello che un “buon padre di famiglia” non farebbe mai!!
I migranti trasferiti non si sa dove dalla sera alla mattina, 100 famiglie senza stipendio, bambini che devono abbandonare la scuola. Tutto per risparmiare due soldi, e far vedere che “la pacchia è finita”.

Gruppo di cooperazione e di Proposte