RIPENSARE LA PAC PER SALVARE LA BIODIVERSITA’

Mar 26, 2018 | Dalla Confeuro

Le Terre d’Europa, si stanno sempre più spopolando! Ma gli uomini non sono i soli che senevanno. Qualcuno borbotta altri imprecano!
Le solite lagne, si sentono rispondere dalle Organizzazioni nate e pagate proprio per essere tutelati, purtroppo l’impressione che si ricava è che sono più interessate al commercio e meno, molto meno,
quasi per niente a produttori di derrate alimentari.
Tra i tanti, negli ultimi anni si sta verificando un fenomeno che deve preoccupare chi impone, “sceglie e vincoli” senza capire di cosa parla e cosa si sta facendo. Stanno vertiginosamente scomparendo anche gli uccelli con una sistematicità impressionante dalle campagne del vecchio continente.
A parlare per la natura è il silenzio, il cinguettio di un tempo si è volatilizzato perché gli uccelli non si riproducono con le cadenze abituali e più di una specie si sta definitivamente estinguendo
Nei giorni scorsi in Francia, sono stati presentati i risultati di due importanti studi scientifici condotti dal Centre national recherche scientifique (CNRS) e dal Muséum national d’Histoire naturelle (MNHN), che dopo oltre 15 anni di studio, sono giunti alla stessa conclusione: “gli uccelli della campagna stanno scomparendo a una velocità vertiginosa. In media, le loro popolazioni si sono ridotte di un terzo in 15 anni. E vista l’accelerazione delle perdite negli ultimi due anni, questa tendenza sembra lontana dal ridursi”.
Nel merito Il primo dei due studi è stato condotto a livello nazionale con un programma scientifico partecipativo, gestito dal Muséum national d’Histoire naturelle, chiamato STOC (Suivi Temporel des Oiseaux Communs) che produce degli indicatori annuali sull’abbondanza delle specie in diversi habitat (foresta, città, campagna, ecc.).
Lo studio ha evidenziato che a partire dagli anni ’90 c’è stata una diminuzione delle popolazioni di uccelli che vivono nelle aree agricole. In 15 anni, le specie specializzate di questi ambienti, come l’allodola, la sterpazzola o l’ortolano, hanno perso in media un individuo su tre. E le cifre mostrano che il declino si è intensificato nel biennio 2016-17.
Questi dati sono stati confermati da un altro studio che ha evidenziato come in 23 anni tutte le specie di uccelli che abitano in una determinata zona agricola hanno visto diminuire la loro popola
zione: l’allodola ha perso il 35% della sua popolazione (più di un individuo su 3) e le pernici si sono quasi decimate perdendo 8 individui su 10 su dieci.
Le cause del declino concordemente sono determinate dal calo degli insetti riconducibile alle pratiche agricole adottate. La causa principale è la sovra-concimazione col nitrato (per avere del grano superproteico) ed è divenuto generalizzato l’utilizzo dei neonicotinoidi, pesticidi neurotossici molto persistenti.
Un calo degli insetti che è stato analizzato e confermato anche in Germania, con un lavoro pubblicato ad ottobre 2017 sulla rivista PloS One.
La diminuzione degli insetti si riflette negativamente su tutte le specie insettivore, ma anche su quelle granivore che hanno una fase insettivora all’inizio della loro vita. A questo si aggiunge anche un degrado ambientale generalizzato: “Ci sono meno insetti, ma ci sono anche meno piante selvatiche e, quindi, meno semi che sono una fonte maggiore di nutrimento per numerose specie di uccelli’. Il fatto che gli uccelli stiano male indica che è l’insieme della catena trofica che sta male. E questo include la microfauna dei suoli, vale a dire ciò che li rende vivi e permette le attività agricole”.
Questa situazione si riscontra in tutta l’Europa e quindi è necessario che la PAC – Politica Agricola Comunitaria venga ripensata e adattata per invertire la tendenza alla scomparsa di molte specie volatili e quindi lo stesso eco sistema è pesantemente compromesso!
L’unica soluzione che può produrre un effetto tangibile e cambiare le pratiche agricole in tutta l’Unione Europea. È un dovere della Politica salvaguardare la BIODIVERSITA’. Questo non è un problema degli Agricoltori, ma il cambiamento dei sistemi produttivi e dei modelli colturali nelle campagna deve passare necessariamente proprio per gli agricoltori.