SANT’ISIDRO AGRICOLTORE

Ago 8, 2017 | Dalla Confeuro

Sant’Isidoro, nostro protettore, tu che da umile agricoltore, hai avuto la saggezza di guardare tutto dall’alto discernendo il peccato dal giusto, perdonami se ancora una volta mi rivolgo a Te.
Tu protettore dei contadini, sai che sono fiero di essere figlio della terra e, che avrei voluto evitare da semplice peccatore, di chiedere ancora una volta la Tua attenzione.
Ciò che desidero è comprare un paniere colmo di “fiducia e pazienza”.
Anche quest’anno mio padre e i miei fratelli sono tristi, nell’aria il solito ritornello: la campagna va male, sono mesi che non piove, la terra brucia e il raccolto non promette nulla di buono. Non voglio tediarti, giuro che non ti chiederò più niente, purtroppo anche in questo 2017 le lacrime sostituiscono il sorriso e lo sguardo ricade per terra.
Mio nonno mi diceva sempre: “Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere”. Non dimenticare che: “primo grado della saggezza è sapere tacere; il secondo è parlare poco, essere rispettoso, con modi garbati e rimanere sempre te stesso”
Mentre in campagna stiamo soffrendo, niente grano, poco mais, frutta non raccolta e marcita sotto l’albero, pomodori bruciati e grandinati, compreso il campo di melanzane, le mucche non fanno più latte, senza falsa modestia, anche quest’anno, abbiamo perso tutto e nessuno ci da retta.
Anche in televisione e su tutte le reti si conferma, che tutto brucia, il Paese è in fiamme, manca l’acqua e che per la siccità, il Ministro e il Governo ci stanno pensando, forse faranno qualcosa, minestra riscaldata al sole, per contenere i costi.
Poi però si capisce dalle immagini che è proprio tutto il mondo che va a rotoli, ma il perché non è chiaro, si sente parlare di: Trilaterale, il Meccanismo Europeo di Stabilità, fiscal-compat, debito pubblico, Nuovo Ordine Mondiale, Poteri Forti, globalizzazione e perfino i nuovi vaccini? Sanno tutti che a produrli sono le multinazionali farmaceutiche che vogliono guadagnare di più, anche se dai vaccini derivano patologie ancora peggiori di quelle che dovrebbero evitare”.
E poi si ascolta la solita la frase che sta bene con tutto, un po’ come il nero: “Tanto, ci fanno sapere solo quello che vogliono loro”. Senza mai specificare, diamine, chi siano questi famigerati “loro”.
Solo tu puoi fare qualcosa. Tu che sei alla corte di colui che una volta disse con convinzione “Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potreste dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso vi obbedirebbe, e niente vi sarà impossibile” (Matteo 17,20).
E poi tu sei con chi ha un’arma invincibile: lo Spirito.
Puoi farlo volteggiare sopra le testoline dei potenti, complottisti, arrabbiati e livorosi facendo cadere qualche goccia di sapienza, o di intelletto, o di scienza, o di pietà, o di fortezza. Insomma, ci siamo capiti. Non hai che l’imbarazzo della scelta.
Che c’entra la fede? Non voglio farla lunga, però se c’è tutta questa paranoia sociale, quest’invidia rancorosa che avvelena il dibattito e fa regredire la convivenza civile alla giungla, è perché nessuno si fida più di nessuno e tutti si spiano a vicenda.
Questo comportamento sta creando le condizioni per scrivere la parola “fine” dell’agricoltura e degli agricoltori; la cultura dell’invidia e del sospetto, allontana dalla propria terra coloro che credono ancora nelle cose semplici e rispettano il prossimo senza cadere nella dimenticanza e poi nella totale Indifferenza.
La fiducia è la sola cura che io conosca per combattere la paura ed evitare di finire a brandelli.
Ogni giorno per andare al lavoro, per mangiare, per muoverci, per vivere, compiamo una serie infinita di atti di fiducia. Ci affidiamo agli altri, al medico che ci cura, al muratore che ha costruito la nostra casa, al cuoco che ci fa mangiare, al pilota che ci deve portare lontano. D’accordo, forse diamo fiducia non perché lo vogliamo, perché davvero ci fidiamo, ma perché non possiamo farne a meno. Ma se non facessimo così che cosa accadrebbe?
E non è vero, come dicono i tuttologi, che la fiducia si dà solo alle cose serie, la fiducia si dà a molti, forse non a tutti, e comunque quasi per obbligo, perché la fiducia ci fa vivere. E morire, talvolta.
Nessuno salirebbe sull’autobus temendo che l’autista sia ubriaco, nessuno andrebbe a cena se pensassimo che il pizzaiolo volesse avvelenarci. Vivremmo paralizzati, non ci alzeremmo dal letto.
“La fine del mondo è quando si cessa di aver fiducia”, diceva sempre mio nonno, ma non avrebbe potuto dirlo meglio. E poi non fidarsi di nessuno è altrettanto stupido che fidarsi di tutti.
Ci sono regioni costrette a vietare per legge l’accesso al nido ai bambini che non hanno fatto tutte le vaccinazioni obbligatorie. Ci sono bimbi finiti in ospedale a causa delle fisse vegane dei genitori e giudici costretti a togliere la patria potestà ai suddetti genitori. Ogni giorno c’è un complotto da cui difendersi, un potentato oscuro che non ce la racconta giusta, un fronte di liberazione a cui aderire, dalle mamme unite contro i pidocchi ai liberisti del sapere.
Sono tutti arrabbiati, tutti invidiosi del campo del vicino. Proprio Tu Isidro, Protettore di tutti gli Agricoltori e anche dei Contadini, non mi domandi perché insieme alla fiducia chiedo anche un sacco di pazienza?
Occorre proprio tanta pazienza per salvarci dall’Italia dei livori, dagli avvelenatori seriali di pozzi e di acquedotti, dalle legioni di diffidenti rancorosi, dagli invidiosi, dai presuntuosi, dai rottamati e dai rottamatori.
Tu sai bene che noi agricoltori viviamo ai margini del mondo e che il nostro é uno strano mondo, fatto di impegni presi e non mantenuti, di promesse scritte e poi modificate, privazioni, sacrifici, di fede e di fiducia, se non ci armassimo di pazienza, non resisteremmo ad aspettare un anno, perché qualcuno s’accorge che ciò che mangia e dono di Dio, dispensato dalla nostra opera, non resisteremo all’assenteismo della politica né all’ingordigia di dovrebbe agire per noi e, soprattutto, salvarci dalla post-verità, tu che sei la verità.

ORGOGLIO CONTADINO