SENTINELLE VOLONTARIE PER L’AMBIENTE

Lug 5, 2018 | Dalla Confeuro

Con il “governo del cambiamento” che dovrebbe attuare il “Contrato” pentalegastellato, tra le priorità si legge di tematiche importanti, a volte condivisibili, ma per trovare cosa ne pensano della natura e dell’ambiente i nuovi decisori, uomini di Stato, diventa un’impresa capire quali impegni intendono assumere e come considerano in una scala di valori gli effetti collaterali che fanno vittime proprio dei cittadini, meno informarti, indifesi, ma popolo che fa comodo alle strumentalizzazioni di soggetti politici riciclati!
Una costatazione è d’obbligo: gli italiani considerano la tutela della natura e la conservazione dell’habitat, quasi un inciso rispetto al lavoro, immigrati, vitalizi e finanziamenti ai partiti.
Insomma nelle nostre teste entra l’universo, ma nessuna priorità per la tutela ambientale. Di tanto di recente si è discusso in occasione dell’EcoForum sull’economia circolare a Roma.
I risultati sono allarmanti, tra le 3 priorità per l’Italia (appena l’8%) e le altre risposte: quasi 8 volte in meno del lavoro (62%), più di 4 volte meno dell’immigrazione (36%), della riduzione dei costi della politica (31%) e della riduzione delle tasse (27%). Persino la lotta al terrorismo è indicata come questione prioritaria dal doppio degli intervistati.
Se è vero che in democrazia non ci può essere governo migliore degli elettori che l’hanno eletto, lo scenario si fa desolante. E lascia poche speranze sulla sensibilità ambientale del nuovo Consiglio dei ministri.
Comunque le urgenze ambientali indicate dagli Italiani, quello dei rifiuti sta a cuore a 1 italiano su 5: i rifiuti vanno bruciati o in discarica o inviati ai termovalorizzatori.
Solo una minoranza degli italiani (il 28%) ritiene che il riuso di un prodotto sia la strada migliore per ridurre la produzione di rifiuti.
Non tutto è nero, per fortuna anche se minoritari, ci sono gruppi organizzati che vedono la luce in fondo al tunnel.
Di recente, si registra nascita della rete europea dei “medici-sentinella per l’ambiente”, che monitorano una serie di patologie mettendole in correlazione con la tutela dell’ambiente e i cambiamenti climatici. Il tutto è scaturito dall’evento organizzato da Isde Italia (Società internazionale dei dottori per l’ambiente) e Heal (Alleanza per la salute e l’ambiente), con il supporto di Regione Toscana.
Anche negli ambienti della ricerca ci sono iniziative che a monte hanno fine scientifico innovativo, tanto che i ricercatori dell’Enea di portici pensano che le aziende agricole potrebbero adottare l’architettura a doppio stadio anche se esistono già, però utilizzano il sistema idroponico. Mentre il simulatore allo studio a Napoli si basa sulla coltivazione su un substrato solido di tipo naturale, quindi ha un impatto minore a livello ambientale, è più sostenibile”.
Anche perché l’idroponica utilizza acqua e sali di concimazione che devono avere una certa purezza, mentre nell’esperimento pratico de Enea, serve poca acqua e non necessariamente di qualità eccelsa, e naturalmente non fanno uso di concimi. Tuttavia, l’idroponica è molto più produttiva”.
Sistemi sempre più al naturale, ma l’emergenza ambientale è onnipresente, ne deduciamo che manca la volontà politica!
“Non c’è la volontà politica di affrontare seriamente l’emergenza ambientale. A tanti anni di distanza manca ancora una mappatura precisa dei siti più a rischio, e questo complica ulteriormente ogni azione. Per ridurre e debellare l’inquinamento ambientale, il nostro è un tentativo organico di accendere un faro scientifico su un problema ambientale di dimensioni planetarie. “I disastri del passato non si possono cancellare, ora si tratta di provare a limitare i danni per le future generazioni”.
Un fattore dominante che viene trascurato è lo spietato individualismo di mercato che ha eroso qualsiasi senso di comunità.
Abbiamo tutti in un modo o in un altro contribuito a creare una società in cui il materialismo predomina sull’impegno morale, in cui la rapida crescita che abbiamo raggiunto non è sostenibile del punto di vista né ambientale né sociale.
Proprio l’individualismo ha permesso lo sfruttamento di persone inconsapevoli e vulnerabili e creando sempre maggiori differenze sociali.
Il mercato ha alterato il nostro modo di pensare. L’inarrestabile ricerca del profitto e la mobilitazione del perseguimento dell’interesse personale non hanno certamente creato la sperata prosperità. Hanno invece contribuito al decadimento morale.
Più in particolare, le istituzioni hanno scoperto che alla base della piramide c’era il denaro ed hanno fatto tutto ciò che potevano per spostare questa ricchezza verso il vertice, senza alcuna possibilità di redistribuzione.
Nel momento in cui il fine ultimo è diventato il denaro, non c’è più alcun limite ai comportamenti degli individui, specie di quelli che detengono un potere economico e finanziario.
La sfida, se proprio i nuovi avventori che hanno popolato i palazzi del potere, insistono sul cambiamento è riscrivere l’agenda delle priorità,
La vita del pianeta, forse è più determinate anche per i guerrafondai che sono in cerca di pretesti nell’illusione di trasformarli in proseliti.
Biasimarli sarebbe troppo.