TERZO TEMPO. UNA PENSIONE EUROPEA

Giu 23, 2017 | Dalla Confeuro

L’esigenza di creare un percorso di solidarietà tra le persone mettendosi alla prova dell’innovazione non è rinviabile perché proprio nella fase dell’allungamento della vita noi pensionati viviamo una duplice sfida: dare senso all’invecchiamento attivo e tutelare la non autosufficienza. Una seria revisione delle politiche sociali è indispensabile alla tenuta della necessaria coesione sociale del paese e che senza tutela delle fasce deboli l’Italia non potrà garantirsi i presupposti dello sviluppo necessario.
Si tratta di garantire nuovi servizi ai pensionati a partire dai consumi e dall’accesso ai servizi, valorizzando la forza della mutualità e l’enorme potenziale del lavoro volontario degli anziani e dei pensionati. È ora di smettere di fare cassa sulle pensioni, si è detto che non sarebbero state toccate. Ma nei fatti quelle delle persone normali sono state toccate talmente tante volte, e così ingiustamente, che non la possiamo considerare una gentile concessione.
Oggi l’aspettativa di vita in termini assoluti si è allungata, ma sbagliano coloro che la considerano un “costo” da pagare ma al contrario è un grande fattore di sviluppo! Come si fa a non comprenderlo? Investire nel welfare permette da un lato di dare delle risposte concrete alle persone che ne hanno bisogno e, dall’altro, consente di promuovere occupazione.
“La qualità di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel sociale. La longevità è considerata una benedizione diffusa e deve essere vista come un dono da apprezzare e valorizzare. Eppure spesso la società, dominata dalla logica dell’efficienza e del profitto, non lo accoglie come tale; anzi, spesso lo respinge, considerando gli anziani come non produttivi, inutili.
La democrazia partecipata non rimarrà un miraggio se sarà praticata e vissuta dagli anziani. Ma la cittadinanza attiva non è solo un contenitore, una metodologia o uno strumento, è anche e soprattutto una filosofia, una visione della vita, un’ideologia. Gli anziani, per una questione non solo anagrafica, credono nei valori della Costituzione italiana, nei diritti fondamentali, che nessuno deve metterli in discussione.
Auspicare l’“invecchiamento attivo” senza porsi anche i problemi che riguardano le nuove generazioni sarebbe limitativo, parziale, inadeguato con il rischio di lasciar crescere un conflitto intergenerazionale dagli esiti imprevedibili.
Perciò occorre innanzitutto rimuovere le infondate accuse, palesi o subdole, verso le persone anziane le cui colpe sarebbero l’allungamento della vita media e con essa del periodo di pensionamento con la conseguente crescita dei costi di welfare (pensioni, servizi sanitari, assistenza, ecc.): l’allungamento della vita è invece un successo, ciò che va riformato è il sistema previdenziale e pensionistico italiano squilibrato all’inverosimile.

Le cause vere e strutturali del conflitto tra le generazioni, risiedono invece nei macroscopici mutamenti demografici nei quali è evidente l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione delle nuove generazioni dovuta ai profondi mutamenti, l’assetto economico delle famiglie e l’assenza di qualsiasi politica di sostegno.
Per costruire una società per tutte le età è necessario che le istituzioni e i gruppi interessati si prendano l’impegno di creare nuovi modi dell’organizzazione sociale, per assicurare un futuro più equo e sostenibile per tutte le generazioni e contrastare l’attuale crisi economica e sociale. Un largo coinvolgimento della società civile nel processo decisionale, a tutti i livelli, è la garanzia per costruire un’Europa fondata sulla democrazia, la trasparenza e la partecipazione.
Solo un dialogo costruttivo che impegna seriamente le istituzioni europee, ad intensificare l’interesse e le azioni in favore dei cittadini anziani e la riformulazione di un nuovo Trattato costituzionale europeo per dar vita a un Parlamento e un Governo con pieni poteri decisionali, favorendo, inoltre, l’accesso degli anziani a cure di qualità, alloggi adeguati, il diritto di crescere e invecchiare in buona salute fisica e mentale, creare mercati del lavoro capaci di rispondere positivamente alla condizione di lavoratore over 50, coinvolgere le persone anziane in tutti i processi politici e di ricerca che li riguardano, garantire l’accesso universale a beni e servizi, in particolare in un ambiente confacente all’Ict, alla mobilità e ai servizi, con la garanzia di proteggere il diritto per tutti di vivere e morire con dignità.
Siamo convinti che sia arrivato il momento di costruire una Unione europea per tutte le età, affinché le politiche e le attività europee assicurino:
1. Promozione delle pari opportunità per tutti e diritti umani per le persone anziane.
2. Sostegno al diritto per tutti di crescere e invecchiare in buone condizioni mentali e fisiche.
3. Accesso a beni e servizi, in particolare ad un ambiente urbano sostenibile, alla mobilità e servizi pubblici facili e accessibili.
4. Un adeguato, equo ed efficiente stato sociale europeo.
5. Il coinvolgimento delle persone anziane in tutte le politiche e le ricerche che li riguardano.
6. La difesa del diritto delle persone anziane a vivere e morire con dignità.
7. Una Pensione europea, equa, dignitosa, agganciata ai cambiamenti socio – politici – economici e alle esigenze del popolo della 3° età.
Ripercorrere le liturgie degli ultimi anni non ha senso, è necessario piuttosto portare le vertenzialità sindacali a livello europeo, maturando la consapevolezza necessaria per ripartire dal mutualismo e l’autorganizzazione dei servizi sociali del Vecchio Continente messi a dura prova da una crisi che va sempre più accentuandosi, solo per i poveri e per i pensionati che vivono in condizioni vergognose.
Solo ripensando l’impegno europeo, in un nuovo modello di partecipazione diretta dei singoli Paesi partner, per elaborare un progetto unico che ponga al centro la persona e poi il pensionato con una politica unica e quindi una pensione finalizzata a creare condizioni di vita normale, evitando che gli anziani alle sofferenze passate, aggiungono quelle presenti, per la scarsa lungimiranza dei tanti europeisti più per moda che per la sostanza.
Quando possiamo dire a milioni di pensionati che fino ad ora tiravano a campare con pochi spicci di fare salti di giubilo e di stappare le bottiglie di spumante conservate per le migliori occasioni?
Del resto, la babele regina sovrana anche nel resto degli stati che compongono l’Unione Europea:
Austria
Pensione minima:8.280 euro il single e 12.672 la coppia
Belgio
Pensione minima corrisposta a chi ha lavorato a tempo pieno per 30 anni (da 11mila a 13mila euro annui a seconda delle condizioni familiari; minori importi per gli autonomi) Diritto minimo per “anno di carriera” riconosciuto a chi ha lavorato almeno 15 anni
Cipro
Pensione sociale agli ultra 65enni privi di pensione; Pensione minima per i lavoratori con modeste storie contributive (si parte da 10 anni di versamenti)
Danimarca
Pensione base a carico dello Stato per i residenti da 40 anni (da 10mila a 14mila euro); assegno supplementare previo accertamento reddituale. La somma dei due elementi è pari al 47% della retribuzione media netta
Estonia
Pensioni nazionali a lavoratori, privi di servizio pensionistico, con più di 63 anni e almeno 5 di residenza; Interventi assistenziali non legati all’età
Finlandia
Assistenza sociale alle pensioni più basse (finanziamento statale gestito dalle municipalità)
Francia
Minimo di vecchiaia per gli over 65 (7.500 il single e 13.138 la coppia)
Germania
Prestazione per anziani in caso di riduzione della capacità di guadagno (circa 4mila euro)
Grecia
Ika: pensione minima (5.344 euro) più Ekas, un supplemento legato al reddito Pensione per gli ultra 65enni che ne siano privi
Irlanda
Pensione contributiva con trattamento minimo (10mila euro circa )con almeno 5 anni di versamenti Pensione sociale (10.400 euro circa dal 2007)sottoposta ad accertamento del reddito
Lettonia
Reddito minimo e agevolazioni per la casa Aiuti alle persone che non abbiano maturato il diritto alla pensione
Lituania
Agevolazioni per le persone il cui reddito familiare (per componente)sia inferiore al reddito di sostegno statale Pensione di base per chi ha almeno 30 anni di servizio Pensione di sostegno sociale per quanti, prossimi alla pensione, siano privi di contributi adeguati
Lussemburgo
Pensione minima ragguagliata al numero di anni di assicurazione (massimo 14.280 euro l’anno) Reddito minimo garantito e agevolazioni per la casa
Malta
Pensione minima garantita (circa la metà dello stipendio medio) Pensione non contributiva agli over 60
Paesi Bassi
Pensione statale determinata in base alla residenza (rateo del 2% l’anno dai 15 ai 65 anni): importo tra 10.428 e 14.352 euro l’anno, a seconda del nucleo familiare
Polonia
Assegni periodici a chi non raggiunge il reddito minimo per l’età o la disabilità
Portogallo
Pensione minima pari al 60% circa dello stipendio netto Pensione sociale pari al 50% dello stipendio minimo
Regno Unito
Pensione base statale ad almeno 65 anni (4.267 sterline l’anno) Benefit che assicura un reddito minimo garantito (dalle 6mila alle 8.600 sterline per i singoli o la coppia) per chi ha almeno 60 anni di credito pensionistico per i pensionati con più di 65 anni (da 78.000 a 11.500 sterline)
Repubblica Ceca
Pensione minima pari al 17% dello stipendio medio netto “Livello di sussistenza” pari al 34% dello stipendio medio netto
Slovacchia
Interventi assistenziali
Slovenia
Pensioni statali per chi ne è privo (33%del trattamento pensionistico) Sussidi supplementari collegati al reddito
Spagna
Pensione minima contributiva ai lavoratori con almeno 15 anni di versamenti (da 4.800 euro circa a 6.300 euro, a seconda dell’età e della condizione familiare) Pensione non contributiva di 3.600 euro a carico dello Stato
Svezia
Sussidio di mantenimento per gli anziani con almeno 65 anni
Ungheria
Pensione minima garantita dopo 20 anni di lavoro. Indennità a 62 anni per chi ha redditi inferiori al 95% del trattamento minimo

Senza insistere troppo, ma è sempre più pressante la domanda:
Quest’Europa che costa cosi tanto, quando dimostrerà di essere una vera Unione, visto che l’80% del bilancio è formato dai versamenti degli Stati membri in base alla quota di reddito nazionale?
Senza chiedere i miracoli, ma una base di pensione a parità di requisiti per gli ex lavoratori cittadini d’Europa è proprio proibito da determinare?

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