Di Rocco Tiso.
Di solito non regala segnali, vegeta nell’indifferenza del suo esistere, fa quello che gli dicono di fare ed esegue alla lettera dli ordini del padrone. A volte ci mette del suo e, qua do lo fa “ragliia”. È il modo per comunicare agli altri che quella cosa l’ha pensata lui.
Ricordo qualche tempo fa, quando andai in campagna a trovare mio nonno, uomo di mondo e d’un pezzo ritornato al paese dopo 10 anni d’America.il suo più grande amico era dvenuto “tuccio” un asino biamo grigio.
Nei momenti difficili, quando la grandine mieteva il raccolto e quando il sole d’agosto brucia le pietre, mio nonno guardava il cielo e borbottava “quando l’asino raglia chiama il padrone”. E poi, “vieni che prevedo tempesta”
Non so né perché né come, ma c’azzeccava e all’improvviso dal sole piovevano sassi di cristallo grandi come come un uovo di gallina.
Un giorno, metre eravamo riparati dalla pioggia in un capanno e lui cominciasse la solita storia, gli domandai il perché della sua insensibilità a prevedere la pioggia rispetto alla grandine. Prima di rispondere si è ferma a pensare. E poi – “lasciamo perdere, l’America è un altra cosa”.
“Fammi capire che significa?”, insistetti io.
“Bene”, disse lui. “Durante la ritirata con i miei compagni entrerammo nel gruppo ITALIA O MORTE, eravamo una sessantina. molti avevano perso madre, moglie e figli ad opera di bande nazifasciste che stupravano e uccidevano donne vecchi e bambini. Lo facevano solo per la vendetta, l’odio omacabro divertimento”.
Un sussulto e poi. “Oggi i miracolati inneggiano allla libertà, ai diritti al lavoro, ma se noi non avessimo chiuso gli occhi lasciando il cuore e gli affetti per cacciare gli italo – tedeschi, forse oggi non staremmo a
ricordare. Ma ora – sbotta – gli eroi della Repubblica si sono trasformati in falsi partigiani e hanno distrutto i vaori del Paese fino a fare di “Bella Ciao” un inno alla bellezza virtuale”.
“Però non è ancora finita – disse mio nonno guardandomi – e se un giorno vuoi andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la vera carta costituzionale:
vai nelle montagne dove morirono i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati o nei campi dove futuro impiccati. E’ lì che i veri italiani sono morti per riscattare la libertà è la dignità. Vorrei che voi ragazzi adasse in quei luoghi almeno con il pensiero: è li che è nata la COSTITUZIONE.
Dopo un silenzio infinito Tuccio aveva ascoltato tutto, e senza colpo ferire sprigionò un raglio come fosse melodia. Il linquaggio degli asini è difficile da capire, ma in quell’occasione la sua lingua fu come quella di tutte le persone per bene ancora presenti in questo Paese. Tuccio fu chiaro come non mai e, guardando me e mio nonno, chiese una seconda resistenza.