UN ALTRO MONDO E’ SOSTENIBILE

Dic 8, 2019 | NEWS

L’agricoltura è un prodotto dell’uomo. Ricca di valori non per l’involucro, ma per il contenuto. Stiamo vivendo, negli ultimi lustri, scenari incerti. Il sistema Primario è squilibrato Non solo nel nostro Paese, ma in tutti quelli dell’Unione Europea. A dare le carte sono gruppi organizzati in autentiche lobby capaci di fare pressioni, di influenzare, di imporre orientamenti e scelte che determinano uno squilibrio pericoloso, dove ad una sparuta minoranza di soggetti è stato consentito di impadronirsi di oltre l’80% della superficie agricola utilizzabile nell’intera Unione. Il resto delle terre viene coltivato da piccole aziende a conduzione familiare, dette anche fattorie.

Di recente il Commissario all’Agricoltura della rinnovata Commissione Europea, il polacco Janusz Wojciechowski, ha dichiarato che: «dal 2005 al 2015, nell’Unione Europea ogni giorno sono scomparse 1000 piccole fattorie. Di contro sono aumentate le aziende con oltre 100 ettari.

Questi dati sono un mix che preoccupa fortemente e danno la misura di come la politica agricola comunitaria – PAC – così come è impostata, abbia raggiunto obiettivi diversi dall’idea di produrre cibi di non comune eccellenza, garantendo un equilibrio tra le diverse produzioni ai consumatori, senza sacrificare – oltre all’ambiente anche in modo irreversibile – i piccoli agricoltori.

Del resto i numeri sono pietre. Per rimediare visibilità anche noi potremmo puntare i piedi e chiedere un nuovo “piano nazionale di politica agraria”, lamentando la situazione nella quale si trova costretta ad operare l’agricoltura italiana, le difficoltà economiche, il calo dei redditi e la crescita dei costi di produzione, gli effetti della globalizzazione e le mutate esigenze dei consumatori. È altresi evidente la mancanza di chiare ed efficaci scelte di politica economica rivolte al sostegno del sistema primario. Sarebbe come spesso accade nelle maxi iniziative, un continuo parlarsi addosso con soluzioni fantasiose e miracolose. Piuttosto gli agricoltori sono preoccupati che la riforma della Politica Agricola Comunitaria possa introdurre il concetto della “flessibilità” e portare di fatto alla rinazionalizzazione della PAC; un danno incommensurabile preludio per la fine delle attività agricole.

La riforma, invece, dovrebbe necessariamente rimodulare i criteri con i quali vengono veicolati gli aiuti, di cui i primi beneficiari dovrebbero essere i piccoli agricoltori. Occorre essere consapevoli di questa dimensione della spesa in modo che la pubblica opinione abbia piena coscienza dalla qualità del lavoro agricolo e del suo sostegno, anche dal punto di vista della conservazione e riproduzione delle risorse naturali, acqua e terreno agrario in particolare. E che questa operazione si inquadri nell’ambito di una politica per il territorio e per l’ambiente che, senza essere punitiva per la produzione, sia pienamente rispettosa della conservazione delle risorse naturali.

La qualità di un territorio è garanzia e condizione necessaria per la qualità dei prodotti agricoli ed agroalimentari. La politica delle monocolture estensive che prevedono l’impiego di pesticidi andrà prossimamente a finire, la stessa Unione europea sembra rendersene conto. L’auspicio è che inserisca presto forti disincentivi e sanzioni per chi ne fa uso senza uno scadenzario dal quale si deve evincere il perché fa questa scelta. L’agricoltura é “bene comune” e solo se è pulita può garantire un ciclo sostenibile, nel quale convivano e traggano il giusto profitto tutti gli attori coinvolti, dai Cittadini, all’ambiente e agli agricoltori .

La Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo, che dà voce alla Agricoltura Familiare e alle piccole Fattorie, non va alla ricerca di quanti hanno distorto i principi della Politica Agricola Europea, né chiede la testa dei colpevoli. Noi siamo portatori di proposte, guardiamo al domani; ecco perché sosteniamo:

«BASTA AGRICOLTURA INDUSTRIALE»

«Non siamo solo contadini, allevatori, frutticoltori, orticoltori, apicoltori; con noi i cittadini che difendono l’ambiente e la tanta abusata “Biodiversità”». Bisogna ripartire da una concezione di “agricoltura innovativa” al passo con i tempi. Non ricerca strumentale dei detrattori del creato, ma impegno serio per raggiungere la “Sostenibilità” di un Pianeta che muore.

La strada da percorre è ben visibile e tracciata, noi chiediamo che si ponga fine all’arrembaggio, non solo a Bruxelles. Chiamiamo in causa il Consiglio Europeo e il Parlamento di Strasburgo affinché si guardino insieme Agricoltura- Ambiente, Comunicazione-Indotto e si metta in pratica una riforma della Politica Agricola Comunitaria (Pac) che sia in grado di affrontare l’attuale crisi ambientale e climatica e che punti ad accelerare la transazione verso un’agricoltura sostenibile e di piccola scala.

OCCORRONO PROGRAMMI che al posto delle produzioni industriali sostengano la “biodiversità”, che stiamo quasi totalmente perdendo. La lettera del mondo scientifico inviata il 5 novembre al Parlamento Europeo la facciamo nostra come l’ultimo atto. Si narra che il 23% del territorio dell’Unione sia sensibile alla desertificazione dovuta allo sfruttamento improprio della Terra. Il declino della produzione agricola deriva soprattutto dalla moria di api e insetti impollinatori e i rischi dei sistemi agricoli si elevano esponenzialmente agli attacchi dei parassiti ed ai cambiamenti climatici.

È inaccettabile che nel XXI secolo, i bambini possano ancora morire di stenti e di fame. Non è più tollerabile che governi e le agenzie si facciano condizionare dalle multinazionali che si muovono come mercanti del cibo, distruggendo natura e ambiente. Il sistema agroalimentare ha bisogno di tecniche e metodologie che non depauperano e non cancellano le tracce del miracolo della natura. Il tempo scorre portando con sé le ultime speranze per un Pianeta libero da ogni forma di inquinamento che vede unito, con consapevolezza, il mondo della produzione, della ricerca applicata, della distribuzione, informazione e destinatario finale.

NON UN APPELLO ALLA POLITICA MA UN IMPEGNO COMUNE PER SALVARE LE POPOLAZIONI E IL PIANETA:

È INDEROGABILE UNA CONFERENZA EUROPEA CHE AFFRONTI CON DETERMINAZIONE LA REVISIONE DELLA POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA.

Le politiche adottate finora in Europa, infatti, hanno favorito aziende agricole su larga scala, meccanizzate e industriali, dedite all’allevamento o alla monocoltura e che si avvalgono di lavoratori a basso costo. L’altra faccia della medaglia è la scomparsa dei contadini.

Per i piccoli produttori, infatti, è sempre più difficile riuscire a competere con i prezzi bassi e accedere ai mercati principali.

La PAC deve puntare al ricambio generazionale, alla tutela del reddito piccoli agricoltori.

LA CONFEURO fa rilevare che la PAC non garantisce un equa distribuzione dei guadagni nelle filiere alimentari. La Politica Agricola Europea sino ad oggi ha sempre finanziato le filiere senza distinzione tra chi produce è chi fa speculazione.

É innegabile che gli stanziamenti maggiori e sicuramente meno profittevoli sono andati alle agroindustrie, per non parlare poi dei possefimenti principeschi e dei vari scali aeroportuali che hanno assorbito le risorse da destinare agli agricoltori.

BASTA RISORSE A CHI NON PRODUCE CIBO

SIAMO EUROPEISTI, CONVINTI CHE SOLO L’EUROPA POSSA ESSERE UN RIFERIMENTO PER LE NUOVE GENERAZIONI PONENDO AL CENTRO L’UOMO COME FARO PER IL FUTURO.

PRIORITÀ ALLA AGRICOLTUTRA PULITA

PRIORITÀ ALL’AMBIENTE ALLA SALUBRITÀ

CIBO PER TUTTI ANCHE NEL RESTO DEL MONDO.