Di questo Sud e di questi “terroni” non sappiamo che farcene, il vecchio “celodurismo”, tradotto in “razzismo” è andato in scena con sfondo verde a “Pontida”. Un ritoche si ripete per i fedeli dello spadaccino Alberto da Giussano.
Quando sopra, basta e avanza, il nostro inchiostro lo utilizziamo per l’altra Italia, quella che non odia, e non è xenofoba che per vivere si ingegna dignitosamente come nella terra di Lucania ci dimostra Biagio Accardi.
Lo si può vedere camminare per paesaggi selvaggi dell’entroterra lucano. Accanto ai suoi passi, un’asina di nome Cometa Libera, ormai chiamata da tutti Cometina. “La mamma di Cometina si chiama Stella e l’ha partorita il 25 aprile, proprio nel giorno della Liberazione. Per questo è diventata una Cometa Libera”. Per molti uomini di terra l’asino è l’emblema della ruralità e quindi di un mondo perduto, ma anche della lentezza, dal momento che decide il ritmo del cammino. Ed è proprio per conoscere con lentezza il Parco nazionale del Pollino, che il 46enne da anni si offre come guida alla scoperta della Basilicata, rigorosamente a piedi e accompagnato da Cometina.
Il suo progetto, Viaggiolento, è nato “dall’esigenza di recuperare la figura del cantastorie e farlo rivivere, proprio alla vecchia maniera, nel modo più autentico possibile”, ovvero a piedi di paese in paese per raccontare fatti e leggende. “Mi è sempre piaciuto pensare a Viaggiolento come un elogio della lentezza, una riflessione sul camminare e il pensare lento. Ma non di quella lentezza statica, quasi immobile, bensì una lentezza dinamica che fa veicolare un’idea, un concetto o un nuovo modo di pensare la vita”. Viaggi, in cui Biagio non chiede di essere pagato ma di ricevere un contributo libero. “Non avendo spese e offrendo un servizio immateriale, ci limitiamo a promuovere semplicemente il territorio. Anche se a volte siamo sorpresi dalla generosità delle persone, segno che ci si emoziona ancora di fronte al bello”.
Non è solo percorsi di cammino negli splendidi paesaggi lucani, anche performer e suonatore, il cantastorie è anche tra i fondatori “del più piccolo teatro del Mediterraneo”
In questi mesi sta prendendo corpo un nuovo progetto, l’Eco-campo degli Enotri, luogo di condivisione culturale, nel quale arti e saperi vivono e si sviluppano in armonia in un contesto agrario ancora ben conservato.
Il nostro cantastorie non è rilegato in terra Lucana, ma la capacità di discernere e di fare cultura, lo hanno proiettato nelle piazze d’Europa.
”Su questo Pianeta – dice Biagio – l’uomo ha bisogno di tirare un freno, di rallentare e fermarsi a pensare. C’è bisogno di dedicare un po’ più di tempo a se stessi e non all’ingranaggio a cui apparteniamo. Ingranaggio che impone andature sempre più veloci, sempre più frenetiche al punto di non comprendere più i segnali che la natura ci sta dando. Tutto questo correre per arrivare dove?”
Nel condividere il pensiero, e i suggerimenti di Biagio il Cantastorie, lo giriamo volentieri e non solo per prendere le distanza dai nuovi “imponitori” figli della fretta che probabilmente pensano che il mondo sia quadrato e i confini coincidano con il letto del grande fiume Po.
I problemi del pianeta non sono solo la soddisfazione di agitare la frusta, atteso che il malcapitato non può reagire perché stipato nella stiva o sul ponte di un galleggiante precario, non proprio come lo Yacht che è ben raffigurato negli ultimi selfie della campagna elettorale in corso.
Anche questo è un modo di intendere un viaggio, con la differenza che questo andare è corsa per la vita a spese della stessa Vita, non proprio identico a chi ha l’opportunità di sorvolare le onde. che quasi come sfida fa la conta dei corpi che galleggiano.
“Cambia solo il modo di intendere il viaggio”, spiega il cantastorie, raccontando la bellezza di leggere un libro o scrivere poesie mentre è cullato dalle onde. “Coi mezzi dello Stato ma offrono anche la possibilità di visitare meglio il luogo e cogliere l’incanto di tanta “bellezza”.