Aumentano gli eventi atmosferici catastrofali. Per colpa dei cambiamenti climatici – che vedono l’alternarsi di lunghi periodi di siccità a forti perturbazioni temporalesche con pioggia e grandine- molte colture vanno distrutte e gli agricoltori devono correre ai ripari assicurandosi.
Il tema delle assicurazioni in agricoltura è controverso e sono ancora troppo poche le aziende agricole italiane che stipulano polizze contro gli eventi atmosferici avversi, con un forte squilibrio tra Nord – tendenzialmente più propenso a protezioni assicurative – e il Sud meno incline.
Data la frequenza sempre maggiore di instabilità meteo con eventi catastrofali aumentano gli interventi di risarcimento dei danni a carico dei bilanci statali. Nell’ultima riforma della Pac, su richiesta proprio dell’Italia è stato introdotto il prelievo del 3% sugli aiuti diretti per alimentare un fondo destinato a incentivare una corretta gestione del rischio in agricoltura.
E’ una minima assicurazione obbligatoria che viene estesa a tutte le aziende agricole attive, percettrici di aiuti Pac e iscritte al registro delle imprese, creata per incentivare le aziende ad estendere il livello di protezione delle coperture assicurative.
Il nuovo fondo gestito da Ismea si chiama Agricat e funziona così: il fondo è alimentato con una trattenuta del 3% sugli aiuti diretti Pac a copertura della quota “privata”, equivale per l’Italia a un budget di 350 milioni di euro. Con questo budget le aziende agricole hanno diritto a una copertura nei confronti degli eventi catastrofali: gelo/brina, alluvioni e siccità (ma non grandine). Saranno risarciti i danni superiori al 20% della produzione aziendale per le imprese che hanno stipulato polizze contro i danni e gli importi superiori al 20% del danno registrato a livello di comprensorio per coloro che hanno solo l’adesione al fondo obbligatorio contro gli eventi catastrofali.
La franchigia del 20% sale al 30% per il settore ortofrutticolo mentre resta al 20% per i seminativi, gli agrumi e l’olio d’oliva. La copertura prevede dei limiti di indennizzo e paga un 10% (15% per prodotti seminativi, olive e agrumi) non del valore della produzione ma di un indice di costo definito da Ismea e approvato dal ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.