Tra non molto raggiungiamo il secolo e i nostri cantano sempre il solito ritornello: “Il Paese sta attraversando un periodo difficile, dobbiamo unire le nostre forze, per uscire dalla “crisi”… c’è bisogno di un impegno forte per rilanciare l’economia, conquistare nuovi mercati per prospettare il futuro ai giovani e meno giovani, tutti insieme facciamo le riforme, il lavoro, l’istruzione, il benessere dei cittadini, con un occhio di riguardo ai pensionati, esodati, cassintegrati, casalinghe, disoccupati ….!”
Parole, parole, parole soltanto parole … e se provassimo a fare i fatti, per costruire un’entità, con le associazioni, i movimenti e tutti quelli che in questi anni si sono battuti per affermare i valori e i princìpi della nostra Carta Costituzionale e per un’Europa sociale dei diritti e più vicina ai Cittadini e, nello stesso tempo, prendere a cuore i problemi veri, per ricercare soluzioni al posto dei soliti vedremo; che ne dite, si potrebbe fare?
Non si tratta di promuovere la solita formazione che sostenga questa o quella componente politica o di partito. Un soggetto autonomo ad ampio respiro, che superi la semplice associazione di interessi, anche attraverso una reale interlocuzione con associazioni di volontariato, sociali, culturali e personalità su obiettivi comuni e condivisi che puntino al miglioramento della società e a nobilitare la democrazia con il coinvolgimento e la partecipazione dell’arcobaleno sociale, senza figli prediletti, ma giovani, donne e uomini tutti con pari dignità diritti e doveri.
Del resto, il soggetto è ancora da definire e non si configura in alternativa ad un sodalizio del tipo già esistente, né tanto meno in contrasto alle forze politiche del Paese. Anche perché la proposta del nuovo soggetto non prevede la presenza delle forze politiche ma non intende escludere nessuno, anzi, in un pieno e rinnovato spirito costruttivo.
Solo se si costruisce un’entità super partes, scevra da condizionamenti dove ognuno, in piena autonomia di giudizio, può condividere una strada non priva di difficoltà ed ostacoli, di cui sono delineati i margini oltre i quali si ricade nel desueto metodo dei partiti che hanno ridotto in stato comatoso il Paese.
Coerentemente, ognuno può dare il proprio contributo ragionando ed interrogandosi se è pronto a partecipare a questa sfida come uomo libero e con uomini liberi, senza chiedere ciò che è degli altri, ma pretendere il frutto del suo lavoro.
Lasciare, per esempio, che siano pezzi della filiera, estranei alla produzione e molto più vicini alla distribuzione, a determinare i prezzi finali maggiorati fino al 100% rispetto all’origine, è inaccettabile. Non abbiamo mai esitato nel dire la nostra opinione e non possiamo certo farlo adesso: è un dovere che abbiamo verso chi lavora, ma prima ancora come cittadini di questo Paese.
Occorre arginare la deriva dell’autoreferenzialità della politica, prima del superamento del livello di guardia, con guasti irreparabili. Di esempi con cui spiegare, se ce ne fosse bisogno, questa nuova e strisciante deviazione della democrazia, ce ne sono diversi. Ma uno su tutti ha urtato la nostra sensibilità e la nostra indignazione: il “governo Gentiloni”, nato piratescamente ribaltando la volontà degli Italiani che hanno bocciato le politiche praticate da uno scherzo della natura.
Noi sappiamo cos’è il lavoro, la nostra è un’eredità che non può essere dispersa. Ora siamo nel mezzo di un conflitto che avremmo rifiutato volentieri in favore del confronto, ma che oggi ci appare inevitabile per riaffermare i valori della libertà e della democrazia.
È evidente che non abbiamo e non possiamo avere lo stesso peso di coloro che, collusi, agiscono per fini particolari ed individualistici, contrari agli interessi del Paese. Ma le vere vittorie si stabiliscono alla fine di una lunga lotta e non prima. In tempi non sospetti abbiamo preso le distanze da un sistema e da un comparto pieno di ruggine, malaffare e disinteresse delle istituzioni. Respirare in Italia non è più un diritto ma qualcosa da conquistare. E allora, cosa dovremmo fare? Accettare tutto questo passivamente? No. Non fa parte della nostra natura e non lo farà mai. Non abbiamo molto da rimproverarci. La nostra azione dev’essere sempre improntata a favorire ed instaurare un clima interno cooperativo e solidale, finalizzato alla corretta circolazione delle conoscenze ed alla creazione di valore, nel primario interesse degli associati e del Paese.
Dobbiamo comportarci con lealtà, onestà e correttezza nello svolgimento del mandato ricevuto rispettando, prima di tutto, gli associati e poi i vari livelli di responsabilità degli altri organi statutari.
Vanno denunciati fatti, atti o eventi che in qualunque modo potrebbero danneggiare l’immagine, la credibilità del mondo per il quale lottiamo. Con le forze politiche ed il resto delle parti sociali, il nostro deve essere un atteggiamento collaborativo, conservando la nostra autonomia, offrendo la piena partecipazione per ricercare soluzioni tese a rintuzzare le scelte cervellotiche di un esecutivo votato più al potere che al lavoro. L’Italia necessita di una svolta. Il nostro futuro dipende anche da noi.
Agli occhi dei più, confederazioni, associazioni datoriali e sindacati hanno mostrato il lato negativo, niente idee e nessuna proposta, nessuna prospettiva.
Forse lo Stivale non ha più bisogno di buoni propositi e può fare a meno delle sigle punteggiate e dei partiti. Occorrono strumenti ed idee convincenti e deve emergere la perseveranza di trovare una sintesi innovativa tra le diverse anime racchiuse in un contesto sociale che, rispetto al passato, dispone di mezzi che hanno velocizzato ricerca e progettazione. Oggi sono vincenti e condizionano le scelte, le nuove forme di comunicazione legate a doppio filo all’elettronica avanzata ed alla cibernetica.
Il Pianeta evolve, ma deve ancora liberarsi dalla zavorra e per farlo occorre la partecipazione dei cittadini, ancora troppo condizionata dalle campagne strumentali dei media.
Solo il contatto umano, aprendo alla partecipazione diretta di giovani, donne e uomini in un dialogo-confronto e liberandosi degli incapaci e disonesti dando il giusto valore alle istanze e ai bisogni veri della gente, casalinghe, mamme, disoccupate, donne che hanno perso qualsiasi serio riferimento per farsi una vita, giovani net inoccupati, scoraggiati ma anche plurilaureati, che come destino hanno solo prospettive all’estero.
Un’Entità che possa guardare ed agire ad ampio raggio, negli interessi di tutti e nei vari ambiti istituzionali.
Non si tratta di qualcosa derivata da effetti speciali, ma di una configurazione reale, che sappia guardare al concreto e al quotidiano, in cui vivono grandi e piccoli, poveri e facoltosi, generazioni diverse, agricoltori, docenti, impiegati del pubblico e del privato, artigiani, commercianti, che anelano ed hanno un obbiettivo comune, pace, equità, giustizia e libertà.
Ogni suggerimento è prezioso.
Avanti un altro!