Aiuti agli agricoltori: ma dove sono queste grandi lotte millantate?
Pubblichiamo, uno stralcio della lettera di una agricoltrice della Calabria – pubblica da Fresh Plaza – lunedì 31 luglio 2017.
Maria Malagrino’ scrive che gli agricoltori vogliono a gran voce fatti, non parole o promesse mai mantenute.
“Non c’è un solo giorno in cui ci svegliamo e non dobbiamo combattere contro avversità climatiche e burocratiche – sostiene Maria Malagrino’, agricoltrice molto social ma poco calma, come si è definita lei stessa – L’agricoltura è cibo e noi agricoltori italiani siamo sommersi da adempimenti dalla mattina alla sera. Ci vengono richiesti certificati e patentini per qualsiasi cosa, naturalmente tutto a pagamento, per poi vedere il nostro prodotto riscuotere quattro soldi a favore di referenze estere, importate senza controllo, a basso costo e che forse non sono del tutto ineccepibili sotto il profilo dei residui”.
“Di carattere sono una che sin da piccola ha sempre studiato, ha sempre letto e lo faccio tutt’ora – continua Maria – Avrei potuto ambire a un bel posto in banca o abilitarmi alla professione di commercialista: sarebbe stato tutto più semplice e appagante. Invece no, ho deciso di percorrere la via più tortuosa, quella dell’agricoltura moderna… Quando a 23 anni, finiti gli studi, mio padre mi chiese se avevo voglia di seguire le sue orme e sporcarmi le mani, la risposta è venuta da sé perché ho sempre ammirato prima mio nonno e dopo mio padre proprio per quel loro sporcarsi le mani con la terra, nostra linfa vitale”.
Con il suo ingresso in azienda, Maria ha deciso di distaccarsi da quelle che sono le “famose sigle che si millantano protettrici degli agricoltori, perché tutto sono tranne che questo. Ho sempre fatto da sola, per quello che mi è stato possibile; per il resto, mi sono affidata a organizzazioni molto meno conosciute ma molto più serie e umane, veramente attente agli agricoltori e non alle proprie tasche”.
Fatti non parole!
Maria porta un esempio: “Tre anni fa abbiamo avuto l’alluvione ed è il terzo anno consecutivo che la Piana di Sibari viene colpita dal gelo; aiuti non ne abbiamo visti, ma a inizio del 2017 tutti a fare voci grosse. E poi? Ora vedo aziende che hanno ettari di angurie ancora non raccolte perché al supermercato il prodotto si vende addirittura a 0,09 euro/kg. Quanto arrivi al produttore – ossia nemmeno le spese di raccolta o produzione! -ve lo lascio immaginare. Ma di cosa stiamo parlando?”.
“Le aziende certificate Bio, in Calabria, non vedono gli aiuti a loro destinati dalla comunità europea dal 2015; gli ultimi pagamenti sono stati effettuati a ottobre di quell’anno. Nel frattempo, ne sono passati due e molte realtà sono al collasso, non hanno più un centesimo. Questa è una delle estati più calde da trent’anni a questa parte; ormai le riserve di acqua stanno terminando e noi, perché i nostri agrumi possano crescere, dobbiamo dargli bere: solo di corrente e gasolio per alimentare i nostri pozzi spendiamo 2.000 euro al mese, se ci va bene…”.
Il 24 luglio scorso, Maria ha letto che il ministro Martina dichiarava: “Aumenteremo l’anticipo degli aiuti europei per dare più liquidità alle imprese”.
“Caro ministro Martina, noi in Calabria dall’ARCEA (Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura) non vediamo soldi dal lontano 2015. Si svegli! Le tanto care sigle che millantano di difendere gli agricoltori, lo facciano non solo a parole e bandiere… Io queste grandi lotte a nostro favore finora non le ho viste e continuo a non vederle”.