L’obiettivo di garantire ai migranti impiegati in agricoltura diritti e dignità è ancora lontano, soprattutto nel Mezzogiorno – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Il rapporto ‘Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare’, pubblicato dal ministero del Lavoro e dall’Anci, getta luce sullo sfruttamento e sull’illegalità che colpiscono l’anello più debole della filiera produttiva: i braccianti stranieri.
Il fenomeno assume contorni preoccupanti nelle Regioni del sud, dove si trova il più alto numero di ghetti o piccoli insediamenti non autorizzati – continua Tiso. Al primo posto c’è la Puglia (31,6%), seguita da Sicilia (21,1%), Calabria (13,2%) e Campania (7,9%). Lo sfruttamento della manodopera immigrata è una pratica purtroppo consolidata in alcune aree del nostro Paese. Per questo è necessario il massimo impegno per sradicarla una volta per tutte.
Il ministro Orlando e il presidente dell’Anci Decaro hanno giustamente riconosciuto che occorre restituire dignità ai lavoratori. Il Piano triennale 2020-2022 contro il caporalato ha portato alcuni risultati, ma i numeri dimostrano che è illusorio pensare che la battaglia sia ormai vinta. Grazie ai fondi del Pnrr sono ora disponibili maggiori risorse per proseguire l’azione di contrasto all’illegalità. Oltre ai diritti fondamentali, sarà però essenziale assicurare a tutti i lavoratori anche retribuzioni che consentano loro di vivere in modo dignitoso.