Il nostro Mezzogiorno è un serbatoio di potenzialità inespresse, ma in assenza di un intervento straordinario la frattura con il resto del Paese è destinata ad allargarsi, con conseguenze negative per l’intero sistema economico e per la stessa tenuta sociale – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Condividiamo pertanto le ragioni che hanno spinto oltre 400 sindaci del Sud Italia a scrivere al premier Draghi per proporre un vero e proprio “South New Deal”.
Serve uno sforzo aggiuntivo per il Mezzogiorno e il Pnrr è il principale strumento a disposizione del Governo per programmarlo – continua Tiso. Secondo i piani dell’esecutivo, al Sud dovrebbero essere destinati circa un terzo dei fondi europei, una quota che non sembra prendere in considerazione i ritardi che affliggono il meridione. Le risorse in arrivo offrono anche la concreta possibilità di rilanciare l’agricoltura del Mezzogiorno, che per qualità delle produzioni è già competitiva con il resto dell’Italia, ma non può ancora contare su infrastrutture e servizi di livello adeguato.
Secondo l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), mentre il Centro-Nord con la ripresa 2021-22 recupererà il Pil perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa 1,7 punti che si sommano ai circa 10 punti persi nella crisi del 2008-13. Il settore primario può dare un grande contributo alla ripartenza. Per avere basi solide il rilancio dell’agricoltura del Mezzogiorno deve però coinvolgere le nuove generazioni. Quelle che ora sembrano avere come unica opzione un impiego nel secondario o nel terziario e l’abbandono della terra di origine.