Dal primo Rapporto nazionale 2019 sull’economia circolare elaborato dal Circular economy network, reso noto in occasione delle Conferenza nazionale sull’economia circolare, emerge che, pur in presenza di importanti criticità, l’Italia è al primo posto tra i grandi Paesi UE nell’economia circolare per il recupero dei rifiuti. Tutto, o quasi, si ricicla e poco, o nulla, diventa rifiuto. Negli ultimi tempi il trend di crescita di questa economica virtuosa, sta rallentando e altri Paesi fanno meglio di noi.
Alla domanda, cosa accadrà ai terrestri nei prossimi anni, quando la popolazione supererà i nove miliardi, in un Pianeta sempre surriscaldato, la risposta è in un’indagine pubblicata di recente deve è riportato: “ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050. Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l’attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non è ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un’ altra Terra. Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di generare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 gg.
ONU ed OCSE, in gennaio a Davos hanno convenuto, con la disponibilità dei governi che: l’unica alternativa per salvare il pianeta è l’economia circolare. Sciorinando alcuni dati: oggi in Europa un’auto rimane parcheggiata in media per il 92% della sua
Anche se si puntualizza che i 2/3 dei consumatori è disponibile a pagare un prezzo più alto per prodotti ecosostenibili.
Buone intenzioni ma nessuna normativa di sistema. E allora perché, oggi, solo il 9% della produzione è «circolare»?
I buoni risultati di crescita degli altri Paesi si devono soprattutto all’applicazione delle direttive, approvate nel luglio scorso, nell’ambito della Strategia messa a punto dagli istituzioni europee per promuovere sistemi di sviluppo industriale ecocompatibili.
Perché l’Italia non ha fatto altrettanto, recependo le politiche europee e facendo o partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione dei rifiuti/risorsa.
Nella sostanza manca sempre una normativa vera perché resta il problema che la maggior parte dei prodotti sono progettati per durare il meno possibile. L’unica realtà che preme e lotta per un ambiente pulito e un futuro vivibile sono i giovanissimi di tutto il mondo. Alcuni network sottolineano che i loro predecessori glielo stanno cucinando a fuoco lento.
Alla domanda perché del problema non sono ufficialmente interessate le scuole, la risposta è partita
ma non ha data certa.
Ogni teoria o azione economica e politica dovrebbe adoperarsi per fornire ad ogni abitante della terra quel minimo benessere che consenta di vivere con dignità, nella libertà, con la possibilità di fare altre scelte. Perché il futuro esige una visione umanista dell’economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente.
Comunque ognuno legga tra le righe ciò che preferisce tanto la realtà non cambia: siamo uomini e ci accorgeremo di aver sbagliato, come sempre ma forse sarà troppo tardi?
A.M.I.Co
LA SEGRETERIA