GUERRE IGNORANTI ~ MA SI RIVOTA!!

Mag 3, 2018 | Dalla Confeuro

In questo pazzo, più pazzo pianeta, corrono tutti alla Guerra.
I nostri eroi della politica ogni anno, per giocare alla Guerra spendo ogni giorno 65 milioni euro che tradotti nelle vecchie lire si parla di 130 Miliardi e quindi 5,5 miliardi ogni ora, che al minuto sommano circa duemila euro. Non hanno torto, a chiamarci “il Paese di Babbo Natale”, che quando deve pagare lo fa “a babbo morto”.
L’Italia va, cresce, c’è la ripresa, il lavoro aumenta, ma pure i disoccupati.
Insomma la Guerra è Guerra, la spesa militare in costante aumento (+21% nelle ultime tre legislature) ma non basta, la NATO vuole di più, bisogna arrivare al 2% del Prodotto interno lordo (PIL).
Oltre a spendere molto in Difesa, l’Italia spende male, in modo irrazionale e inefficiente. Infatti compriamo ancora armamenti tradizionali: missili, bombe, cacciabombardieri, navi da guerra e mezzi corazzati. Una spesa in forte crescita (+85% negli ultimi tre lustri) finanziata in gran parte dal Ministero dello Sviluppo Economico, che dovrebbe essere ribattezzato “Ministero dello Sviluppo Militare” poiché destina regolarmente al comparto difesa (Leonardo/Finmeccanica, Fincantieri, Fiat-Iveco, ecc.) la quasi totalità del budget a sostegno della macroimprenditoria, a scapito delle PMI.
Un meccanismo di aiuti di Stato all’industria bellica nazionale, portato avanti da una potente lobby che condiziona il Parlamento, forzandolo ad autorizzare l’acquisto di armamenti costosissimi e logisticamente insostenibili (perché poi mancano i soldi per la manutenzione e perfino per il carburante), armamenti di tipo e quantità dettate da esigenze industriali e commerciali delle aziende, invece che da concrete necessità di sicurezza nazionale.
Volendo c’è tanto altro da riportare e comunque tutto questo lo decide la politica!!
A livello europeo la corsa agli armamenti è prossima ai 250 MLD.
La spesa militare mondiale tocca un altro record storico. In base al rapporto del Sipri, l’Istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace, il totale del budget destinato in acquisti di armamenti nel 2017 è stato di 1.739 miliardi di dollari, naturalmente in crescita rispetto al 2016.
La classifica mondiale vede al 1° posto gli USA, seguono: Cina, India, Corea, Russia, Arabia Saudita, Iran, Iraq. Anche noi siamo messi bene, in classifica siamo il 12 Paese più armato al mondo.
È a dir poco paradossale continuare a spendere miliardi in armamenti tradizionali e poco e niente per prevenire e fronteggiare attacchi informatici che potrebbero mettere fuori uso tutte queste armi con un semplice virus.
Ci siamo domandati, visto che il Paese è in crescita esponenziale, come siamo messi con la “scuola” e investimenti in “formazione”?
I numeri recitano che in istruzione il Belpaese cresce al contrario. Invece di produrre intelligenze, siamo attaccati alla coda dell’Europa.
A dirlo sono gli ultimi dati Eurostat, calcolati sul totale di risorse destinate al segmento “education” dai governi nel perimetro dell’Unione Europea . Gli stati membri spendono un totale di 716 miliardi di euro sul settore, una quota pari al 5% del Pil continentale e la quarta voce di spese dopo protezione sociale (19,2%), salute (7,2%) e servizi pubblici (6,2%). Peggio di noi fanno solo la Romania (3,1%) e l’Irlanda (3,7%), mentre la Germania mette sul piatto quasi il doppio di noi, 127,4 miliardi di euro contro i 65,1 miliardi dell’Italia.
Il tutto si traduce in stipendi da fame per i laureati che sono costretti ad emigrare. La “follia” dei talenti all’estero fotografa un Paese che continua a fare i conti con flussi migratori (in uscita) di risorse ad alto tasso di qualifiche. Sui 134mila italiani che si sono trasferiti fuori dalla Penisola nel 2017, si stima che oltre 40mila siano in possesso di un titolo di laurea. In parte, proprio nelle discipline tecnico-scientifiche che fanno fatica ad essere reperite fra i nostri laureati e lasciano vacanti alcune delle posizioni con più chance di crescita professionale.
Insomma siamo ottimi esportatori, ma nello stesso tempo siamo il Paese n.1 per import, non solo di talenti che costano “un occhio dello Stato” ma anche di naufraghi che costano tutte e due gli occhi della nostra “cieca” Repubblica.
Intanto è suonata la tromba, siamo in allerta perché si ritorna a votare. Questa volta però sulla scheda metteteci tutto il Governo.