IL 4 NOVEMBRE

Nov 6, 2016 | NEWS

di Rocco Tiso.

Dopo Ognissanti, i morti e dopo i morti, Venerdi 4 Novembre.

Sì lavora ma è festa e la paga in busta sarà il doppio! È proprio vero che è festa?

Gli scampati tra i monti sibillini si domandano perché è festa anche se la gioia ha lasciato per sempre il posto a dolore?
Più di uno domanda : ma cosa si festeggia? Che ricorrenza ricorre e dove si celebra la festa? Un giovane agricoltore ribatte : oggi è l’unità d’Italia e si ricordano i caduti e le Forze Armate. Si proprio tutte, la precedenza spetta agli eroi che hanno vinto la prima Guerra Mondiale .

Poi circondato da anziane contadine e qualche allevatore, prende spontaneamente a raccontare.Intanto calava la sera, qualcuno accenna a brividi di freddo, ma il giovane continuò : mio nonno aveva meno di vent’anni, non aveva uso di mondo e non aveva uso di armi, era nato e viveva in campagna, al riparo della storia.Non aveva mai viaggiato e si trovò con una divisa addosso e un fucile tra le braccia, catapultato ai ,confini estremi del nord a combattere per la patria contro l’impero austroungarico nel primo conflitto mondiale. Come tanti non è più tornato, risultò disperso e il suo corpo non fu mai trovato.

Mio padre mi mostra ancora una medaglia appesa ad un logoro nastro tricolore e con essa l’attestato solenne firmato da Re Vittorio Emanuele…..”è morto per la patria e morto
da eroe”

I presenti si quardano attorno, visi munti e rugati,occhi semichiusi, mentre qualcuno prova a ripetere “la patria”. Un anziano pastore, che aveva perso parte del gregge prese quasi a bestemmiare…”la patria dov’è la patria”? Il freddo si faceva pungente, “qual’è la patria quella che ricorda i morti e dimentica i vivi, non nastri né medaglie almeno una coperta per il Il freddo e un ombrello”. “Piove – una donna – governo ladro” segue un borbottare e poi si cerca un riparo. È caduto e caduto tutto, nemmeno gli animali hanno un riparo, quasi in coro……e adesso?

La prima guerra mondiale riusci ad essere più crudele della seconda un terribile macello che generò l’unità d’Italia ma nel contempo determinò forse, un mondo peggiore. Per quella guerra, oltre ad un milione di morti e poi regimi totalitari, odi ideologici, vite mandate a combattere contro un nemico ignoto per le folle pretese e la sete smisurata di chi cercava solo
il potere.

Eppure, gli eroi non sono stati dimenticati. È sempre viva l’ammirazione per volontari e convinti patrioti che dettero la vita per un Italia migliore. Giovani strappati al lavoro, alla vita nei campi, sen za un ideale è senza una ragione , una rappresentazione di tanti che misero in gioco la loro esistenza, senza mai domandare ai potenti il come o il perché li madavano in guerra.

Anche i seppelliti vivi dai rigurgiti della natura non hanno avuto il tempo di domandare ad alcuno il perché sono morti, ma non sono eroi, sono morti ma nessuno li ricorda, sono finiti senza poter chiedere aiuto. Sono le vittime del “900 al pari degli eroi del “900.

Quelli del nuovo millennio, non sono eroi, ma come noi, che non festeggeremo, con i presunti figli che venerano padri eroi per finta ,ma praticano e governano con incalliti – REI –

Il nostro 4 non è Novembre, la speranza è il cuore dicono Dicembre.
C’è la storia come gloria e la storia come catastrofe. La prima è scritta e raccontata, la seconda nemmeno abbozzata né lontanamente richiamata. Una mente lucida ha scritto : “Dietro di me sono tutti fratelli, anche se non li vedo, non li sento e non li conosco e forse mai li conoscero'”

Se è vero che siamo tutti fratelli, si donino ai vivi corone e fiori destinati per cent’anni ai morti!

Se e vero che siamo tutti fratelli, si salvi chi soffre per restare nella terra dei cari che sono morti. Le nostre fortune spese in cent’anni per celebrare gli eroi cementificati di un tempo, almeno quest’anno lasciatele ai figli che più padri non hanno. e non più avranno negli anni e nel tempo.

Festeggiate con noi il 4 dicembre senza l’illusione di essere eterni.
Per quanti come noi non alzano la voce sono solo donne e uomini è non eroi. Per quanti come noi hanno paura e segno che confidano in un grande futuro. Per gli eroi senz’anima né medaglia abbiate il pudore di rispettarli.

Se il “NO” perde con onore, ben altra cosa è vincere senza ritegno né pudore. L’Italia dei vinti prima o poi ritorna, quella del trionfo è prossima al tonfo.Per scegliere liberamente chi governa dovrebbe tacere e, speriamo, per sempre senza rancore.