IL CONSENSO

Ago 2, 2017 | Dalla Confeuro

A sentire in giro, un po’ tutti si lamentano che le cose non vanno. L’Italia è sempre nelle mani dei soliti noti che adottano un turn-over prestabilito scambiandosi di posto.
«Oggi governo io e tu fai l’opposizione, se ci tieni “sfogati” in Parlamento, interroga, sventola qualcosa, sbatti i pugni sugli scranni, così passi il tempo e incassi denari. Qui ci penso io e se ho bisogno ti chiamo! qua la mano!».
Questo, o giù di li, si racconta essere il dialogo tra chi entra e chi se ne va, mentre si scambiano il “campanello”, in uso al Presidente del c.d.m. quando, ministre e ministri fanno i capricci.
Insomma, che lo Stivale zoppica è da tempo risaputo e molti di noi – visto che al governo c’è il concetto dell’alternanza – per dispetto da tempo non vanno a votare, in segno di disappunto e di concreta protesta verso lo stesso Esecutivo e contro i partiti.
Purtroppo, da noi chi conquista la poltrona governa applicando la teoria del tempo.
“Il tempo muove le cose, ieri è già passato, domani deve venire, oggi è un dono, per questo si chiama presente”.
Due amici stavano discutendo, sotto l’asta a cui era legata una bandiera che sventolava. “È il vento che fa muovere la bandiera!”, disse uno dei due – “No! – ribatte il secondo – è la bandiera che si muove al vento”. Un anziano che passava da quelle parti, avendo sentito la diatriba, la interruppe dicendo: “Non è né la bandiera a muoversi e nemmeno il vento la causa del suo movimento ma è il tempo che, scorrendo, muove le cose”.
Prima di trarre conclusioni, è importate sapere che nel secolo scorso fu emanato il DPR n. 361 del 30 marzo 1957 – al cui art. 4 erano previste sanzioni per coloro che alle elezioni politiche non andavano a votare, in fede è scritto: “L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessuno può sottrarsi, senza venire meno ad un suo preciso dovere verso il Paese. Discorrendo l’art. 15: «L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve dare giustificazione al Sindaco! L’elenco di coloro che si astengono dal voto senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese all’Albo Comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione “NON HA VOTATO” è iscritta nei certificati di buona condotta!». La norma è stata abrogata nel 1993.
La sanzione non esiste più, tuttavia il dovere civico previsto dall’art. 48 della Costituzione rimane. Naturalmente, ci si riferisce all’astensione di coloro che non votano “perché io protesto così” o perché “sono tutti uguali” oppure perché “tanto non cambia nulla“.
Questa genialata del “non voto perché protesto” è stata già sperimentata in diverse occasioni. Un’astensione nell’astensione generale. A Nicosia, in provincia di Enna, è sorto il movimento del “non voto perché per loro non esisto”.
Qualcuno al di fuori del vicinato immediato ne ha sentito parlare? No. Non esistevano prima ed esistono ancor meno da dopo. Non c’è dubbio che quelli che “non voto perché tanto non cambia nulla” abbiano ragione.
Infatti il non voto è come se andasse tutto ad appannaggio del primo partito. Il non voto serve proprio a far si che nulla cambi.
E non solo. Astenersi dal votare induce un vero e proprio sconforto in chi, invece, la speranza che qualcosa cambi la ha. Vanifica sforzi e speranze di cambiamento? Ciò che conta sono le percentuali, i seggi e i presidenti conquistati.
Alle dichiarazioni di circostanza dei politicanti incalliti fanno eco i media, che distorcendo dati e notizie, incoraggiano l’astensione. Piuttosto che ricordare che gli astenuti non se li fila nessuno, a sentire loro tutta la classe politica sta li a fustigarsi e recitare atti di dolore. Sicché chi si è astenuto gonfia il petto tronfio di soddisfazione e l’idiozia diventa virale.
Non tutti sono convinti che non votare sia un gesto eroico. Sono in molti a sostenere che non votare è come dire: “me ne sbatto fate un po’ come vi pare”. E’ il disinteresse per le questioni di stato che permea la maggioranza dei comuni cittadini, consente a coloro che sono al governo di fare quello che vogliono. Chi non vota fa semplicemente il gioco di chi lo fa e che potrebbe avere grilli per la testa e alla fine danneggia l’intera collettività. Le teorie sul non voto si sprecano, ma non è condivisibile l’euforia e il vanto, né tampoco il detto: “sono tutti ladri, quindi non voto”.
Più di uno azzarda la teoria di Benigni: “c’è differenza nel male che può fare l’elettricista”.
Ci sono vari tipi di “elettricisti”:
-quelli che fanno un buon impianto e sono onesti (in politica non esistono, eppure i veri elettricisti così, sono una rarità)
-quelli che fanno un buon impianto, ma ti rubano il portafogli che avevi lasciato sul tavolo;
-quelli che non ti fanno l’impianto e ti svaligiano la casa;
-quelli che ti bruciano la casa, ti rubano l’auto, ti ripuliscono il conto in banca, ti rapiscono la moglie e ti chiedono il riscatto.
I malpensanti accostano i politici nostrane alcuni alla terza e molti altri alla quarta categoria.
Molti dicono questo: “No, io non voto per quello che ruba meno! Non devono rubare e basta!”. A parole tutto si può, ma nella sostanza, disertare le urne, avvantaggia i pochi che votano
Non votare è una leggerezza da evitare, perché sono quasi trent’anni, che il non voto favorisce disastri politici ed economici. Il diritto di voto è uno dei diritti sanciti dalla Costituzione, l’unica arma democratica che abbiamo; non usarla per il bene del Paese è come mostrare il fianco e denota debolezza.
Purtroppo noi italiani abbiamo già dimostrato di avere scarsa (se non nulla) memoria storica, e scivoliamo sempre sulla solita buccia, basta che qualcuno bestemmia promesse, tranne poi scoprire che appartiene allo stesso filone di chi le ha enunciate prima di lui.
Senza enfasi o vanto, è da diverse legislature che sul pulpito ci sono gli stessi preti che si alternano, si accordano e si scambiano le poltrone, eppure oltre la meta degli aventi diritto si sono assuefatti al sistema, al punto tale che continuano a non votare.
Solo una personale considerazione:
l’Italia sta crollando non solo per il malgoverno, né sotto il peso degli evasori fiscali e nemmeno perché in tanti sono deboli alla vista del “soldo” e si lasciano corrompere, e via via discorrendo, passando dai collusi ai mafiosi, dalla ndrangheta alla camorra; piuttosto lo Stivale è nelle sabbie mobili, perché gli italiani, non votando lo hanno consentito.