IL PASSATO DEL PRESENTE (INIZIATIVA COMUNE)

Gen 30, 2019 | Dalla Confeuro

Circa 45 persone innalzano bandiere della Polonia e vogliono entrare nel campo, capeggiate dall’attivista Piotr Rybak, per deporre una corona.

I nazionalisti portano striscioni con le scritte “Auschwitz-Birkenau – Made in Germany”, oltre che le bandiere nazionali, e camminano dalla stazione ferroviaria verso l’ingresso del Museo gridando “La Polonia per i polacchi”. Secondo i media locali, il gruppo è giunto da Breslavia, guidato da Piotr Rybak, conosciuto per aver bruciato in passato un fantoccio che rappresentava un ebreo. La polizia ha impedito al gruppo l’ingresso al Museo separandolo anche dai contromanifestanti giunti con lo striscione “Stop al fascismo”. (Fonte ANSA).

Quando arriva il 27 gennaio, giornata della memoria delle vittime della Shoah, ogni cosa è illuminata dall’ansia pedagogica di un mondo dei media che, come si fa con i coccodrilli preconfezionati per celebrare il personaggio pubblico che ha oltrepassato la soglia media di durata in questo mondo e da un momento all’altro se ne può andare, si tiene pronto a ricordare quegli orrori.

Nel giorno del ricordo degli orrori, sulle tv di stato e su quelle private scorrono diversi titoli dei soliti film, che raccontano, generando brividi, dei campi di concentramento nazisti, le interviste di rigore con gli ultimi scampati alle barbarie, le dichiarazioni ufficiali dei reggitori della cosa pubblica, le visite delle scolaresche in Polonia, qualche filmato con immagini aberranti delle riprese fatte dagli alleati nei lager appena abbandonati dalle SS.

Non c’è nulla da aggiungere oltre che al doveroso protocollo, una celebrazione sentita come sempre.

Nasce quasi spontanea la domanda: tutto questo esaurisce totalmente lo spirito di una celebrazione che deve avere, non solo il senso del doveroso ricordo, ma anche dell’ammonimento per i contemporanei?

Sarebbe limitato attenersi alle celebrazioni intese come adempimento necessario, perché si corre
il rischio che il tutto diventi un rito, perdendo il vero significato.

Per maggiore chiarezza: a parte qualche emulo nazifascista, comunque pericoloso, che se ne va in giro a rubare le pietre d’inciampo, a imbrattare muri con scritte oscene provocando danno a persone e cose, bisogna rimarcare con forza che gli italiani inconfutabilmente condannano con forza ogni ipotetica forma di nazifascismo e dei suoi crimini contro l’umanità.

Ma solo questo non basta, occorre un segnale forte che chiarisca cosa si intende oggi per antifascismo.

Prima di tutto la partecipazione ai valori costituzionali, fondamento della Repubblica. Valori come solidarietà, uguaglianza, dignità della persona umana.

Valori che devono appartenere al dibattito pubblico, sempre più intriso di parole come violenza esclusione, chiusura, non mollo, con venature razzistiche. Espressioni usate non solo con i migranti, ma piuttosto si sta montando un “clima” di parole che vengono usate addirittura da coloro che hanno pubbliche responsabilità. Fatto grave per una democrazia!

Occorre, in uno alla nostra giornata della memoria, il monito a sorvegliare il presente per non scivolare più in quell’allineamento che portò un civilissimo popolo a rendersi complice delle atrocità da cui prendiamo tutti, sinceramente, le distanze. Come poté avvenire? Cedendo giorno per giorno qualcosa della civiltà fino a considerare la barbarie come una ineluttabile normalità.

Gruppo di cooperazione e di Proposte