Noi siamo tra quegli italiani, e siamo certi essere in tanti, che trovano oramai ridicola ogni dichiarazione sull’immobilismo del governo. Siamo tutti convinti che andrebbe data una sterzata, una spinta d’orgoglio; e l’opinione è così condivisa da trovare addirittura il plauso del presidente del Consiglio, dei suoi ministri e di tutti gli esponenti della maggioranza parlamentare. E allora però, perdonino la nostra ignoranza, cosa stanno aspettando? Perché forse non è chiaro, ma non siamo noi quelli che si possono presentare in parlamento per approvare le leggi.
I dati che arrivano, soprattutto attraverso l’Istat, sono ogni giorno peggiori. La situazione sociale è incandescente, la disoccupazione cresce e la produttività crolla a picco. Noi intanto occupiamo giornate intere a parlare di leggi elettorali o complotti (vicende su cui non entriamo nel merito perché convinti che esistano altre priorità).
Il mondo del lavoro è al collasso, e quello agricolo, che pure ha una resistenza maggiore degli altri comparti alle conseguenze della crisi, appare in gravissima difficoltà. I media poi, che pure per definizione dovrebbero essere il mezzo di controllo sul potere, si limitano ormai a riportare ossequiosamente ogni gossip politico possibile. La loro massima aspirazione, mentre il paese muore, sembra essere quella di capire chi si siederà dove. A noi purtroppo questo dibattito non appassiona. A noi interessa capire cosa sarà di quei tanti innocenti che stanno soffrendo in silenzio e che pian piano stanno cominciando a rassegnarsi o a odiare.