Le proteste del mondo agricolo sulla proposta per la Politica Agricola Comune di Dacian Ciolos non solo non hanno ottenuto i risultati auspicati, ma hanno addirittura ottenuto il loro opposto. Infatti il presidente permanente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha pensato bene che l’ingente riduzione dei fondi messi a disposizione della Pac 2014-2020 non fosse ancora soddisfacente ed ha quindi avanzato l’ipotesi di una ulteriore sforbiciata da 25,5 miliardi di euro. Un taglio di questo genere in Italia equivarrebbe ad un -8,9% dei fondi per gli aiuti diretti e ad un –18,7% dei finanziamenti per lo sviluppo delle aree rurali. Insomma, un debacle.
Purtroppo la filosofia non cambia, il principio rimane lo stesso ed ha il nome ben preciso: austerità. In Europa, come in Italia, i politici non hanno altro ricettario. Abituati a non pensare ormai da molto tempo, non possono agire se non con la logica del risparmio. E’ questo il vero limite alla crescita, l’incapacità di vederla che serpeggia tra i decisori politici.
Se così non fosse allora non potrebbe giustificarsi in alcun modo una riduzione tanto cospicua dei finanziamenti destinati alla Politica Agricola Comune. E’ chiaro come il sole che l’agricoltura è il vero e proprio passpartù per vincere le sfide poste dalla globalizzazione; l’esigenza di un maggiore approvvigionamento alimentare, la tutela dei territori e la green economy sono solo alcuni esempi, ma la cecità della politica ne impedisce ogni forma di sviluppo. D’altronde la scelta di destinare i finanziamenti anche a chi non coltiva direttamente le terre e magari le utilizza per fini ben diversi ne è una ulteriore riprova, l’ennesima dimostrazione che ancora non si è ben capito cosa sia l’agricoltura, soprattutto nella sua veste di portatrice di valori e principi.