NON CHIAMATELA EUROPA – (A.M.I.CO.)

Mag 28, 2019 | Dalla Confeuro

La nottata è passata, musi lunghi, delusi, stelle opache, occhi stanchi, sguardi provati!
È l’alba! Ma senza sole! Piove da giorni, ma quella di oggi sembra acqua asciutta!
Intanto qualcuno si sfrega le mani, qualcun’altro fa lo spelling alla “vittoria”. A ben vedere non ci sono né vinti né vincitori, c’è solo una perdente chiamata “EUROPA”.
A ben guardare ha vinto “nessuno”. E il vecchio continente è sempre più curvo, vacilla, com’è irriconoscibile l’Unione Europea .
Dalla maratona elettorale, non certo dedicata ai temi dell’Unione, le prime crepe, scricchiolii, perdono i Popolari e con loro anche i socialisti in due, 72 seggi in meno, per la prima volta nella storia del Parlamento Europeo non avranno la maggioranza assoluta dei seggi.
Ma saranno proprio loro a esprimere il presidente delle Commissione Europea e a dettare il gioco, anche nei prossimi cinque anni, con una maggioranza allargata ai liberali dell’Alde.
Non i sovranisti, che crescono di 14 deputati circa, trainati dal clamoroso exploit della Lega e nemmeno i verdi, che crescono ovunque e ne guadagnano 13, ma che non saranno decisivi per formare una nuova maggioranza europea e, giocoforza, non potranno fare da ago della bilancia
Nonostante la sconfitta saranno ancora Merkel e Macron a suggerire la rotta imponendo le loro scelte.
Di fatto ognuno dei due blocchi quello europeista e quello sovranista, calano a casa propria e crescono in campo avverso. Per dire, gli europeisti crescono in Polonia e Slovacchia, nel cuore di Visegrad, ma crollano a casa loro, dalla Francia alla Germania, al Belgio. Tutti hanno problemi interni e tutti si occuperanno fisiologicamente dei guai a casa propria, dedicando poco tempo e poco spazio a pensieri sul futuro del continente nel suo complesso.
Quel che ne esce, insomma, è un caos peggiore di quello che abbiamo lasciato alle spalle: un continente di “zombi”, in cui ognuno è convinto (a torto) di aver vinto, di contare qualcosa, di riuscire a imporre la sua idea di Europa.
L’unico esito certo di questo voto europeo è che no, non ce l’abbiamo fatta. E forse non poteva essere che così, nel continente vecchio, stanco, sfiduciato e impaurito che siamo diventati. Dovevamo cambiare il mondo, essere la culla della conoscenza del ventunesimo secolo, dopo questo voto finiremo per costruire muri e barriere.
Mentre la ricerca e la tecnica hanno raggiunto traguardi impensabili, le scienze politiche, sono in difficoltà e nei fatti sembrano viaggiare sulle onde, confuse, senza un vero progetto, per cambiare e sburocratizzare, i tanti vincoli che, nessun concreto beneficio hanno apportato ai cittadini, che premono e bussano ai Palazzi di Bruxelles e Strasburgo, non per chiedere, ma per capire cos’è la UE.
Dopo le spine di maggio i nuovi “sovrani” non lasciano intravedere nuovi scenari e nemmeno indicano prospettive, restano ermetici, fedeli alla strategia della sorpresa.

Anche in questa santificazione lasceranno che la “messa” sia prerogativa dei “chierichetti”. I “sovrani” non possono trascurare il “regno”!

A.M.I.CO.