Il calcolo dell’IMU è diventato un vero e proprio terno a lotto. La scadenza dell’imposta che interessa circa 17,5 milioni di italiani, e che dovrebbe portare introiti pari a 10 miliardi di euro, è fissata al 18 giugno, ma ancora nessuno ha capito come si calcola e come si paga. A complicare ulteriormente la vita dei contribuenti ci penserà la discrezionalità dei comuni, una variante nelle varianti visto che l’ultima rata dipenderà da quanto incassato e quindi dall’esigenza di cassa del governo.
Insomma un vero e proprio rebus per saggiare le capacità professionali dei commercialisti e il livello di sopportazione dei cittadini. Infatti nessuno ha ancora spiegato a cosa serviranno questi fondi e se verranno reinvestiti per il lavoro. A conti fatti, e non serve certo un economista, i suoi effetti su molte attività commerciali saranno devastanti e a pagare di più, nemmeno a dirlo, saranno coloro che più di tutti soffrono la crisi economica.
Tra questi, per opinione diffusa, ci sono gli agricoltori. Colpiti da aumenti di costi di produzione e carburante, da schizofrenia dei prezzi e imposte di vario genere e tipo, ora dovranno fare i conti anche con la nuova IMU. Eppure i fabbricati necessari all’attività agricola sono già tassati da altre imposte, tra le quali l’IRPEF, ma non importa. Secondo il governo possono dare di più.
Nonostante i piccoli sconti per i capannoni e l’esenzione dei terreni montani, gli effetti dell’IMU sull’agricoltura saranno devastanti e acuiranno ulteriormente le difficoltà del primario. Non conta infatti esattamente il gettito che deriverà da questa nuova tassazione sugli operatori, sul quale c’è comunque enorme confusione, ma la chiara intenzione di agire esclusivamente sul fronte del rigore, con tanti saluti alla crescita.