REAZIONI SGUAIATE

Mag 28, 2018 | Dalla Confeuro

Siamo in curva, sbandiamo pericolosamente, nel Belpaese, contanogli incompetenti! Alla faccia del merito!
Si legge dalla stampa che i “populisti” rifiutano anche la competenza, l’istruzione e l’esperienza.
Osserviamo perciò, sconsolati, che oggi “pare che essere incompetenti, non avere una buona istruzione, non avere alcuna esperienza, sia un merito”. Sarebbe però opportuno anche capire perché si è arrivati a tanto, usando un minimo di senso storico. Parlare genericamente di una “ribellione delle masse” significa infatti, a nostro avviso, affrontare il problema solo da un lato: la “ribellione”, se ci è stata, si è accompagnata ad un opposto e speculare “comportamento negativo dei titolati al comando”. Il quale si è consumato proprio perché queste ultimi sono venuti meno alla loro missione, intellettuale prima che politica.
Non dimentichiamo che siamo il codazzo di un secolo che ha praticato l’iperpoliticizzazione della società, ma anche il secolo in cui gli intellettuali hanno preteso, fallendo miseramente, di farsi “consiglieri del principe”: o direttamente, quelli più o meno “organici”, o indirettamente, sotto le vestigia niente affatto “neutrali” del “tecnico” o dell’esperto.
La cultura, che è di per sé sforzo e sacrificio, nei tempi moderni è stata sempre più divulgata con certificati, Test o curriculum, spesso taroccanti.
La gente semplice, che non ha gli strumenti per giudicare, ha così ritenuto che quella proposta, attraverso i media, fosse la vera cultura, e che bastava andare ad ascoltare in uno dei tanti festival che si svolgono in giro per l’Italia, per acquistarne un po’.
Non sapendo che, in questo modo, la cultura non è in vendita ma a furia di ricevere bombardamenti mediatici finisce per farsi un’idea sbagliata del lavoro intellettuale, il quale, per quanto si voglia dire, si fa soprattutto sui libri e in autonomia, nel chiuso di una stanza.
Certo, oggi non si può non tenere conto delle moderne modalità di comunicazione di massa del pensiero, e di tanti altri elementi legati al nostro tempo.
La gente semplice, in cambio di poco, ha finito così per rinunciare anche alla cosa più importante che possedeva, per intuito o esperienza: il buon senso.
Forse con un maggiore impegno, eviterebbe che i predicatori del cambiamento riversassero la loro sconfitta, tutta sulla incompetenza, come se i cittadini non avessero capito che la presunzione del sapere identificandosi come al comando dello scibile umano.