SENZA EUROPA – TERRA – SENZA LUNA

Mag 28, 2018 | Dalla Confeuro

La luna, da sempre è uno scenario di fantasie, teatro di immaginazione, vento calpestato da Armstrong e poi dagli altri, negli anni che furono. Ma oltre il romantico, questa luna a cosa ci serve?
La scienza racconta che un grosso protopianeta, della massa di Marte, invece di accasarsi in orbita attorno al Sole, finì con il precipitare sopra la giovanissima Terra. L’impatto fu violentissimo, e scagliò una enorme nube di materiale nello spazio. Questa nube era composta in parte da porzioni del pianeta precipitato, in parte da una grande quantità di materia terrestre sbalzata lontano dall’urto. La materia espulsa inizialmente formò un anello attorno alla Terra, che poi rapidamente si aggregò, dando origine a un unico corpo celeste in orbita attorno al pianeta da cui si era generato.
Terra e Luna quindi sono parenti molto stretti, e condividono la stessa composizione. Più precisamente, la composizione della Luna è molto simile a quella degli strati terrestri superficiali, costituiti prevalentemente da elementi leggeri.
È se non ci fosse la Luna?
Una delle prime conseguenze che probabilmente verrà subito in mente a molti è l’assenza delle maree oceaniche. Come è noto, il ritmico alzarsi e abbassarsi del livello dei mari è causato dall’attrazione gravitazionale che la Luna esercita sulla Terra,
Gli scienziati ritengono che le maree abbiano giocato un ruolo molto importante nella nascita della vita biologica sul nostro pianeta. Si ritiene infatti che la vita si sviluppi meglio, e con più rapidità, in regioni con condizioni ambientali critiche, capaci di stimolare il miglioramento intellettuale e genetico.
Dobbiamo anche tener presente che all’inizio la Luna era molto più vicina alla Terra e solo per effetto della gravità terrestre sul satellite, la Luna si è allontanata dalla Terra e il fenomeno è sempre attivo al tasso di circa 4 cm all’anno.
Al nostro satellite dobbiamo anche la relativa stabilità climatica di cui godiamo, che ha permesso alla vita di prosperare. Nonostante periodici e inevitabili sbalzi climatici, la Terra è un luogo accogliente e “affidabile”. Ciò avviene grazie al regolare alternarsi delle stagioni.
Anche l’Europa sta cambiando, già vive una fase di incertezze, con l’Italia grande incognita, più per noi stessi che per i francesi e i tedeschi, da sempre abituati a fare da soli.
Nello stesso tempo, cambieranno tutti i vertici delle istituzioni europee e personaggi quali Jean Claude Juncker, Mario Draghi e Donald Tusk, non saranno ricandidati o ricandidabili ai vertici di Commissione, Bce e Consiglio europeo. Per la prima volta il vertice dell’Eurotower verrà rinnovato a ridosso delle elezioni del Parlamento Europeo, appena finito il programma di riacquisto dei titoli di Stato, che tanto ha protetto e sta difendendo il debito pubblico italiano.

A fronte di questo inevitabile cambio di scenario, resta la certezza che l’Europa unita è l’unica risposta efficace per i bisogni degli europei. Se si pensa ai posti di lavoro, al commercio internazionale, allo sviluppo economico, alla sicurezza, alla tutela dei diritti e delle opportunità, non si capisce quale livello di governo adeguato a dare risposte reali possa essere diverso e migliore di quello pur perfettibile dell’Unione Europea.
La strada per correggere la rotta è in salita, ma va presa di corsa. Non bastano più marce, convegni e Stati dell’Unione. Lo sanno tutti, soprattutto coloro che vogliono tornare a confini e sovranità nazionali. Bisogna ripartire dai giovani, dalle tante associazioni che lavorano nella solidarietà, dalle numerose cose che funzionano in Europa, dal free roaming alla libertà di movimento, passando per Erasmus e un indispensabile servizio civile europeo.
Serve una scossa. Senza un brusco risveglio, il torpore della sconfitta annunciata porterà al definitivo sonno della ragione.
Prima di trarre conclusioni nessuno pensi che lo Stivale sia avulso dal resto del Continente. Senza l’Europa facciamo solo vento.
Occorrono politiche di coesione e porre fine ai “blocchi”, modificando i meccanismi di voto. C’è da domandarsi se si potenzia l’Europa o si vuole dividere. Il rischio è serio che si possa determinare una frattura non consensuale all’interno dell’Unione europea, il che aprirebbe degli spazi per le eventuali manovre di divide et impera delle superpotenze extra-europee (Russia, Cina e Usa soprattutto) e dell’uscente Regno Unito.
In questo scenario l’Italia dovrebbe giocare un ruolo importante, in quanto Paese membro fondatore dell’Unione europea, seconda economia industriale del continente e terzo Paese più popoloso. Qualsiasi esecutivo governi il Belpaese, sarà probabilmente chiamato a fare chiarezza sulla nostra linea delineare le strategie per una vera Europa, o continuare nell’incertezza, mentre Italia e Europa richiamo il tracollo.