«SALVIAMO LE RADICI» – (A.M.I.CO.)

Giu 3, 2019 | Dalla Confeuro

Onorevole Signor Presidente,

in occasione del concerto per il corpo diplomatico che dà il via alle celebrazioni della Festa della Repubblica, nel Suo discorso ha puntualizzato “Va ricordato che, in ogni ambito, libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo”.

Poi: “I valori delle civiltà e delle culture di ogni popolo in modo radicale contrastano con ogni deriva e fanno invece appello a salde fondamenta di umanità per confidare nel progresso”. “Il 2 giugno è la Festa degli italiani, simbolo del ritrovamento della libertà e della democrazia da parte del nostro popolo”.

Presidente: “Si salvino le Radici”.

Le rappresento, a nome della Formazione A.M.I.Co. – Associati in Movimento Iniziativa Comune, che più di un esperto sta tentando di darci una spiegazione sul mutamento strutturale innescato nel marzo del 2018, un fenomeno che ci ha portati alla situazione e agli equilibri politici precari di oggi. E non solo equilibri, ma anche fallimenti, crisi ed errori.

Non ci convince il tentativo di accostare al ’68, il passaggio d’epoca tra modernità e postmodernità. Quel riferimento richiama la contestazione che ha generato l’attuale controcultura di massa. Foriera del consumismo che, dagli anni Novanta in poi, ha iniziato a dispiegare i suoi effetti sulla società, sull’essere cittadini e sulla relazione tra le persone, lo Stato, i partiti, le forme del potere e della democrazia. A seguire le crisi economiche, il ruolo dei social network e della rete nel ridisegnare uno spazio politico emozionale e radicalizzato.

I social hanno incentivato il ruolo della comunicazione simbolica che ha provocato danni che minano i valori e falsano gli equilibri politici e quindi distorcono la nostra Democrazia.

Poi è la volta delle politiche fallimentari, come l’eccesso di differenza tra ricchi e poveri, la flessibilità eccessiva nel mondo del lavoro, l’affievolirsi del ruolo propulsivo del sogno europeo, i disastri sull’immigrazione; l’abbandono delle periferie urbane e l’assenza di strategie per valorizzare il Mezzogiorno.

A tutto questo bisogna aggiungere che è cambiato il modo di pensare delle persone. Oggi si avverte un senso di paura del futuro, il bisogno e il valore del lavoro, di giustizia sociale, di nuovi diritti, la preoccupazione per l’ambiente e la paura di fratture sociali. Addirittura hanno preso piede delle vere e proprie ideologie, in grado di creare senso di appartenenza e adesione emozionale. Una narrazione che ha un partito e un leader che l’incarnano con chiarezza, portatori di contrapposizione.

Onorevole Signor Presidente, i nostri padri ci hanno insegnato che la Democrazia è quella della battaglia delle idee, dove il voto si basa sulle cose e non sulla simpatia o sulla promessa onnicomprensiva. È quella per cui se si vota una parte politica non si vota l’altra perché si dicono cose diverse e che distinguono.

Onorevole Presidente Mattarella, anche in ordine all’EUROPA è tempo di fare chiarezza! Non è più sostenibile la tattica di prendere, per poi a pancia piena la si denigra con i soldi degli italiani. Evidentemente trattasi di “digiuno culturale”. In democrazia per vocazioni diverse c’è posto nel resto del mondo. Si eviti di mettere in mostra il buco nero di una classe politica percepita come assente dai cittadini europei. La preoccupazione è che prenda corpo una frattura sociale, tra chi amministra e chi forse a torto, si sente derubato. Purtroppo la politica a braccio ben somministrata nei desideri dei cittadini è solo un mezzo “raccattaconsensi”. Il resto peserà sugli incolpevoli adolescenti il cui zainetto è già colmo di debito.

È innegabile che le circostanze in atto sono il risultato di “promesse non mantenute”, tanto che oggi si parla di “post democrazia” o addirittura di “democratura” (neologismo che fonde “democrazia” e “dittatura”), alla quale qualcuno vorrebbe contrapporre – l’epistocrazia – il governo di coloro che sanno!”. Secondo Zagrebelsky, “sovranismo e suprematismo” prosperano all’insegna della paura.
La paura si propaga coi “parlatori d’odio”, con le parole che aggrediscono, col tripudio del rancore. Serve una riconsiderazione dei valori e una maggiore consapevolezza, perché la democrazia funziona solo se sentita liberamente. Nessuna pretesa, né presunzione, ma le cose non accadono per opera di una ristretta minoranza, ma perché l’indifferenza della stragrande maggioranza lascia che accadano. Coltivare la Democrazia, con cura è dedizione, non resta in attesa che qualcuno spieghi il come e il perché, e indichi la via. Liberamente siamo contadini di umiltà.
Limitatamente ai Suoi impegni, una delegazione desidera incontrarLa per esporre il nostro impegno, per affermare in ogni condizione i valori pregnanti della Democrazia.
Con stima, fiducia e rispetto.
A.M.I.CO.
Il Consiglio Nazionale