Un tempo c’erano le rondini, poi spiccarono il volo, senza gridi, né messaggi. Nel loro volare, in un attimo, si sono fuse con il grigio sfocato di un cielo sempre più triste.
Intanto fluttuava un nuovo messaggio, più forte! Sempre più numerosi, più grossi, più prepotenti, i gabbiani hanno lasciato gli scogli e volano nei cieli urbani. Non si cibano più di soli pesci, ma anche di pulcini, e altri volatili. Sono costretti ad andare a cibarsi nelle discariche, sia perché d’estate la spiaggia è piena di gente, che porta via tutto quello che trova (ricci, patelle, conchiglie, molluschi, granchi), sia perché centinaia di pescatori, con le loro canne, spazzano via tutti i pesci che trovano sulla costa.
Dalle colonne del New York Times al tetto del ministero dell’Interno a Roma, per i gabbiani della Capitale il volo è breve. Dopo esser stati protagonisti in un quotidiano americano che descriveva una Roma da incubo, in preda a questi grossi volatili prepotenti e aggressivi, tornarono sotto la lente della cronaca grazie all’ex ministro degli interni. Salvini dal tetto del Viminale: – “non sono gabbiani, sono degli F35, dei mostri, che prosperano e ingrassano perché mangiano l’immondizia, sono netturbini con le ali…vanno abbattuti! In questo schifo di citta è tutta sporcizia! (Per i gabbiani è solo la legge della selezione naturale). Non si possono sterminare solo perché seguono il loro istinto di proteggere i loro piccoli. Gli animali si esprimono attraverso i propri versi e i personaggi umani, dal punto di vista degli animali, emettono solo grugniti e fanno smorfie.
Intanto, nelle nuvole sventolavano bandiere e palloncini, mentre salivano forti grida, i riti di incoraggiamenti, e poi applausi scroscianti. Un pulpito tempestato di diamanti, con il fior fiore dell’acume della politica leghista. Come una fossa di leoni con la criniera che, ad ogni sussulto, si mostravano fieri.
L’oratore usa toni duri “Sfideremo i traditori chiusi nei palazzi”. Traspare che l’ex vice premier e ministro dell’interno, incarna in pieno il tipo di uomo in cui ogni giovinetta sia pure di solido intelletto ha la sventura di imbattersi almeno una volta nella vita, l’uomo che dopo la ‘fuitina’ estiva si appresenta alla porta come se nulla fosse, forte dell’ascendente che crede di potere esercitare all’infinito sul giallo partner. Ma un bel giorno il fascino politico non funziona. E allora pur di rientrare l’uomo forte, l’uomo che non deve chiedere mai, l’uomo solo al potere si prostra, promette la carica di premier, ma niente, è tutto inutile. Stupore, poi di nuovo panico. Fino a quando lento, strisciante, si insinua prima il serpente della gelosia, poi della rivendicazione, infine dell’odio e del rancore. Oggi l’ex appare vecchio, bisbetico. Mentre gli altri leghisti, quelli seri, continuano ad amministrare dietro scrivanie dove troneggia la foto degli stivali con cui gli antenati dissodavano la Pianura Padana, il nostro, alterna scenate di gelosia in Parlamento a farneticazioni lungo il Paese, in preda a una mai finita campagna elettorale in stile Papeete, come se nulla fosse successo. E invece è successo!
“Coazione a ripetere”, la chiamano gli psicologi, può insorgere all’indomani di un trauma che non si riesce a superare. Un sussulto, “raccoglieremo 5 milioni di firme per difendere i sacri confini del Paese, perché i nostri non sono morti sul Piave per avere i confini aperti”.
E tra partecipanti compare anche una effige del cuore Immacolato di Maria. In più punti si legge il mantra ‘Prima gli italiani’. Mentre il sole delle Alpi inizia la discesa, sul pulpito si alternavano molti oratori. E così accade che le sue paturnie, i suoi sbalzi di umore, i suoi capricci diventano automaticamente un fatto politico, un fatto normativo, un evento che modifica la realtà del Paese. Nella sostanza il Paese doveva andare in base al cipiglio del capintesta!
Come non invidiare il volo dei gabbiani, la loro velocità, il precipitarsi scoordinatamente sui tetti di quel palazzo, sfiorare le tegole sapendo che lì, in quel momento, c’è qualcuno che nasconde la paura, che un battito d’ali possa guastargli la festa. E così non volendo è accaduto! Colpa dei gabbiani che, sfiorando i tetti, poi d’improvviso si innalzano per poi rilanciarsi fino a quando l’inquilino interpreta il fluttuare come il segno del divino! E sbocciarono papaveri verdi, ma subito appassivano, all’improvviso un uragano e le rondini garrivano e sfioravano il grano.
A.M.I.Co.